Capitolo. 12

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A due giorni dalla discussione, sento il bisogno di lei lacerarmi. È quel bisogno impellente, che non sente ragioni, non vede ostacoli, che vorresti frenare, contenere , ma non ti riesce.

È nel cuore, nello stomaco; lo senti consumarti , riempirti, innalzarti e chiedere con pretesa di uscire. Non posso che ascoltarlo.

" Il tempo delle riflessioni è terminato, siamo al dunque". Dico appoggiato allo stipite della cucina guardando Lyla, chiusa da ormai due giorni nel suo ostinato e protetto silenzio .

Finge di non sentire. Sfugge il mio sguardo . È esasperante.

Devi concederle più tempo. Sussurra la voce sempre prodiga a dispensare consigli .

Dovrei, forse. Ma aspettare ancora e vedere se le passa non è da me. Io sono Lake.Quel che voglio,lo ottengo.

La fisso, la osservo nel più assoluto silenzio ,finché i suoi occhi di un azzurro perfettamente armonizzato con le delicate fattezze del viso non si decidono ad incontrare i miei; nell' istante in cui accade nella mia testa scatta il click e le parole fluiscono.

" Ho con non poca fatica rispettato i confini imposti, non mi sono preso , benché volessi, familiarità non gradite. Ho atteso , sperato di vedere un segno , un cenno di distensione, non è successo . Basta. Sono stato fin troppo paziente".

Affila lo sguardo. Mi guarda. Mi attraversa. Questa resistenza mi è nuova.

Ne ho incontrate in passato, sia negli affari che nei sentimenti, ma mai prima di adesso mi sono sentito in difficoltà.

Non forzare la mano. Suggerisce la voce.

Prendo tempo, bevo un sorso di caffè, sfuggo per un attimo ai suoi occhi . E di nascosto la studio .

Ha lo sguardo stanco, l'aria stralunata ed è parecchio irritabile. Per quanto ancora mi terrà il muso?. Chiedo. "Continui a guardarmi in tralice , pensi che troveremo mai un punto di incontro?" Sospira. Solleva le spalle. Con un movimento impercettibile della testa sembra dire no, ma poi abbassa lo sguardo e colgo qualcosa di diverso . Un ripensamento. Un bagliore.

Non è nervosismo ,è più...

Paura di soffrire.Conclude la voce.

" Non sai se fidarti". Traduco a parole il pensiero e poi, do fiato ai miei.

" Non posso costringerti. Non posso importelo , ma se può servirti, io ho bisogno di te. Sei tutto ciò a cui penso. Sei tutto ciò che mi interessa , e questo da quando riaperti gli occhi mi sono ritrovato con te in quella stanza di ospedale" .

Lo sguardo insistente è fisso su di me. Mi scruta. La scruto. Cerchiamo entrambi qualcosa . Non so cosa lei cerchi, io, io cerco solo di comprendere se mi sto facendo capire; sul suo viso però non si registra nessuna emozione.

A cosa pensa?. Mi crede.? Non mi crede.?. Vorrebbe insultarmi, schiaffeggiarmi... Cosa?. Non posso che indagare. " Ti sei mai fidata di me?".

Con un movimento elegante della testa dice sì.

" Pensi che riusciresti, visto il passato a concedermi il beneficio del dubbio, adesso?". Alla domanda risponde con un'alzata di spalle. Non sa.

Sospiro, respiro. Lei nervosamente si mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio, le mie labbra teneramente si ammorbidiscono.

" Ho bisogno che ti fidi di me". Dico dolce

" Tu sei tu, io sono io...Non so se posso" .

" Di cosa hai paura?"

 Il Nostro Per Sempre (SEQUEL)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora