Jasper e Mandy tornarono in quel posto orribile e il momento di pace fu interrotto da Cassidy che si avvicinò minacciosa verso di lei. I due si guardarono straniti, prima che la bionda le tirasse un schiaffo in pieno viso. Gli occhi della bruna si infuocarono.
-Che cazzo ti dice il cervello Cassidy?!-
-Hai baciato Jasper. Ti ho fatto capire di dovergli stare alla larga.-
-Cosa?!- Esclamò confuso lui.
-Tu sei pazza.- Stavano dando spettacolo.
-Ti ho vista, cazzo. Fuori. L'hai baciato e ti è anche piaciuto.- Le tirò un altro schiaffo, al che Mandy fu stanca di non reagire.
-Tirami un altro schiaffo e ti rivolto la faccia.- Gliene tirò un altro e la mora la prese per i capelli, alzandola leggermente.
-Ho già detto alla tua amichetta di non parlare di me, quando non sapete niente. Ti è chiaro?-
-Sei una puttana Mandy.- Le lasciò i capelli e le tirò uno schiaffo.
-Ma come cazzo ti sei permessa, eh?! Sei solo una puttana suicida.- Mandy le tirò un cazzotto dritto sul naso, facendoglielo leggermente sanguinare.
-Toccami un'altra volta e chiamami puttana e giuro che te lo spacco il naso.-
-Brutta troia.- Cassidy le tirò un altro schiaffo e a quel punto Jasper la fece allontanare. Lei continuava a dimenarsi come una pazza e lui la tratteneva.
-Dì grazie che siamo in un ospedale e che Jasper ti stia trattenendo. Troia.- Si allontanò e si diresse in bagno. Doveva sbollire la rabbia. Tirò un paio di pugni al muro, rompendosi le nocche che cominciarono a sanguinare.
-Fanculo.- Urlò, cominciando a piangere disperata. Non c'erano specchi, non poteva neanche osservare la sua faccia in quel momento. Le parole della bionda cominciarono a farsi strada nella sua testa. "Sei solo una puttana suicida" dicevano. "Troia", "Suicida". Altre parole comparvero: "Egoista", "Disperata", "Triste" e ancora "Suicida", "Egoista". Quelle parole si susseguivano incessanti nel suo cervello come un fiume in piena. Non riusciva a fermarle.
-Basta.- Cominciò a sussurrare a se stessa.
-Basta, non sono una puttana. Non sono egoista.- Ma le parole continuavano.
-Basta, cazzo.- Urlava, adesso, accasciandosi al suolo. Era disperata, proprio come il suo subconscio le stava ricordando. Cominciò a boccheggiare, non riusciendo a respirare. Le sembrava di star morendo. Continuò a piangere più sola che mai. In quel momento la solitudine prese il sopravvento. Avrebbe voluto stare con la sua famiglia, ma era sola. Jasper non era lì e nessuno sarebbe venuto per lei. Si prese la testa fra le mani cercando di fermare le voci. Urlava piangendo, urlava e non la smetteva. Non aveva più aria nei polmoni e riprese a respirare affannosamente. Mentre continuava, una persona arrivò in suo soccorso.
-Mandy, ehi. Stai tranquilla.-
-Jas, non riesco a respirare.-
-Sssh è un attacco di panico. Stai tranquilla, calmati.-
-Non ci riesco.-
-Dimmi che ti succede.-
-Le parole di Cassidy, aveva ragione.-
-Non dire cazzate.- Continuò a piangere.
-Ehi, guardami. Guardami negli occhi.- Alzò la testa e lo osservò.
-Stai tranquilla. Lo ha fatto solo per ferirti, non sei come dice lei. Non sei così. Ricorda le parole che ti ho detto io. Non sei una puttana, non sei una suicida. Sei quello che vuoi tu, non quello che dicono di te. Ok?!-
-Credi in te stessa e cerca di respirare.- Lei annuì e prese dei grandi respiri. I suoi battiti si regolarizzarono così come l'aria nei suoi polmoni. Disperata ricominciò a piangere, cercando di liberare il suo cervello da tutto.
-Sta tranquilla. Non piangere.- Lui l'abbracciò e le lacrime scesero copiose sulla sua spalla.
-Gliele hai suonate eh?- Rise piano lui, dopo che lei si era un po' calmata.
-Nel South Side ti insegnano a sopravvivere così. Non è abituata a prenderle, mentre io sì.-
-Comunque, visto che te le ha suonate anche lei, che dici se andiamo a mettere un po' di ghiaccio su quella guancia? Sta diventanto viola.-
-Va bene...- Si alzarono e andarono in infermeria. Il ragazzo la fece accomodare sul lettino e cominciò a prendersi cura di lei. Da un tiretto prese uno strofinaccio e lei, all'improvviso, ebbe un flash di una bottiglia di vodka. Scosse la testa e il vetro sparì. Guardò con faccia confusa il punto e poi rivolse la sua attenzione a Jasper che aveva preso del ghiaccio dal piccolo frigo. Lo avvolse nel panno e lo poggiò delicatamente sul suo viso. Ebbe un altro flash: i lineamenti del ragazzo si tramutarono in quelli di Cook che le metteva un cerotto sulla fronte, mentre i loro nasi si sfioravano piano. Chiuse gli occhi e l'amico scomparve. Fissò un punto indefinito per capire cosa stesse succedendo, ma l'infermiere la fece risvegliare dal suo stato di trance.
-Tutto bene?-
-Sì sì. Stavo solo pensando...-
-A proposito Jas, grazie per prenderti cura di me. Non ce n'era bisogno.-
-Mi andava. Mi piaci Mand, ma non in quel senso. Sei simpatica, piena di vita, anche se non sembra, e hai qualcosa in quel cervello che non ti fa andare avanti. Devi cercare di rimuoverlo, in modo da superare tutto e tornare alla tua vita.-
-Non posso, non ci riesco. Non posso eliminare anni di abusi. È impossibile. Per quanto cerchi di andare avanti, questa cosa si ripresenta sempre e non riesco a superarla.-
-Devi farti forza. Affidati ai tuoi amici, a tuo fratello e vedrai che ce la farai. Non sei più sola.-
-Già, me lo dicono tutti, ma non possono aiutarmi. È una cosa che devo fare da sola e non sono ancora pronta. Forse sarò veramente pronta solo quando lo vedrò in tribunale e dietro le sbarre.-
-Forse, però fino a quel giorno non puoi vivere nel panico, nella disperazione. Non è giusto per te.- Lei sospirò e, dopo aver finito di medicarle le ferite, la accompagnò in stanza. Improvvisamente lo abbracciò. Lui fu sorpreso all'inizio, ma poi ricambiò.
-Grazie Jas.-
-Per cosa?-
-Per essermi stato vicino in questo posto di merda.-
-È il mio lavoro.- Fece spallucce.
-Sai anche tu che non l'hai fatto per questo motivo.-
-Forse... ma ne avevi bisogno e io stavo cercando un qualche pretesto per sentirmi meno solo.-
-Sono contenta che tu abbia trovato in me una buona compagnia.-
-Già, anch'io.- Sciolsero la stretta ed entrò in camera. Le altre non la degnarono di attenzione, mentre Cassidy la fissava con odio. Sbuffò e si buttò sul suo letto. Voleva tornare a casa, non si sentiva al sicuro lì dentro. Continuò a pensare ai flash avuti su Cook: ricordava perfettamente gli occhi penetranti del ragazzo; lo sguardo rammaricato e triste; le labbra carnose vicine alle sue; il respiro caldo che si fondeva con il suo. Chiuse gli occhi e continuò a immaginarsi quella scena, cercando di cogliere tutti i dettagli. Qualcosa si smosse in lei, ma non riusciva a capire cosa fosse. Non riusciva neanche a capire quando fosse accaduto tutto quello e in che occasione. Alla fine, frustrata e con mille domande, si addormentò.#Spazio Autrice#
Allooora, Mandy sta avendo dei flashback a occhi aperti e ovviamente i primi dovevano essere per forza su Cook. Sono ben accetti dei suggerimenti per il nome della ship: Candy? Mook? Aiutatemi, vi prego. Se la storia continua a piacervi, leggete, votate, commentate e ci vediamo nel prossimo capitolo.
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Don't you need me || James Cook
ФанфикMandy Milkovich è la classica ragazza del South Side di Chicago, ma la sua vita cambierà quando metterà piede nel suo nuovo college, il Roundview. Qui conoscerà persone disposte a fare di tutto per lei, degli amici inseparabili, e incontrerà James C...