Capitolo XIX - Scritta Di Sangue

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Capitolo XIX - Scritta di sangue

Avevano passato una buona mezz'ora sui gradini fuori da Hogwarts, quasi fuori dal mondo, in un universo fatto solo per loro. In un universo dove il soffrire era cosa ben lontana e l'amicizia prevaleva su ogni frammento di dolore. Poi, il gelido freddo autunnale, annunciatore dell'arrivo dell'inverno, li aveva costretti a risvegliarsi e a lasciare, di malavoglia, quel piccolo spazio di paradiso, in cui erano rimasti, in silenzio, a illudersi che tutto andava bene. Dove Lei aveva dimenticato la realtà e si era sorretta all'unica ancora di salvezza, al suo unico faro in quel buio cammino fatto di fragili bugie, dolore ed illusioni.

E ora, Alexandra Walburga Black e Blaise Elìas Zabini camminavano fianco a fianco per i corridoi vuoti del castello, diretti verso la Sala Comune di Serpeverde.

«Sei sicura di riuscire a camminare da sola?» domandò il ragazzo apprensivo, scrutandola mentre barcollava un po' sopra i tacchi a spillo, neanche troppo alti.

Alexis scosse la testa, con un sorrisino spento, mentre si appoggiava al muro. «Sì, tranquillo... è solo un po' di stanchezza. Non cadrò di certo solo per un po' di sp-» Non fece in tempo neanche a finire la frase, che ecco che il suo piede scivolava, rischiando di farla finire con il sedere sul pavimento e le gambe all'aria.

Per fortuna Blaise fu veloce e, sportosi in avanti, la afferrò per un braccio, tirandola indietro e costringendola a scontrarsi con il suo petto, ma evitandole per lo meno una brutta caduta.

«Dicevi?» la schernì, con un ghignetto divertito, mentre lei bofonchiava qualche scusa, arrossendo imbarazzata.

Poi, Alexis guardò il pavimento e notò il perché della sua quasi caduta: le mattonelle erano in un mare di... acqua!

«Accidenti, ma qui è tutto allagato!» si lamentò, alzando le scarpe ormai zuppe.

Anche Blaise la imitò, cominciando a maledire chissà quale antico mago perché le sue scarpe italiane e pregiatissime si erano rovinate.

Si stava girando, già con un sorrisino di scherno, pronta a fargli qualche battutina, ma qualcosa, prima, catturò la sua attenzione.

Era stato un movimento veloce, di un'ombra forse.

Qualche fantasma?

Eppure, le era sembrata così concreta.

Fissò il fondo del corridoio, dal quale veniva l'acqua, assottigliando lo sguardo con fare sospettoso. Senza dare alcuna spiegazione a Blaise, proseguì lungo il corridoio, dapprima con passi lenti e incerti, poi sempre più veloci, finchè non si ritrovò a correre, con il rischio di scivolare sull'acqua e di cadere in terra.

«EHI! ALEXANDRA, MA DOVE STAI ANDANDO?!?» le gridò dietro Zabini, restio a raggiungerla e a bagnarsi anche l'orlo dei pantaloni che era riuscito miracolosamente a salvare.

Alexis non parve sentirlo, troppo presa dalla foga di quella corsa. Con il cuore a mille e il respiro affannato, le sembrava di stare correndo da ore, quando invece, per raggiungere la fine del corridoio ci voleva solo un minutino scarso. Aveva una strana sensazione. Sgradevole, che le contorceva le budella nello stomaco. Svoltò l'angolo e...

«AAAAAAAAAAAH!» L'urlo spaventato squarciò il silenzio, disturbato solo dal rumore lontano della festa.

Blaise sobbalzò, preoccupato, e, mandate al diavolo le sue scarpe e i suoi pantaloni, si lanciò alla rincorsa della Black, raggiungendola neanche dieci secondi dopo.

La trovò accasciata in terra, in una pozza d'acqua.

Poteva dire addio anche alla sua preziosa giacca.

𝐔𝐧 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐈𝐧 𝐏𝐢𝐮̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora