8 - Sam

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«Samantha Jones, è fuori discussione che io ti lasci dormire sotto ai ponti per due settimane. Capito?». Quando Kayla usa il mio nome per intero, vuol dire che è irremovibile su ciò che sta dicendo al cento per cento, e che solo un tir o una gru possono smuoverla.

«Kayla, piuttosto che chiedere a Brant di ospitarmi per queste due settimane, mi fucilo.» ribadisco fermamente la mia opinione.

«Allora io starò con te. Non vado da Mike, non riuscirei a dormire sapendoti Dio solo sa dove.» e detto questo incrocia le braccia sul petto e si siede comoda su una delle sedie del bar del campus. Siamo tornate per cercare di finire le lezioni di questa mattina, ma all'alba delle undici credo che sia meglio lasciar perdere. Tutte le lezioni stanno per finire, e tra poco ci sarà la pausa pranzo. C'è chi di solito ne approfitta per andare in biblioteca quando succedono imprevisti simili, o se non hanno lezioni, ma io e Kayla siamo sedute qui da circa un'ora a bisticciare.

L'uomo che mette a disposizione il locale a Mike è stato ferreo sulla sua decisione: non più di tre persone, e sta già chiudendo un occhio sul fatto che Kayla sia una ragazza. L'uomo, infatti, è un signore sulla cinquantina molto acido e insicuro, uno di quelli che, usando le sue stesse parole, «Non voglio avere a che fare con rogne più grosse più avanti». Che testa di cazzo. Kayla avrebbe dormito con Mike in camera sua, e io mi sarei sistemata sul piccolo divano in soggiorno. Certo quel divanetto riesce a contenermi a malapena nonostante la mia insulsa altezza, pensate che Kayla è leggermente più alta di me, ma me lo sarei fatto andare comunque bene. Dico io, vengo da Oakland. In confronto quel divanetto è il paradiso.

«Kayla, io e Axel nella stessa casa per due settimane è qualcosa che puzza di guaio anche ad un cane che ha perso il senso dell'olfatto» tento di farla ragionare, ma lei sorseggia il suo cappuccino distrattamente e mi ignora. Improvvisamente sembra avere un'idea geniale e mi sorride a trentadue denti: «Ci sono.» esulta tirando un pugno all'aria. Qualcosa mi dice che la sua proposta sarà una cazzata...

«Torna da tua madre a Oakland. Sono solo due settimane, no? Non c'è poi così tanta differenza tra il ghetto e la strada dopotutto» conclude con voce provocante. Che stronza, sa benissimo che Oakland è la città che presenta il peggior ghetto della costa californiana. Assottiglio gli occhi fulminandola con lo sguardo e le tiro addosso la cannuccia di plastica con la quale stavo bevendo il mio succo d'arancia. «Ti ha dato di volta il cervello per caso? Ci ho messo anni per andarmene da quel luogo. Non ci torno dalla fine del liceo e tu mi chiedi di rimetterci piede? Dico, ma sei matta?»

«Beh, non vuoi andare da Axel, e non puoi permetterti un affitto. Sii realista Sam; andare a stare con lui per due settimane gioverebbe sicuramente alle tue finanze, e tieni conto che è a soli venti minuti dal Cavalier. E dieci dal campus. Va bene che non vi sopportate, o meglio... tu non lo sopporti, ma non ci vedo nulla di male in quest'idea» conclude con lo sguardo seriamente preoccupato per me. So benissimo che nemmeno lei mi rivorrebbe ad Oakland, anche perché a quella città sono legati solo ricordi desolanti e disgustosi.

Io e Kayla ci siamo incontrate per pura casualità durante gli ultimi due anni delle scuole medie, poi abbiamo fatto il liceo insieme e ci siamo iscritte alla stessa università. Lei per Mike più che altro...
In realtà mi ha letteralmente salvato la vita da un'adolescenza di totale solitudine ed emarginazione, e ancora oggi mi chiedo perché diavolo si sia avvicinata a me per parlarmi. Ricordo solo che tutti nella mia scuola sapevano di dov'ero e non mancavano i sussurri e i bisbigli su cosa facessero mia madre o mio padre, e non li biasimavo. Il ghetto era famoso per lo più per la prostituzione, lo spaccio e gli usurai; e non vado affatto fiera di queste mie radici. Per niente.

Si capisce perché ho un carattere così? O sei uno stronzo, ti fai gli affari tuoi e tiri avanti, o diventi un'appetibile coniglietto dentro ad una gabbia di leoni. Kayla, invece, se n'è semplicemente fregata e ha iniziato a frequentarmi diventando, giorno dopo giorno, la mia migliore amica. Ho praticamente supplicato mia madre piangendo sangue per far sì che mi mandasse a scuola a San Francisco, perché mi rifiutavo categoricamente di andare in quella di Oakland: cosa diventi in un istituto malfamato dove la corruzione, il razzismo e la violenza sono all'ordine del giorno? L'unica cosa intelligente che mia madre abbia fatto in tutta la sua vita, appunto, è stata quella di pagarmi la scuola con il suo misero stipendio da barista. Una volta terminato il liceo e ottenuta la borsa di studio, non ci ho pensato su due secondi a trasferirmi immediatamente a Fillowship House per la sessione estiva dei corsi avanzati di Economia. Ma è da giugno che non rimetto piede lì, e sinceramente mi va più che bene.

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