Nel frattempo Mickey si era vestito velocemente ed era uscito da casa per andare dai Gallagher. Arrivò dal rosso e lo aprì Lip.
-Mick che cazzo ci fai qui a quest'ora?-
-Devo parlare con Cook.-
-Non potevi aspettare domani mattina?-
-Adesso.-
-Ok ok, come vuoi. Prima stanza a sinistra.-
-Sì me la ricordo.- Entrò nella stanza, attento a non svegliare Ian che dormiva sul suo letto e Carl.
-Cook.- Sussurrò dandogli un calcio leggero nello stomaco. Il bruno mugulò.
-Cook, svegliati. Adesso.- Aprì gli occhi e lo guardò, mettendolo a fuoco sotto la luce della luna.
-Che cazzo vuoi Mick? È notte fonda.-
-Adesso dovrai alzarti, farti una doccia, vestirti e venire con me in ospedale.-
-In ospedale? Non mi consegnerai mica agli assistenti sociali.-
-Coglione, Mandy è in ospedale. Alzati, dopo ti spiego.- Al nome della mora si alzò di scatto e si diresse al bagno. Uscì poi nudo per vestirsi.
-Cristo Cook, copri quel cazzo penzolante. Ci sono delle ragazze in questa casa.- Sussurrò Lip che era arrivato dopo la fine della breve conversazione. Il piccolo lo ascoltò e si vestì.
-Andiamo.- Disse, prendendo il cellulare e incitando il più grande a seguirlo. Sperava solo che non avesse tentato nuovamente il suicidio. Infatti l'ansia cominciò a impossessarsi di lui, dopo quel pensiero. Lo scacciò e si rivolse all'amico.
-Vuoi dirmi che succede?- Gli chiese quando furono in macchina.
-Delle ragazze hanno cercato di ucciderla.-
-Cosa?! Mi stai prendendo per il culo?!-
-Secondo te potrei mai dire cazzate su una cosa del genere?!-
-Com'è successo?-
-Non lo so. L'infermiere non mi ha detto molto. Mi ha solo detto di portarti con me.-
-E perchè? Non penso voglia vedermi dopo quello che stavo per dirle e dopo non essere andato da lei ieri. Sono l'ultima persona che potrebbe calmarla.-
-Ha detto che si fida di te. Adesso ha solo bisogno di persone di cui fidarsi e, sfortunatamente, tu sei una di quelle.-
-Ok... Grazie Mick, per avermi portato con te. Avresti anche potuto non farlo.-
-Voglio il meglio per mia sorella e ha bisogno di te.-
-Io ho bisogno di lei, Mickey. Sono logorato da questo bisogno di vederla continuamente. Non so cosa mi stia succedendo.-
-Non lo so neanch'io.- Il moro provava le stesse sensazioni e aveva paura. Sperava non fosse vero l'unico pensiero che gli viaggiava nella mente. Arrivarono in ospedale e chiesero il numero della stanza. 'B68' dissero. Andarono al secondo piano e trovarono la stanza.
-Vai prima tu. Sei suo fratello.- Gli suggerì Cook. Il ragazzo annuì ed entrò.
La ragazza era sdraiata con la schiena verso la porta e Mickey non potè vederla direttamente in faccia.
-Ehi Mand.- Sussurrò lieve per non spaventarla. Lei si raggomitolò sempre di più, per difendersi da tutto ciò che la circondava, anche trattandosi di suo fratello. Lui si accomodò su un angolo del letto e le accarezzò un polpaccio. La ragazza rabbrividì al contatto con la mano fredda del più grande, ma non si scostò, si fidava troppo per allontanarlo.
-Mickey...- Sussurrò con voce tremante, cercando di non scoppiare a piangere di nuovo.
-Ehi, sta tranquilla. Ci sono io qui, adesso.- Lei si alzò e lo abbracciò. Le era mancato da morire quel contatto così familiare.
-Non voglio più stare da sola. Non abbandonarmi mai più, ti prego.-
-Sssh, sssh. Non preoccuparti, non ti lascerò più sola. Te lo prometto.-
-Mi sei mancata così tanto sorellina, non puoi capire quanto.-
-Mi sei mancato anche tu, fratellone. Voglio tornare alla mia vita, voglio ricordarmi di quello che è successo. Sono stanca di vivere così, senza certezze.-
-Sei piena di certezze, Mand. Io sono la tua certezza maggiore; Cook è una certezza anche se a modo suo; Ian lo è per entrambi. Dai una possibilità a tutti, prenditi e concedi loro il tempo necessario per aiutarti. Fidati delle persone che ti sono state accanto, perchè adesso ne hai bisogno.-
-Sei diventato saggio, Mick.-
-La tua assenza mi ha fatto diventare così. Ho dovuto cominciare a pensare per non impazzire.-
-Sono contenta tu abbia messo la testa a posto. E sono ancora più contenta che il mio egoismo ti abbia aiutato. Ti voglio bene.-
-Io sicuramente di più. Scusami se non ti sono stato vicino ultimamente. Prometto che mi prenderò cura di te, sempre.- Le accarezzò i capelli per farla calmare e lei gli diede un bacio sulla guancia coperta da un velo di barba.
-Dovresti raderti, sai?! Sembri un barbone con questa barba.-
-Sei tornata a scherzare, eh?! Brutta bastarda.- Cominciò a farle il solletico e risero. Il suono della sua risata sembrava strano persino alla ragazza stessa, non lo emetteva da un tempo che le sembrava infinito.
-Adoro quando ridi, sorellina.-
-Anch'io adoro quando sto così.-
-Non smettere mai di essere così, giuramelo.- Le porse il mignolo che lei strinse con il suo.
-Te lo giuro.-
-Adesso fammi lasciare il posto a qualcun altro che vuole vederti. Perdonalo. Qualunque cosa negativa ti dica, non darle troppo peso. È cambiato ora. Mi fido di lui, dovresti fidarti anche tu.- La ragazza aveva già inteso di chi stesse parlando, per questo annuì soltanto. Si sdraiò di nuovo di schiena alla porta. Era come un rito di auto-difesa. Sentì l'aria spostarsi, il rumore dell'infisso che veniva chiuso, un sospiro a tratti triste. Non parlò, non la salutò. Occupò solo la parte vuota del letto sdraiandosi, attento a non toccarla per non spaventarla. Fissò il soffitto per un po', cercando le parole giuste per scusarsi, per darle fiducia, ma non ci riusciva. Così blaterò la prima frase che gli venne in mente.
-Scusa per il ritardo.- Mandy chiuse gli occhi, provando a raccogliere tutte le forze che aveva per non girarsi e abbracciarlo, perchè per uno strano motivo sia il suo subconscio che il suo cuore avevano bisogno di quel contatto. Alla fine decise di girarsi, al che anche lui si sdraiò lateralmente. Si guardavano senza sfiorarsi minimamente. Non un contatto, non una parola, solo sguardi. Quello di Mandy vacillò per un secondo e si riempì di lacrime alla vista del ragazzo. Le mancava e non sapeva neanche il perchè. Voleva toccarlo e confortarlo, accarezzare i tagli che aveva in faccia e lo zigomo leso. Probabilmente aveva fatto a botte con qualcuno, ma non le importava. Aveva bisogno di sfiorare la pelle bianca del suo viso liscio e curato. Voleva un contatto, ma non aveva il coraggio di fare il primo passo. Lo scrutò meglio con la vista annebbiata, i suoi occhi erano tristi e preoccupati, leggeva rimorso e forse anche desiderio represso. Era sicura che anche lui avesse paura di toccarla, come se persino un minimo approccio avrebbe potuto rovinare quel momento di quiete e tranquillità che non accadeva da tanto. Una lacrima scivolò dall'occhio destro di Cook e Mandy, quasi per istinto, l'asciugò. Il ragazzo rimase sorpeso da quel gesto. Non si aspettava che la prima mossa sarebbe stata fatta da lei. Gli accarezzò lo zigomo, come aveva desiderato poco prima, e continuò con la guancia, passando ai capelli. A quel punto il ragazzo si rilassò e, piangendo silenziosamente, si ranicchiò contro di lei che lo abbracciò. Le sfiorò la schiena, ricambiando il contatto. "Sembra un bambino" pensò Mandy, ma forse lo era sempre stato.
-Scusa per non essere venuto a trovarti. Ho avuto problemi.-
-Ssh, non fa niente. Adesso sei qui, questo è quello che conta.- Rimasero in silenzio per pochi secondi, quando lei se ne uscì con una frase sconvolgente.
-Ho ricordato qualcosa in ospedale. So di potermi fidare di te.-
-Cos'hai ricordato?-
-Dello stupro e di te.-
-Di me?- Si scostò leggermente per guardarla negli occhi. Erano troppo vicini e il cuore di entrambi cominciò ad accelerare. Per una frazione di secondo il suo sguardo si spostò sulle labbra della ragazza, ma sapeva che quel contatto fosse proibito. Lo aveva sempre saputo, ma quel giorno non aveva esitato e aveva rovinato tutto. Improvvisamente gli venne l'ansia che avesse potuto ricordare quella notte.
-Ho ricordato una bottiglia di vodka e tu che mi disinfettavi delle ferite in una stanza spoglia.-
-Era la notte dello...- Non voleva continuare la frase, faceva troppo male.
-Stupro?- Concluse lei per lui.
-Sì, quella notte.-
-Raccontamela.-
-Sei sicura? Non sei arrabbiata con me?-
-No, penso di potermi fidare di te. Quando vorrai, continuerai la storia dell'altro giorno. Solo quando vorrai e sappi che non mi arrabbierò e non mi spaventerò. Ho queste sensazioni quando sono con te, di sicurezza, di fiducia. Non so cosa avessimo prima, non so cosa stessimo diventando l'uno per l'altra, ma so che non mi deluderai.- Lui sorrise lievemente. Era da tanto che non sorrideva in quella maniera innocente e grata.
-Quella notte forse è stata la svolta del nostro rapporto. Penso che tu abbia iniziato veramente a fidarti di me. Dopo quello che ti era successo, non hai esitato a venire nella mia stanza. Pioveva, avevi il cappuccio tirato e non volevi farti vedere. Ti ho abbassato la felpa e il tuo viso era martoriato, pieno di tagli e lividi. Penso ci sia stata una lotta tra te e quel pezzo di merda.-
-Sì, c'è stata.- Lo interruppe ricordando quello pseudo sogno fatto la notte prima.
-Ho preso le uniche cose che avevo in camera e ho disinfettato quelle brutte ferite con la vodka. Hai insistito che non fosse niente, ma poi quando sei tornata dal bagno ho visto quello sguardo nei tuoi occhi. Avevi pianto, eri triste, avevi paura. Ma poi, il giorno dopo, era come se non fosse accaduto niente. Scherzavi con me e non ho mai capito come tu abbia fatto a superare così velocemente una cosa del genere.-
-Penso di non averla superata veramente. Credo di aver cercato di essere forte senza riuscirci seriamente. Avevo bisogno di qualcuno in quel momento e tu c'eri. Ho tralasciato le mie preoccupazioni per passare del tempo con una delle persone di cui mi fidavo, senza farmi condizionare da quella cosa. Sono stata coraggiosa, ma non fino in fondo. Non l'ho mai dimenticata.-
-Come fai a sapere queste cose?-
-In cuor mio so cosa provavo. Ho ancora le stesse sensazioni quando parlo del periodo di cui non mi ricordo e so di potermi fidare, perchè queste sensazioni sono vere, le ho provate e le conosco.-
-Cosa provi quando sei con me?- Chiese trattenendo il respiro, impaurito dalla profondità che quella risposta avrebbe potuto avere.
-Sei così curioso Cook...- Alzò un lato della bocca, sorridendo sarcastica. Lui non potè fare a meno di fissare nuovamente le sue labbra. Avrebbe voluto toccarle, sfiorarle con le sue o con le dita, assaporare di nuovo le sensazioni che aveva provato in passato, ma non poteva. Per questo alzò lo sguardo, accorgendosi del suo perso. Lei, d'altro canto, fissava la bocca del ragazzo, curiosa. Aveva questa voglia repressa e nascosta di baciarlo, ma aveva paura. Aveva il timore di rovinare tutto e di essere, poi, abbandonata da lui. Per questo alzò le iridi e lo guardò. La stava scrutando, cercando di capire se gli avrebbe risposto o no.
-Non so cosa provo...- Sussurrò piano come se temesse di spezzare il legame invisibile che collegava i loro occhi.
-Se ti toccassi così...- Disse con la voce roca e paziente. Alzò una mano sul suo viso, carezzandole una guancia. Lei chiuse le palpebre, rilassandosi sotto il suo tocco morbido.
-Cosa proveresti?- Terminò la frase.
-Mi piace che tu abbia usato il congiuntivo, facendomi pensare che non mi avresti toccata.- Rispose cercando di deviare il discorso, ancora con gli occhi chiusi.
-Non ignorare il discorso.-
-Sento tranquillità, calma. Il tuo tocco è così familiare, così sincero.- Spostò le dita più vicino alle labbra, sfiorandole come aveva desiderato poco prima.
-Mi fa rabbrividire questo tuo essere così dolce, questo legame che voglio cercare di recuperare, perchè sotto sotto mi manchi e non ne conosco il motivo. E poi c'è quest'altra mia parte, che vorrebbe tutt'altro che esserti amica.- Vagheggiò.
-In che senso?-
-Quando mi tocchi così, quando mi sfiori le labbra, vorrei abbandonarmi completamente al tuo tocco. Ma ho sempre i muscoli della schiena tesi, perchè non voglio lasciarmi andare del tutto, non posso permettermelo.-
-Con me puoi farlo.- Si avvicinò lentamente e di poco, respirandole sul viso.
-È proprio per questo che non posso. Questa tua sicurezza mi confonde. Sei così vicino, ma anche così lontano e questa lontananza non mi permette di rilassarmi completamente e di fare quello che vorrei.-
-E cosa vorresti?-
-Non lo so, tante cose.- Gli soffiò sulle labbra esasperata.
-Per adesso mi accontento di questo. Se riuscirò a recuperare i ricordi, tanto meglio.-
-Ce la farai, ne sono sicuro.- E la attirò a sè in un abbraccio.#Spazio Autrice#
"Chi non muore, si rivede" direte voi. Sono tornata con un nuovo e lunghissimo capitolo. Questo è quello che è uscito dalla mia mente malata, quando avevo voglia di scrivere. La parte dopo questa fa parecchio schifo e devo aggiustarla, quindi fino a quando mi verrà di nuovo l'ispirazione, mi sa che dovrete aspettare un po' (come sempre d'altronde). Stendiamo un velo pietoso sulle mie "capacità" di scrittrice fallita. Se il capitolo e la storia continuano a piacervi: leggete, votate, commentate e ci vediamo nei prossimi.
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Don't you need me || James Cook
FanficMandy Milkovich è la classica ragazza del South Side di Chicago, ma la sua vita cambierà quando metterà piede nel suo nuovo college, il Roundview. Qui conoscerà persone disposte a fare di tutto per lei, degli amici inseparabili, e incontrerà James C...