Revelations

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Il viaggio durò all'incirca una mezz'oretta durante la quale cantarono qualche canzone che passava alla radio. Ogni tanto la ragazza gli chiedeva dove la stesse portando, ma lui rispondeva di non poterglielo dire. Alla fine arrivarono in un bosco vicino la loro cittadina.
-Non vorrai uccidermi e poi seppellirmi nel bosco, vero?- Chiese sarcastica.
-Sì, adesso esco la motosega dal bagagliaio e ti faccio a pezzi.- Rise lui. Scesero dall'auto e James le prese la mano per aiutarla a camminare nel bosco, evitando che cadesse. Dopo qualche minuto di tracking, arrivarono su un'altura dove non c'erano più alberi. Era un dirupo dove c'erano delle enormi rocce dalle quali si vedeva tutta Chicago. Si sedettero sull'erba con la schiena poggiata alle rocce.
-Come hai scoperto questo posto? È magnifico, sono senza parole.-
-L'ho scoperto per caso con mio fratello. Stavamo giocando nel bosco e lui l'ha trovato.-
-Aspetta, tu hai un fratello?-
-Sì, Paddy. Ha 10 anni. Un giorno te lo farò conoscere, solo che mia madre non mi ci fa avvicinare.-
-Perché? È tuo fratello!-
-Non è così semplice.- Disse rassegnato.
-Spiegamelo allora.-
-Va bene...- Sospirò e cominciò a parlare.
-Mio padre tradiva mia madre con la sua migliore amica. Ogni tanto li sentivo litigare così forte che volavano piatti e bicchieri. Lui era perennemente ubriaco e mia madre non lo sopportava. Così l'ha tradito con un collega di lavoro e mio padre l'ha scoperto e ha dato di matto. Ha cominciato a drogarsi, a farsi di acidi, però era pur sempre mio padre e gli volevo bene. Quindi lei l'ha cacciato di casa. Gli ha fatto le valige e gliele ha buttate dalla finestra. Io avevo 10 anni quando se ne è andato. Paddy ne aveva solo 3. Da quel momento in poi siamo stati solo noi due contro il mondo. Nostra madre ormai pensava solo al lavoro. Lei è un'artista e... e pensava a portarsi ogni uomo o ragazzino a casa per scoparselo. Un giorno mi sono svegliato e ho trovato in cucina un ragazzo di più o meno 17 anni. Avrebbe potuto essere mio fratello cazzo e lei se l'era scopato la notte precedente. Poi ho cominciato a bere, drogarmi e scopare anch'io. Le ricordavo troppo mio padre: gli stessi lineamenti del viso, lo stesso colore di occhi e gli stessi comportamenti. Così mi ha cacciato di casa qualche anno fa, accusandomi di essere uguale a lui. Accusandomi di non fare del bene per mio fratello. Dicendomi di essere un fallito, un ignobile essere umano nato per rovinarle la vita. E... e io ci ho sempre creduto. Ho sempre pensato di essere una persona inutile, un fallito, come ha detto lei, però non ho mai fatto del male a mio fratello. Non ho mai neanche pensato di potergli torcere un capello o disturbarlo psicologicamente. Lui mi adora, ma quella puttana ci ha separati e adesso probabilmente non lo rivedrò più. Sai, ogni tanto vado a vederlo quando esce da scuola. Mi mantengo a distanza e la guardo mentre lo va a prendere, cosa che con me non ha mai fatto. Ma non mi importa di me stesso e di come mi abbia cresciuto, di aver visto un padre alcolizzato all'uscita della scuola. Mi interessa solo di come Paddy stia crescendo, mi importa il fatto che lo stia crescendo meglio di quanto sia stato cresciuto io e per questo le sono grato. Forse aveva anche ragione a dirmi che sono come lui, come mio padre, perché, effettivamente, sono proprio come lui. Un puttaniere tossico e alcolizzato.- Cook aveva gli occhi lucidi e se li strizzò per non mostrarsi debole di fronte a lei che rimase in silenzio dopo il suo discorso. Stava cercando di elaborare la sua infanzia, si stava sforzando di trovare dei lati positivi, ma non ce n'erano. Era solo e lo era sempre stato. I suoi genitori lo odiavano e non gli era permesso vedere il suo amato fratellino. Si considerava una rovina per tutto quello che aveva intorno.
-Io... io non pensavo... mi... mi dispiace.- Cercò di elaborare una frase sensata, ma non ci riuscì.
-Tu... sei migliore di lui. Hai questo.- E gli mise una mano sul cuore. Il ragazzo la guardava fisso negli occhi, incatenandoli ai suoi.
-Non ne sono molto sicuro.- Sussurrò amaro.
-Tu hai un cuore Cook. Ti importa di tuo fratello e dei tuoi amici. Ogni tanto non fai la cosa giusta ma, sbagliare è umano.- Lui posò la mano destra sulla sua, accarezzandogliela. Lei notò un piccolo tatuaggio sul dorso, tra il pollice e l'indice, con sopra inciso 'Cook'. Non ci aveva mai fatto caso.
-Mi importa di te...- Disse piano, abbassando lo sguardo. Lei sorrise leggermente.
-Non sei una nullità, ok?! Tu sei Cook e non sei un inutile spreco di spazio o un ragazzino che rovina la vita degli altri. Tu sei molto più di questo. Tu...- E improvvisamente spostò le mani sul suo viso e la baciò. Fu un bacio casto, a fior di labbra, niente a che fare con la classica voracità di Cook. Si separarono e lui la guardò negli occhi, provando una strana sensazione alla bocca dello stomaco. La ragazza era semplicemente sorpresa. La ribaciò ma, questa volta, le loro lingue cominciarono a intrecciarsi. Le loro labbra morbide bramavano quelle dell'altro e lei spostò le sue mani dietro al collo per avvicinarlo di più a sè. Però come tutto era iniziato, finì. All'improvviso lui si staccò violentemente dalla sua bocca.
-Di... dimentica quello che è successo. Questo non è mai accaduto. Ero vulnerabile ed è successo ma non volevo farlo.- Lui cominciò a formulare frasi confuse. La ragazza sentì una sensazione disgustosa nello stomaco a quelle parole e il suo cuore perse un battito.
-Ok... va bene. Non preoccuparti. Effettivamente tu ami Effy e... e pensandoci bene, tutti amano Effy. Quindi dimenticherò quello che è successo, com'è giusto che sia perché, cazzo, nessuno mi vuole.- Disse con un misto di amarezza e sarcasmo, le sue principali qualità. Il ragazzo non parlò perché non poteva dire niente per difendersi. Aveva appena detto alla sua migliore amica di dimenticarsi di averla baciata.
-Non è questo. È solo che non voglio darti un'idea sbagliata di me. Sono cambiato Mand e non voglio portarti a letto.-
-Va bene. Non devi spiegarmi niente. Non ce n'è bisogno, ho capito.- Disse guardandolo ferita.
-Comunque, voglio solo farti capire che non sarai più solo.- Cercò di parlargli, mascherando il rifiuto.
-Grazie per tutto quello che fai per me. Non so cosa farei senza di te.-
-Già...- E l'abbracciò. Lo strinse forte poggiando la testa nell'incavo del suo collo e inspirando il suo odore. Lui le baciò la testa. Rimasero un altro po' seduti a vedere il tramonto, poi si sdraiarono, quando diventò notte, per vedere il cielo. Cook tirò fuori dalla tasca interna del suo cappotto una fiaschetta di vodka. L'aprì e ne fece un sorso, poi gliela allungò. Lei la prese e bevve. Accese una sigaretta e fumò, poi gliela porse. Il ragazzo fece un tiro e passarono il resto della serata scambiandosi alcool e sigarette, mentre guardavano le stelle in silenzio. Verso le due la ragazza si addormentò e lui decise di prenderla in braccio e farla stendere in macchina. Aveva bevuto, sì, ma era ancora abbastanza lucido per guidare fino a Chicago. Si sedette al suo posto, accese il motore e partì. Ogni tanto le lanciava qualche occhiata per assicurarsi che stesse bene. Arrivarono ai dormitori e il custode gli chiese cosa fosse successo a Mandy. Gli ripose che si era solo addormentata e quello gli credette. Non chiese niente su di lui, perché era lucido e ragionava ancora. Sembrava non avesse bevuto e, in effetti, la bottiglia se l'era scolata quasi tutta la ragazza. Prese le chiavi della stanza, attento a non farla cadere dalle sue braccia, mentre apriva e chiudeva la porta. La poggiò sul letto e le mise una coperta addosso. Si sedette sulla sedia e per un po' la guardò dormire. Sembrava così tranquilla.

#Spazio Autrice#

Hola, non mi dilungo molto anche perchè questo capitolo è un po' corto, ma mi piace molto. Come si suol dire "breve ma intenso". Scusate per il ritardo, ma è un periodo infernale per me, come per tutti gli studenti e quindi non avevo molta voglia di scrivere, però, se questo capitolo vi è piaciuto e la storia continua a intrigarvi, commentate, votate e ci vediamo nel prossimo capitolo.

Don't you need me || James CookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora