ALEXANDRA BLACK [✔]

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Era una giornata piovosa

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Era una giornata piovosa. Le violente gocce d'acqua s'infrangevano con forza sui vetri delle alte finestre di Grimmould Place numero dodici... casa Black. La grande abitazione, nascosta all'occhio Babbano, ospitava ormai da quindici anni due persone e un vecchio elfo domestico.

«Uff...! Amo le giornate di pioggia, ma non sopporto dover restare chiusa qui dentro» si lamentò una ragazza mentre, seduta sul bordo interno di una delle grandi finestre a ogiva della sala patronale, osservava annoiata la piazzetta sottostante.

«Ti prego, Alexandra, non ricominciare» la supplicò l'uomo, con un sospiro che sembrò svuotarlo delle ultime forze rimastegli.

Alexandra si voltò a osservare il volto malinconico, ma ancora affascinante, del giovane padrino.

«Lo sai quanto vorrei poterti portare fuori da qui e quanto vorrei mostrarti il mondo esterno, ma...» L'uomo si sedette, con aria stanca e torturata, su una delle sedie poste ai lati della lunga tavolata in legno. Si portò una mano alla fronte e si sorresse la testa. «...non posso.»

Alexandra si alzò e si diresse verso di lui. «Lo so che non puoi.» Gli prese la mano che aveva sulla fronte e lo costrinse a guardarla. Sorrise debolmente, poi gli si sistemò sulle gambe e gli circondò il collo con le braccia, poggiandogli il viso su una spalla. «Perdonami, Sirius... non dovrei lamentarmi per ogni cosa. So benissimo che, se potessi, mi porteresti a vedere i posti più belli di questo mondo e dell'altro

Sirius le circondò le spalle con un braccio e le posò il mento sulla testa.

«Vedrai, un giorno la verità salterà fuori e finalmente potremmo fare tutto quello che abbiamo sempre desiderato! Ci riuniremo anche con lui e vivremo come una vera famiglia.»

L'entusiasmo e la fiducia della ragazza contagiarono anche il padrino che, con un sorriso appena accennato, annuì, regalandole una carezza sulla testa. «Sì, spero proprio tu abbia ragione» asserì pensieroso. Spostò lo sguardo oltre il vetro della finestra, il buio della notte era segnato solo dalla pioggia fitta.

Alexandra restò a osservarlo per qualche istante: i capelli neri e lisci gli sfioravano le guance e il collo; il viso, dai lineamenti ancora fieri ed eleganti, era segnato da numerose rughe d'espressione; lo sguardo, scuro e magnetico, lasciava ancora intravedere la furbizia del ragazzino che era stato.

Sirius voltò ricambiò lo sguardo di Alexandra, per niente sorpreso dal fatto che lei lo stesse osservando con tanta ammirazione. Non era raro che lo guardasse in quel modo, in fondo lui l'aveva cresciuta e salvata da un destino che l'avrebbe portata alla morte certa. Sirius era il padrino di Alexandra, ma anche una volta scoperta la verità sul suo passato, lei non poteva che considerarlo come un fratello maggiore.

Un altro fratello maggiore, ricordò, con un affetto che le scaldò il cuore.

«Sirius?» lo chiamò, dopo qualche altro minuto di silenzio. Lui la guardò, in attesa che continuasse. «Ecco... perché continui a chiamarmi Alexandra?»

𝐔𝐧 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐈𝐧 𝐏𝐢𝐮̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora