Capitolo X - Tranquilla Tra Le Sue Braccia

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E poi, dall'altra parte di quell'uscio magico, di nuovo quella voce.
«Vieni... vieni da me... entra... diventa...»sussurrava.
Ancora una volta, senza controllo, la mano si mosse da sola e andò a sfiorare la maniglia, timorosa.
Era calda al tatto e morbida.
La girò lentamente e....

"AAAAAAAAAAAAH!!!!!"

Un'improvvisa luce bianca, così forte e abbagliante da far male agli occhi, la costrinse a ripararsi lo sguardo, mentre una raffica di potente vento la investiva prepotente, ferendola con lame acuminate. Sentiva le braccia, le gambe, l'addome, il torace, il viso, ogni parte del corpo, dolerle sotto quei colpi precisi e affilati, e poteva quasi sentire del sangue caldo scivolarle giù dagli innumerevoli graffi e macchiare la sua pelle.

Il suo sangue.

E poi, più nulla. Di nuovo.

L'oblio più totale l'avvolse, levandole ogni sensazione.

Non sentiva più dolore.

Non sentiva più rumore.

Non sentiva più niente.

Solo una voce, in lontananza, che riecheggiava in quell'oscurità e che ripeteva:

Troppo presto...Ma tornerò,

Poi, piano piano, tutti i sensi tornarono.

Prima il tatto, che le fece avvertire il pavimento duro sotto di sé.

Poi l'olfatto, che le fece sentire un fresco profumo di gelida aria invernale, che si divertiva a sferzarle il viso ancora inerme, che ciondolava di lato, su di una spalla.

Poi l'udito, grazie al quale riusciva ad ascoltare i battiti accellerati di un cuore – il suo cuore – che rimbombava nel petto ad una velocità fuori dall'ordinario.

Infine, quel battito venne sovrastato da un urlo spaventato, agghiacciato, che spezzò il silenzio di quella che era ancora una fredda serata.

Il suo grido di paura.

Il corpo scattò in avanti, come se una potente scossa elettrica lo avesse attraversato. Gli occhi si spalancarono, terrorizzati, senza riacquistare immediatamente la vista.

Il respiro affannato.

La fronte sudata.

Il corpo tremante.

Solo quando strinse gli occhi e poi li riaprì lentamente, guardandosi intorno, Alexis Lily Potter si rese conto che era stato tutto solo un sogno.

Un terribile incubo.

Respirava a fatica, come se qualcuno le avesse premuto un cuscino sul viso fino a quel momento. Sentiva il corpo tremarle con violenza e non riusciva a farlo smettere.

Si appollottolò su se stessa, stringendo le gambe al petto e circondandole con le braccia. Nascose poi il viso sulle ginocchia e chiuse gli occhi, ma non fu una mossa molto intelligente, perché non appena la vista le si oscurò, nella mente sentì chiaro il rimbombare di una voce.

Quella voce.

E rivisse tutta la scena.

La luce bianca.

Il vento.

Le lame acuminate che la ferivano e la facevano sanguinare.

Alzò di scatto il viso, di nuovo terrorizzata, e si affrettò ad abbassare lo sguardo sul proprio corpo. Esaminò con fretta le gambe, coperte fin sopra al ginocchio dalla gonna della divisa, e poi passò alle braccia: sotto la luce della luna, risplendevano di un bagliore candido, quasi fossero trasparenti... ma non c'era alcuna traccia di ferite né di sangue.

𝐔𝐧 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐈𝐧 𝐏𝐢𝐮̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora