Capitolo XXVII - Segreti, segreti e ancora segreti

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Prima di uscire dall'infermeria, Alexis si era fermata in mezzo alla sala, rivolgendo un'occhiata ad Harry che, rimasto solo, la guardava con un sorrisino mesto. Gli fece un semplice cenno con il capo, come silenzioso augurio di rimettersi al più presto, e con un sorriso gentile lasciò la stanza.

In corridoio si riunì a Blaise, Tiger e Goyle, che stavano conversando con Nott e Diamond. Quest'ultima, appena la vide, le corse incontro e la strinse in un abbraccio. «Oh tesoro! Come stai? E Draco?» domandò ansiosa, prendendole una mano tra le sue e portandosela vicina al petto.

«Io sto bene. Draco non ha nulla di grave, fortunatamente. E stasera potrà già tornare nel dormitorio.» comunicò al gruppetto, lanciando un'occhiata a Blaise, che annuì pensieroso.

Alexis lo fissò per qualche istante, non riuscendo ad evitarsi di chiedersi cosa nascondesse perché, da quando si erano allontanati dal campo di Quidditch, le era sembrato che fosse diventato cupo e taciturno, come se mille preoccupazioni gli affollassero la mente e lo tenessero occupato in complicate congetture che lei non avrebbe, forse, mai conosciuto davvero.

Non ebbe il tempo per farsi altre domande poiché la sua attenzione venne catturata dallo scintillio argenteo di una chioma fluente, appartenente a quella figura poco distante che, ammantata di nero, si allontanava con passo lento ed elegante lungo il corridoio.

Alexis si divincolò dalla presa di Diamond e lasciò il gruppetto, liquidando tutti con un semplice «scusate ragazzi, devo andare: ci vediamo dopo.». Tutti si guardarono perplessi, solo Blaise la seguì con lo sguardo, mentre una mano gli si stringeva in un pugno impotente.

*

«Signor Malfoy! Signor Malfoy, aspetti!».

Correndo, Alexis riuscì a raggiungere l'uomo che, con una lentezza quasi esasperante, si fermò e si voltò a guardarla, l'espressione altezzosa e irritata. La osservò dall'alto per un lungo momento, nel quale lei si sentì come attraversare da una lamina di ghiaccio.

«Signorina... Black.» rispose, esitando scettico sul cognome.

Alexis, ancora con il respiro appena accelerato, deglutì. «Se ne sta andando?» chiese, raccogliendo tutto il suo coraggio.

Lucius levò un sopracciglio. «Sì.» disse. «Posso fare qualcosa per lei? Sa, sarei piuttosto di fretta».

Senza che se ne rendesse nemmeno conto, le mani lungo i fianchi le si strinsero in due pugni e le unghie le si conficcarono nel palmo, facendole quasi male. Questo le diede la forza necessaria per affrontare l'uomo. «No. Per me no, ma per suo figlio: decisamente.» affermò concisa, lo scintillio sicuro degli occhi a coronare l'espressione seria e il tono austero.

Questa volta, Lucius sollevò entrambe le sopracciglia. Sembrava stupito e al tempo stesso quasi oltraggiato da tutta quell'impertinenza. Le riservò uno sguardo carico di significato.

Alexis lo ignorò bellamente e, alzando il mento con ostentata fierezza, aggiunse: «Vuole andarsene senza nemmeno essere passato a vedere come sta?».

«Io sono un uomo molto impegnato, signorina Black.» rispose Lucius con calma, allargando appena le narici. «E mio figlio è un ragazzo forte».

Alexis corrugò entrambe le sopracciglia e, di nuovo, sentì le unghie perforarle la carne. Si costrinse a rilassare le dita, per scoprire che facevano davvero male. «Ma...!».

«Non immischiarti in affari che non ti riguardano.» la bloccò duro, dimentico delle buone maniere, e le lanciò una nuova occhiata adirata. Poi, senza aggiungere altro, le diede le spalle e si avviò per il corridoio lasciandola sola, con un grosso formicolio alla bocca dello stomaco.

𝐔𝐧 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐈𝐧 𝐏𝐢𝐮̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora