Capitolo LI - Tenebrae Rosa

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«Alexis, dolcezza? È ora di svegliarsi...».

Draco Malfoy si chiuse la porta della propria camera alle spalle, stando ben attento a non fare troppo rumore, nonostante il suo intento fosse proprio quello di svegliare la ragazza che stava dormendo nel suo letto, avvolta da un bozzolo di coperte nemmeno fosse pieno inverno.

Le si avvicinò cautamente, i passi sulla moquette grigia leggeri e insonori mentre si accomodava sul bordo del materasso e chinava il capo ad osservare Alexis, che sonnecchiava pigramente, i capelli sparpagliati sul suo viso, le labbra rilassate.

«Alex...?» la chiamò, delicato, allungando una mano a spostandole qualche ciocca dagli occhi chiusi. Le accarezzò morbidamente una guancia fredda. «Alex, svegliati.» ripeté dolcemente.

Niente, se la stava dormendo proprio della grossa.

Draco ridacchiò sofficemente, intenerito, e si piegò di più, fino a raggiungere la sua bocca, che lambì con un bacio.

Anche le sue labbra erano gelide.

«Alexis?» La scosse leggermente per una spalla quando nemmeno un bacio riuscì a farla riprendere.

La sera prima si era addormentata molto tardi: lo stato catatonico in cui era caduta dopo aver appreso la notizia della cattura del suo padrino lo aveva spaventato, ma riusciva a comprenderlo. Non capiva davvero perché Alexis fosse così legata a quell'uomo (a quell'assassino, che era responsabile anche della morte dei suoi genitori, a quel che si diceva), ma poteva comunque immaginare il dolore di un annuncio di tale portata. Non aveva commentato l'accaduto né l'aveva costretta a parlare: si era limitato a rimanerle vicino e a stringerla a sé, lasciandola sfogare in quel pianto silenzioso che non aveva saputo versare nemmeno una lacrima.

Ora, doveva essere davvero stanca e lo capiva, ma addirittura ignorarlo in quel modo e continuare a dormire cominciava ad essere un affronto. Malfoy sbuffò e si passò una mano tra i capelli, poi l'afferrò per la spalla e la scosse con molta meno delicatezza. «Su, Alex: svegliati! Non possiamo rimanercene tutto il giorno a poltrire, la vita non aspetta noi!» esclamò con verve.

Niente.

Una piccola pungicata al cuore e il calore dell'ansia che si diffondeva sotto la carne, all'altezza del petto, lo costrinsero a prendere un respiro più profondo, come se l'aria fredda potesse lenire quel dolore improvviso. Restio ad arrendersi, la scosse il nuovo, questa volta con entrambe le mani, le dita lunghe ad artigliare le sue spalle sottili.

«Alexis? Alexis, devi svegliarti. Alexis. Alexis. Alexis.» ripeté, come una sorta di mantra contro i pensieri negativi che gli stavano affollando la mente e gli stavano facendo pesare il cuore. «Alexis, Alexis, ALEXIS!» gridò quasi, la disperazione ora chiara tanto nel tono di voce che nell'espressione sconvolta che gli aveva dipinto il viso bianco.

La sollevò di prepotenza e se la strinse al petto: il suo corpo esile era freddo e privo di energia, come un fuscello spezzato dalle intemperie. Sembrava quasi non avere articolazioni, mentre il capo ciondolava all'indietro e le mani si rivoltavano inerti, rivolgendo i palmi verso il soffitto.

«Non farmi questo, Potter. Non farmi questo...» mormorò Draco, afferrandole la nuca e stringendosi il suo viso contro la spalla.

«ZABINI! BLAISE!!» urlò, con tutto il fiato che aveva in gola, sperando il ragazzo fosse ancora all'interno della Sala Comune e riuscisse a sentire il suo grido disperato. Non osava spostarsi, non osava muoversi, come se avesse avuto paura che qualsiasi gesto avrebbe potuto spezzarla definitivamente.

«ZABINI! QUALCUNO MI AIUTI!!» gridò ancora.

Qualcuno spalancò la porta, ma lui non si voltò per vedere chi fosse. Una mano grande e fredda lo artigliò per la spalla, scostandolo fermamente dalla ragazza afflosciata tra le sue braccia.

𝐔𝐧 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐈𝐧 𝐏𝐢𝐮̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora