Capitolo XXXI - La Nostra Ora Solenne

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La testa le doleva in una maniera decisamente atroce.

Nel buio della sua confusione mentale, non ricordava nulla.

Era lì, di nuovo.

Il freddo.

Il vuoto.

Quel senso di sospensione e oppressione contemporanei che la facevano sentire morta e viva al tempo stesso.

L'irrealtà e la consapevolezza di trovarsi in un sogno.

Quel sogno.

Poi la preoccupazione improvvisa che le riempiva il petto come un liquido caldo e maligno. Le si inoltrava tra i polmoni, impedendole di respirare.

Ancora, una fitta dolorosa all'altezza della nuca, in quella linea immaginaria di sutura del cranio.

Era come se qualcuno cercasse di aprirla in due per giocare un po' con il suo cervello.

Ansiosa e in attesa, alla fine venne inghiottita dal vuoto e scomparve.

Poi, si svegliò.

Alexis Potter strinse gli occhi, come disturbata da una luce troppo forte. Si girò su di un fianco e mugugnò qualcosa di poco chiaro. I capelli sciolti le finirono sul viso, fastidiosi, e alcune ciocche le si legarono attorno al collo sottile, dandole l'impressione di stare soffocando. Prese un respiro profondo, per immettere aria nei polmoni, come se avesse ancora la sensazione che fossero imbevuti di veleno. Si voltò di nuovo, gli occhi ancora serrati, e un dolore lancinante all'altezza delle tempie la bloccò. Mugugnò ancora.

«Dra... Draco...?» lo chiamò, improvvisamente ansiosa.

Si sentiva così sola.

Non ebbe il coraggio di aprire gli occhi, perché aveva paura di esserlo davvero.

Sola.

Poi, all'improvviso, delle dita fredde e delicate le sfiorarono una guancia, spostandole le ciocche sfuggenti dal viso.

«Sono qui».

La sua voce era come una ventata di aria gelida, che la investiva dopo quelle che le erano sembrate ore chiusa nel caldo e nel dolore dell'inferno. Esattamente come quelle carezze che le percorrevano tutta la linea del viso, tenere, fino a soffermarsi sul collo, indugiare un momento, e poi tornare a ripetere l'intera operazione, con meticolosa attenzione a non lasciarsi sfuggire neanche un lembo di pelle.

Alexis sorrise e piano, quasi timorosa, aprì gli occhi. «Sei davvero qui...» sussurrò, come se, per qualche strano motivo che non ricordava, lui non dovesse affatto essere lì.

«Dove altro potrei essere?».

Alexis si voltò completamente, per poterlo guardare meglio.

Draco Malfoy era seduto sulla poltrona della sua camera, che di solito occupava l'angolo vicino alla porta del bagno, ma che ora era stata spostata accanto al letto. Lasciandole un'ultima carezza sul viso, aveva adesso poggiato i gomiti sulle cosce e la osservava semplicemente. I capelli biondi che, come sempre, sembravano catturare ogni piccolo riflesso di luce nella stanza, brillavano appena, come spruzzati da una cascata d'argento. Gli occhi erano fissi sul viso di lei, con mal celata ostizionazione, e splendevano quasi di luce propria in morbidi riflessi di specchi. Le mani, intrecciate ora davanti alle labbra, erano tanto strette da far sbiancare le nocche già pallide e coprivano la bocca che, chissà per quale strana ragione, Alexis immaginava essere marcate da quella stessa linea che gli induriva anche le mascelle.

𝐔𝐧 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐈𝐧 𝐏𝐢𝐮̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora