Capitolo XXIX - Il Club dei Duellanti

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La notizia che Colin Canon, primo anno, Grifondoro, era stato pietrificato durante la notte, aveva fatto il giro di Hogwarts e il lunedì mattina, a colazione, tutta la Sala Grande già ne parlava.

Al tavolo di Corvonero, Coolen Careye e il resto delle Untouchable Ravens parlavano in modo piuttosto concitato, non tanto preccupate per quanto successo o per la loro sorte (in fondo, erano delle purosangue, non correvano alcun rischio) quanto più incentrate nello stilare una bozza per il nuovo articolo di Vanity Witch. Già vedevano il titolo sanguinare a lettere cubitali sulla testata: "Camera dei Segreti: verità o strascico di un brutto scherzo?".

Avevano, inoltre, già progettato lo spazio pubblicitario per i loro nuovi prodotti: amuleti, ciondoli, bracciali e quant'altro incantati con magie che avrebbero protetto coloro che li indossavano. Dal momento che la loro creazione era stata ultimata da poco e che quella era una notizia segretissima, ovviamente tutti ne erano già a conoscenza.

Seamus Finnigan aveva già comprato un talismano enorme, che ora teneva legato alla cintura e che tintinnava fastidiosamente ogni volta che faceva il minimo movimento; Penelope Light si era munita di un anello dalla pietra rossa, che le era costato ben cinque Galeoni; Hannah Abbott indossava una collana un po' pacchiana, ma che la faceva sentire al sicuro, mentre passeggiava per i corridoi del castello; Millicent Bulstrode era andata a comprare un piccolissimo orecchino nero, che ora portava all'elice dell'orecchio sinistro e che passava inosservato agli occhi di tutti i Serpeverde purosangue, suoi compagni di casa.

Al tavolo dei Grifondoro, Harry Potter fissava assonnato una scodella di porridge, ascoltando disinteressato il discorso tra Ron ed Hermione. La ragazza, china su un grosso tomo già di prima mattina, stava adesso scuotendo la testa, lasciando che i riccioli caotici le si riversassero sulle spalle.

«Io non ci credo a queste cose, Ron!» obiettò indignata, facendo schioccare la lingua sul palato. Non aveva neanche alzato lo sguardo, che rimaneva concentrato sul libro di Storia della Magia. «Se qualcosa dovesse cercare di attaccarmi, non sarà di certo uno stupido amuleto a proteggermi, ma solo l'intelletto e la capacità di esercitare incantesimi!».

«Ma Hermione! Potrebbe essere una sicurezza in più!» ribadì Ron, ingerendo l'ennesima porzione di uova e pancetta. «E' per il tuo bene! Se non funziona, pazienza, ma se dovesse funzionare ti terrà fuori dai guai!».

Hermione alzò lo sguardo dal libro per rivolgergli un'occhiataccia scettica. «Per tenermi fuori dai guai, dovrei semplicemente stare lontana da voi!» decretò, tornando poi a ripassare l'emancipazione delle streghe del 1940.

Ron balbettò qualcosa e le sue orecchie assunsero una particolare sfumatura, che andava dal rosso al violetto. Si voltò a guardare Harry in cerca di aiuto e quello sorrise appena, stringendosi nelle spalle. «Beh, non puoi darle tutti i torti.» concordò.

Ron sbuffò rumorosamente, tornando ad afferrare un pezzo di pancetta e ad infilarsela in bocca contrariato.

Quando Neville Paciock si avvicinò al trio, persino Ron smise di mangiare. Una scia maleodorante invadeva l'aria come una patina irresistibilmente nauseabonda, contaminando il buon profumo di dolci e zucchero che aleggiava invece lungo il tavolo. Il ragazzo, rosso in viso, portava un grosso talismano viola appeso al collo, un corno legato alla cintola dei pantaloni e teneva tra le mani grassocce un'enorme cipolla verde.

Lavanda Brown e Calì Patil esalarono un verso schifato e si allontanaro dal tavolo dei Grifoni a tutta velocità.

«Ciao ragazzi!» li salutò Neville, ignorando le due compagne di casa che erano corse via alla velocità della luce, come se avessero visto un Dissennatore nudo.

𝐔𝐧 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐈𝐧 𝐏𝐢𝐮̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora