Capitolo XII - Circolo Vizioso

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Da quando era scappata dall'aula di Pozioni, per rinchiudersi nella sua stanza, Alexis Lily Potter non aveva più smesso di piangere. Era lì, appallottolata sul letto, mentre luccicanti gocce d'acqua le rigavano il viso e macchiavano il cuscino. Si stringeva con forza le gambe contro il petto, cercando di reprimere il dolore e di cacciare indietro quelle maledette lacrime.

Ma era tutto inutile.

Le parole di Malfoy le rimbombavano nella testa, continuando ad aprire una voragine dolorosa dove avrebbe dovuto esserci un cuore, che però batteva comunque furioso, in cerca di vendetta.

Non meritava quel trattamento. Non lo meritava affatto.

Pensava che Malfoy avesse capito il suo stato d'animo, dopo la strigliata di Piton e l'ennesimo fallimento scolastico... e invece niente. Se ne era fregato e l'aveva persino rimproverata, facendole intendere che, per lui, lei contava meno del Quidditch, uno stupido sport che lei aveva sempre odiato.

Ma, in fondo, che cosa si aspettava? Che la tranquillizzasse? Che la prendesse tra le braccia e la consolasse, dicendole che tutto sarebbe andato per il meglio? No, Malfoy non era quel tipo di persona, e lei lo sapeva bene.

"Non è nella mia natura cercare di tranquillizzare le persone, Black." – le aveva detto una volta e aveva ragione. L'unica cosa che era capace di fare era metterla in difficoltà e farla sentire a disagio.

Stava solo giocando lei, doveva metterselo in testa!

Eppure, anche se cercava di convincersi di ciò, non riusciva a levarsi dalla mente il suo viso, le sue parole, i suoi occhi, la sua voce, il suo respiro freddo, che le sfiorava il viso ogni volta che, per parlare, si avvicinava troppo.

Voleva andare via.

Voleva tornare da Sirius e lasciarsi coccolare dalle sue braccia.

Non chiedeva nient'altro.

Quella scuola – e quelle bugie – la stavano soffocando.

*

Erano ormai le due passate e il pranzo era finito da un pezzo, eppure Diamond non aveva visto Alexandra Black alla tavola dei Serpeverde. Preoccupata che l'amica avesse saltato l'ennesimo pasto, si diresse verso l'aula di Pozioni, per vedere se fosse ancora lì – e magari, per darle anche una mano.

Ma non c'era.

Il tavolo dove avevano lavorato insieme era perfettamente pulito, anche se un banco ed una sedia erano rovesciate in terra.

Chissà cosa era successo.

Si affrettò a rimetterli in ordine con un incantesimo e poi uscì dall'aula, alla ricerca dell'amica. Forse, era già andata alle lezioni del pomeriggio. Controllò l'orario: Trasfigurazione con i Grifondoro. Ma sì, doveva essere già in aula.

Alexandra diventava stranamente di buon umore, quando si facevano lezioni con la casata rosso-oro.

Così, senza pensarci due volte, si diresse al quarto piano e, come una furia, entrò nel bel mezzo della lezione.

Era in ritardo, come al solito.

Senza dare troppo peso all'occhiataccia della McGranitt, che la scrutava da dietro quegli occhialetti fini poggiati sulla punta del lungo naso, e al bisbigliare pettegolo dei compagni di classe, si guardò intorno, cercando una figura dai capelli scuri e gli occhi di smeraldo.

Non era neanche lì.

Dove diavolo si era cacciata?

Restò in piedi nel bel mezzo dell'aula, come un'idiota, lo sguardo perso in mille pensieri tragici sulla fine dell'amica. Borbottava qualcosa su morti causate da pozioni o da un banco che, casualmente, le si era rovesciato contro.

𝐔𝐧 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐈𝐧 𝐏𝐢𝐮̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora