La mattina seguente, Alexis Potter aveva lasciato la Sala Comune di Serpeverde non appena aveva cominciato ad albeggiare. Aveva bisogno di stare un po' da sola con i suoi pensieri e sapeva che solo a quell'ora la scuola sarebbe stata pressochè deserta.
Quella notte, come era ovvio che fosse, non era riuscita a chiudere occhio: dopo essersene andata dalla camera di Draco, era tornata nella sua e, come un automa, si era infilata dentro il letto, per rimanersene poi ore e ore a fissare il soffitto buio. I pensieri le si erano affollati nella testa, rumorosi ed ingombranti, e non era riuscita a fare proprio nulla per scacciarli: quelli se ne erano rimasti lì, come ombre minacciose che artigliavano la sua memoria e si allungavano fino a stringere il suo cuore in una morsa che definire dolorosa sarebbe stato un semplice eufemismo.
E quei pensieri, non l'avevano abbandonata neanche adesso che vagava per i sotterranei, diretta alle scale che l'avrebbero portata in superficie: sperava che, magari, un po' di luce avrebbe potuto rischiare la sua mente e farla stare meglio.
Ma lei per prima sapeva che quella era solo una vana speranza.
Stava passando davanti all'aula chiusa di Pozioni, quando la porta si aprì: la figura che ne uscì la costrinse a fermarsi di botto.
Un giovanissimo Sirius Black si chiuse l'anta di legno alle spalle, con delicatezza: stringeva tra le mani una piccola boccetta piena di liquido azzurrognolo.
Rimasero a fissarsi per qualche istante, non sapendo cosa fare o cosa dire. Il silenzio li avvolse e, per la prima volta nella loro vita, non c'era nulla di piacevole in quella calma: si respirava aria di tensione, paura, rimorso, colpa.
Dopo qualche istante, Alexis aprì le labbra e fece per dire qualcosa, ma Luis Cabrisk sollevò la mano libera e la fermò con un semplice gesto. «Non qui.» disse.
La ragazza lo fissò e richiuse la bocca, mordendosi poi il labbro inferiore con fare indeciso.
Sirius si sforzò di sorriderle, ma lei non lo ricambiò e rimase seria, le braccia strettamente incrociate al petto. Sirius le porse una mano, come tacito invito a seguirla.
Dopo qualche breve istante di esitazione, Alexis prese la mano del padrino.
Si ritrovarono a passeggiare per il giardino di Hogwarts, giusto sul limitare del Lago Nero.
Da quando erano usciti dalla scuola, non si erano ancora rivolti parola. Adesso, nemmeno le loro mani erano più legate, si limitavano a camminare l'uno accanto all'altra, avvolti entrambi in pensieri che, in fondo, li univano mentalmente.
Quando arrivarono ai piedi della grande Quercia (la Quercia che, dall'inizio di quell'anno scolastico, era ormai ufficialmente diventata il luogo segreto dei fratelli Potter), Luis Cabrisk si fermò. Poggiò una mano sull'antico tronco e sospirò, negli occhi un'aria nostalgica.
«Lo sai: questo era anche il nostro posto. Io, James e Remus venivamo sempre qui, quando volevamo rilassarci e stare da soli.» se ne uscì, ricordando i bei tempi passati con i Malandrini. «E' proprio qui sotto che abbiamo ideato la Mappa del Mal-».
«Devi andartene.» lo interruppe Alexis.
Fredda, concisa, veloce, improvvisa, la sua voce non aveva avuto neanche un minimo di esitazione.
Sirius si voltò a guardarla lentamente, entrambe le sopracciglia corrugate. «Come hai detto?» mormorò, non sicuro di aver capito bene ciò che la figlioccia gli aveva appena ordinato.
«Devi andare via.» ripetè lei inflessibile, gli occhi verdi che scintillavano di sicurezza.
«Ma che...?».
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𝐔𝐧 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐈𝐧 𝐏𝐢𝐮̀
Fanfiction[𝐔𝐩𝐝𝐚𝐭𝐞 𝟐𝟑.𝟎𝟖.𝟐𝟏 - 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐢𝐧 𝐟𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐢 𝐫𝐞𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞] E se Harry Potter avesse avuto una sorella minore? E se Sirius Black non fosse stato catturato e portato ad Azkaban? Cosa sarebbe successo alla storia più amata di tu...