Dopo essere uscita dall'ospedale e dopo qualche giorno passato in camera di Mickey come una specie di ospite, Mandy decise di cercare una camera al dormitorio scolastico per tentare di ricordare l'ultimo periodo, visto che lo aveva vissuto per la maggior parte del tempo lì. Si avviò al college e la prima persona che gli venne in mente fu Cook. Lo chiamò in modo da offrirgli un posto in camera con lei, perchè dai Gallagher stava stretto e lei lo sapeva bene. Il giorno precedente le aveva raccontato il motivo per il quale non era venuto a trovarla e lei lo aveva capito. Non gliene faceva una colpa, anche perchè aveva perso il posto in cui dormiva per badare a lei. Si ritrovarono all'entrata e andarono dal custode.
-Salve Signor Mendez, pensa che potremmo parlare con il preside per avere una camera?- Chiese il ragazzo.
-Cook, sai bene che il preside non te la darà mai.-
-Oh, ma non sono venuto per me. Voglio solo aiutare la ragazza qui presente. Ha avuto un momento difficile e ha ribaltato la sua camera. Non ha abbastaza soldi per ristrutturarla e so che qui potete concederle di vivere gratis, a patto che frequenti le lezioni. Mi sbaglio?- Le fece un occhiolino e la bruna sorrise.
-No, non ti sbagli. E mi ricordo di quello che è successo. Non accadrà più ragazzina?-
-No, lo prometto.-
-E non permetterai a Cook di stare nella tua camera, vero?- Disse ironico, alzando le sopracciglia, sapendo che sicuramente lo avrebbe fatto.
-Nah...- Rispose poco sicura, al che Mendez le disse di poter parlare con il preside. Quest'ultimo la ricevette, lei gli consegnò i documenti e ottenne la chiave. Il custode li accompagnò alla camera, sapendo bene che Cook si sarebbe stabilito là, non avendo un posto in cui stare, e riattaccò il discorso.
-Allora ragazzi, sapete già che se vi vedrò ubriachi, non vi farò entrare. Quindi, Cook attento a te. Non fate casino, perchè avete altri ragazzi che condividono il piano con voi. E niente, siete liberi di fare quello che volete. Ah, James, non farti vedere qui dal preside.- Annuirono e il custode uscì. Si sdraiarono sul letto, fissando il soffitto, sorridendo.
-Perchè sorridi?- Le domandò.
-Non so, mi sembra tanto un nuovo inizio e sono contenta di condividerlo con te.- Arrossì.
-Anch'io. Per festeggiare voglio portarti in un posto.-
-Dove?-
-E' una sorpresa.-
-Mi sembra tanto un deja-vu.-
-Sì, potrebbe esserlo, ma non lo è. Non rompere i coglioni e vieni con me.- La tirò per un braccio, facendola alzare.
-Oddio, è stato un errore. Adesso mi ucciderai.-
-Sicuramente, piccola.- Le fece un occhiolino scherzoso, a tratti malizioso, e uscirono dal dormitorio. Camminarono per un po' fino ad arrivare in un posto desolato. Era una costruzione leggermente malandata, con dei graffiti sulle pareti e una porta chiusa.
-Cook, dove cazzo mi stai portando?-
-Stai zitta e seguimi.- Prese una chiave improvvisata da terra e forzò la serratura.
-Adesso ci arrestano, cazzo. Cook, sei impazzito?-
-Vuoi stare zitta e fidarti di me?- Si richiuse la porta alle spalle e cominciò a camminare, sapendo perfettamente il percorso da fare. Attraversarono un lungo corridoio con dei pilastri dai quali colava una qualche sostanza strana e arrivarono a una rampa di scale.
-Queste sono le scale che mi porteranno in paradiso, vero? Perchè dopo averle salite, sarò sicuramente morta.- Le prese la mano, ridendo, e salì, abbassando una maniglia. Si ritrovarono in un'altra stanza: aveva innumerevoli caldaie addossate alla parete sinistra e un quadro della luce.
-Ho capito, vuoi costringermi a stare in questa stanza durante una fuga di gas, in modo da farmi morire lentamente.-
-Ma la smetti mai di parlare?!- Rise di gusto. James schiacciò un pulsante vicino alle caldaie e aprì la porta che si trovava sulla parte opposta a quella da cui erano arrivati. Mandy si guardò intorno, trovando una piscina enorme al buio, illuminata solo dalle luci dei lampioni che provenivano dall'esterno, dato che era pomeriggio inoltrato ed era diventato già scuro. Il tutto aveva un'atmosfera suggestiva, rilassante, che le infondeva calma.
-Sei morta?! No, giusto?!- Scherzò il bruno.
-Sicuro non ci sia nessuno? Neanche un controllore? Un custode?-
-Non preoccuparti. Ci vengo da quando sono piccolo. Non l'ha mai controllata nessuno.-
-Perchè mi hai portata qui?-
-Volevo festeggiare, no?- Disse retorico, tirando fuori dalla tasca interna del suo giubotto una fiaschetta di vodka. Si sedettero a bordo piscina con i piedi a mollo e bevvero, ascoltando musica dal cellulare di Mandy. Avevano pensato che avrebbe potuto essere un modo per aiutare la memoria.
-Oddio, che bella questa canzone.-
-Era una delle tue preferite, quando sei venuta a stare da me. La ascoltavi continuamente.- Chiuse gli occhi per assaporare le frasi che componevano quella melodia, cogliendo perfettamente il motivo per il quale ne era stata ossessionata proprio in quel periodo.
-Con il tempo sono riuscito a capire perche i "The 1975" ti piacciano così tanto. Questa canzone "Me" ti rappresentava, non è così?! E' questo il motivo per cui la ascoltavi continuamente proprio in quel periodo.-
-Già...-
-E' una bella canzone.-
-Lo so... mi fa pensare a tante cose, ma non riesco a metterle in ordine.-
-A cosa ti fa pensare?-
-Non lo so. A Matty, a te, al suicidio, e non riesco a capire quale sia un bene e quale un male.-
-A me? Perchè?- Chiese sinceramente curioso.
-Non lo so...- Sussurrò.
-Mand io...- Si bloccò, cercando le parole giuste.
-Tu cosa?-
-Niente, non preoccuparti. Che dici? Ci facciamo un bagno? Ti ho portata qui proprio per questo.-
-Ma non ho il costume.-
-Neanche io.- Disse sorridendo, abbassandosi i pantaloni e togliendosi la felpa. Si buttò nell'acqua.
-Che fai, vieni?-
-Non lo so Cook.-
-Vedi che se non ti spogli, ti faccio cadere vestita.- La minacciò.
-Ok ok. Mi hai convinta.- Alzò le mani al cielo, cominciandosi a spogliare.
-Ti gireresti?-
-Va bene, signorina. Ma non è niente che non abbia mai visto.- Si girò.
-In che senso?- Chiese perplessa.
-Nel senso che una notte eri ubriaca e fumata e mi hai praticamente molestato, spogliandoti su di me e cercando di scoparmi.-
-Stai scherzando, vero?! Sì, stai scherzando.-
-Come farei a sapere che hai una voglia proprio sotto il seno?- Alzò le sopracciglia soddisfatto, anche se lei non poteva vederlo.
-Oh, fanculo.- Si abbassò i jeans, tolse il maglione e si calò piano in acqua.
-Cazzo, è calda.-
-Secondo te cosa ho schiacciato nella sala caldaie?! Un pulsante per far partire la bomba nucleare?!-
-Oggi sei particolarmente simpatico James.- Lo stuzzicò, avendo capito che non gli piaceva essere chiamato con il suo nome.
-Come mi hai chiamato?- Si avvicinò minaccioso.
-In nessuno modo.- Fece una faccia da finta santarellina.
-Caca sotto. Ripetilo, se hai il coraggio.-
-James.- Lo stuzzicò di nuovo maliziosamente.
-Brutta stronza.- Cominciò una lotta di schizzi, in cui lei cercò di affogarlo salendogli sulle spalle senza risultato, anzi fu lei ad andare sott'acqua. Quando risalì, si ritrovò il viso del ragazzo a pochi centimetri dal suo. Il tempo si fermò, tutto era più scuro. L'atmosfera si fece più pesante come il loro respiro. Una goccia scese dal sopracciglio del bruno fino ad arrivare alla sua bocca e lei lo notò. Notò come la goccia era diventata un tutt'uno con il labbro di Cook, come la stava guardando e la strana luce che vedeva nelle sue pupille. Notò anche come le aveva stretto la parte bassa della schiena e l'aveva avvicinata leggermente a sè. Ma soprattutto si rese conto di come lei stessa si era aggrappata alle sue spalle possenti, quasi come avesse avuto il timore di lasciarlo andare, di mollare quell'ancora che vedeva in lui. E piano si erano anche avvicinati, in modo da sentire i propri respiri sulla pelle dell'altro, ma non si univano, non lo facevano per paura di cambiare qualcosa. All'improvviso una voce li disturbò, accompagnata dalla luce di una torcia.
-Chi c'è? C'è qualcuno?- Videro un uomo entrare dalla porta principale e puntare una torcia in giro per la piscina.
-Cazzo. Muoviamoci, usciamo.- Sussurrò lui.
-Ehi voi! Che state facendo?-
-Cazzo!- Sussurrò la ragazza. Salirono velocemente il bordo, presero tutte le cose e corsero via fino ad arrivare alla porta da cui erano entrati. Giunti nel sotterraneo, presero un respiro ridendo e si rivestirono rapidamente.
-Ma non avevi detto che non la controllava nessuno?-
-Cazzo ne sapevo, non ci venivo da tipo cinque anni.-
-Sei un coglione, Cook.- Rise.
-Sì, lo so. Però ti sei divertita, ammettilo.-
-Grazie.- Disse mentre uscivano in strada.
-Non ringraziarmi. Quando vuoi, io sono sempre accanto a te. Letteralmente.-
-Non mi sono mai sentita così viva. Grazie per avermelo ricordato.- Tremò per il freddo.
-Vieni qui, stai gelando.- La cinse con un braccio, cercando di riscaldarla. Si sedettero su un muretto e lui aprì la sua giacca pesante, per cercare di darle calore, e rimasero così per quasi tutta la sera: lui con il mento sulla testa della ragazza e lei poggiata con il capo sul petto del ragazzo. Guardavano le macchine sfrecciare veloce, senza parlare e, in un certo senso, tutto quel silenzio infondeva loro calma.#Spazio Autrice#
Sono tornata. Dopo i commenti positivi che ho ricevuto, mi sono piazzata davanti al computer oggi e ho scritto. Non so cosa ne sia uscito, anzi in realtà lo so, ma voglio che me lo diciate voi in un commentino. Quindi spero vi sia piaciuto, votate, e ci vediamo nei prossimi capitoli (tra altri cento anni).
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Don't you need me || James Cook
FanfictionMandy Milkovich è la classica ragazza del South Side di Chicago, ma la sua vita cambierà quando metterà piede nel suo nuovo college, il Roundview. Qui conoscerà persone disposte a fare di tutto per lei, degli amici inseparabili, e incontrerà James C...