Capitolo XXII - Fidati Di Me

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[NdA. Prima di cominciare il capitolo, così magari non verrò ignorata come sembra succedere quando le mie note vengono inserite alla fine. Non sono uan che si lamenta o prega per le recensioni, chi mi conosce da tempo lo sa, ma vedere che lo scorso capitolo ha ricevuto dieci stelline e nessuna recensione è piuttosto deprimente. Vorrei avere un riscontro, se state leggendo, e no, una semplice stellina non è sufficiente per aiutarmi a capire se sto facendo un buon lavoro di editing su una storia scritta dieci anni fa o no. Quindi, se avete mezz'ora da dedicare ad un capitolo, un minuto in più (perché di questo si tratta) per scrivere un commento non vi costa nulla, siamo onesti. Altrimenti, se l'interesse per questa storia non è così forte da darvi la voglia di commentare, mi vedrò costretta ad eliminare la storia e concentrare il mio tempo su altri progetti. Grazie per la vostra attenzione e buona lettura.]

***

La mattina era passata abbastanza velocemente, se si considerava il fatto che era rimasta a fissare il soffitto bianco dell'infermeria per tutto il tempo. Non aveva più sonno e la sua mente vagava negli ambiti più fantasiosi della sua immaginazione, mescolando ricordi e sogni che le facevano battere il cuore e la facevano sorridere come un'ebete.

Si sentiva decisamente bene e, fosse dipeso da lei, si sarebbe alzata immediatamente e sarebbe andata a lezione – aveva perso fin troppi giorni di scuola in quell'ultimo periodo. Ma Madama Chips era stata chiara: non l'avrebbe lasciata uscire da lì fino al giorno dopo.

«Il corpo è molto più vulnerabile dopo il malessere che durante!» aveva risposto, indignata dalle proteste che Alexis aveva avanzato. Poi se ne era andata, raccomandandole di riposare perché ne aveva bisogno.

Ma, dopo aver letto il messaggio di Draco, non era neanche riuscita a pensare di chiudere occhio, troppo emozionata.

Sperava solo di riuscire a convincere Madama Chips a lasciarla andare per quel pomeriggio: le sarebbe dispiaciuto spostare la serata, già solo mezza giornata le sembrava un'attesa troppo lunga.

Ora stava aspettando Diamond, che era andata a trovarla dopo pranzo e che adesso era corsa a prenderle un vestito per la serata – appena aveva saputo dell'invito di Draco, era partita con uno sproloquio di spiegazioni eccitate, nelle quali aveva dato una serie di motivi del perché, del come e del quando, affermando che non importava quel che diceva quella vecchia zitella della Chips; lei doveva andare, quella sera, e aveva bisogno di aggiustarsi, di farsi bella e di avere un vestito elegante che'togliesse il respiro a quel superbo di un Malfoy. Poi, senza lasciarla neanche ribattere, era corsa via alla ricerca di quel vestito fantastico comprato qualche settimana prima ancora mai messo e che sarebbe stato perfetto.

Diamond era sparita ormai da un buon quarto d'ora, quando la porta dell'infermeria si aprì di nuovo. Aspettandosi di vedere l'amica con chissà quale vestito elaborato ed esageratamente elegante tra le mani, si costrinse ad assumere un'espressione a metà tra il disperato e il divertito. Il sorriso le scivolò via dalle labbra quando la figura minuta e dai biondi capelli che si era immaginata nella realtà era stata sostituita da quella di un ragazzo alto, con scompigliati capelli neri e inconfondibili occhi verdi.

Suo fratello, il famoso Harry Potter, era lì, di fronte a lei, e la osservava contrito e teso.

«Ciao, Alex.» Il tono di Harry era sommesso, eppure conservava quella sfumatura piacevolmente calda che la faceva sentire bene. Sempre.

«Ciao...» si limitò a rispondere al saluto. Anche il suo tono era piuttosto timido ed evidentemente a disagio.

Com'erano potuti arrivare a quei livelli?

𝐔𝐧 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐈𝐧 𝐏𝐢𝐮̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora