Capitolo 26

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Il tenero e fragile corpo di Lyla è imprigionato tra il braccio destro che la tiene premuta contro di se e il sinistro, che stringe nella mano un coltello dalla lama appuntita, puntato alla gola. Quasi la taglia.

E' spaventata. Terrorizzata. Con gli occhi cerca aiuto. Sulla mia faccia il panico più totale, dentro, dolore , paura scavano , mentre l'uomo dagli occhi cattivi che non ha volto mi intima di non muovere un passo.

Pietrificato, incapace di muovere un solo muscolo, con quel poco di lucidità rimasta cerco di incrociare lo sguardo di Stefy. E' seduta a terra proprio dietro di loro, potrebbe aiutarmi, ma è completamente terrorizzata e di alcun aiuto. Non so che fare. Fisso occhi dilatati il folle , la rabbia ribolle, una buona dose di tensione e aggressività viaggia tra me e Lui ,negli occhi azzurri di Lyla paura per me; perché sotto la superficie di immobilità apparentemente assente sa che studio e aspetto il momento giusto per scatenare atti distruttivi nei confronti di quell'essere .

Scruto , analizzo , prevedo , mosse e conseguenze. L'occasione che aspetto si presenta quando Stefy fa cadere inavvertitamente col piede un vaso . La presa su Lyla si allenta ,lo sguardo si sposta... Questione di secondi.Mi fiondo come un animale addosso, afferro , stringo le dita intorno alla sua gola...Un fascio di luce... Mi sveglio sudato e non è neppure l'alba.

"Lyla...". Con la mente ancora ferma sull'incubo e il cuore incastrato in quelle sconvolgenti sensazioni mi precipito nella stanza accanto, dove dorme da qualche giorno.

E' al sicuro, riposa serena. Traggo un sospiro di sollievo.

Un incubo, era solo un incubo.

Che potrebbe diventare realtà se non lo trovi e non fai come chiede. Sussurra la voce nella testa.

Stringo gli occhi, rifiutando il pensiero . Una volta chiusi però , anche se è solo questione di istanti rivedo quello sguardo, riprovo la paura. Li riapro .Guardo Lyla.

Mi lacera. Mi fa star male mentirti, ma devo. Proteggerti a qualunque costo, è questa adesso la priorità.

Mi siedo nella poltrona di fianco al letto e mi fermo a guardarla. Perché al momento, è la sola cosa che posso, proteggerla e amarla in silenzio.

Le ore passano veloci. La luce che filtra dalle tende si fa più intensa.
Dovrei alzarmi e uscire prima che si svegli. Rimando di un'altra ora.

Quando finalmente mi decido sta per svegliarsi. L'esigenza di accarezzare i suoi occhi con i miei mi assale. Resto. Anche se si arrabbierà. Solleva le palpebre,l'azzurro si affaccia, l'aria si congela, la stanza silenziosa si riempie del mio battito e quando ha gli occhi completamente aperti e si accorge del mio sguardo anche il suo respiro si blocca.

Mi fissa. Ci incastriamo. Il cuore sale in gola. Il battito accelera un po' di più.

Il viso è contratto, la bocca una linea dritta non ostile, ma nemmeno felice , e soprappensiero continua a guardarmi. Sulla fronte spunta una sottile rughetta.

Vorrei tanto sapere a cosa pensa.

"Hai l'aria colpevole". Risponde così alla domanda inespressa.

Lo sono. Me lo legge negli occhi.

"Non dovresti essere qui". Si mette a sedere, con le dita si sposta i capelli. "Perché sei qui?" .

Ha un tono molto più calmo di quanto io meriti, un buon segno qualcuno direbbe, non io, io so che alla quiete segue sempre la tempesta.

"Ho avuto un incubo". Rispondo allo sguardo interrogativo che aspetta. Sulle sue labbra si stende un sottile morbido sorriso. Mi sembra. Ma forse, è solo immaginazione.

 Il Nostro Per Sempre (SEQUEL)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora