30 - Sam

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Quella macchiolina lì sopra è strana; forse si tratta dell'ennesima ragnatela da togliere, penso osservando il soffitto di camera mia. Sono già due ore che sono sdraiata sul letto ad osservarlo e penso ad un mucchio di cose. Hunter sul retro del Cavalier quattro giorni fa; David che conosce mio padre; Maxon che si finge suo fratello... e Kayla che va a convivere con Allen. Mi volto verso il letto della mia migliore amica e sospiro: tutto il rosa che c'era in questa camera è sparito; non è rimasto altro che un letto vuoto e ordinato per una possibile e futura coinquilina.

Sospiro alzandomi e mi metto a sedere, prendo in mano il libro di Diritto Privato e lo sfoglio distrattamente: Samuel Nathan Jones. Chi sei? E perché David ti conosce? Hai davvero rinunciato a me? Dio mio, ho il cervello che può essere paragonato ad una bottiglia di Coca Cola con dentro delle Mentos. Perché non può essere tutto più semplice?

Lascio da parte il libro e mi allungo verso il comodino colmo di romanzi, apro il primo cassetto e ne tiro fuori il biglietto da visita patinato del signorino Walker. Tiro fuori dalla tasca dei miei jeans il cellulare e sblocco lo schermo: una me sorridente abbracciata ad Axel al tramonto sulla scogliera del faro di Newport mi osserva con due occhi blu scintillanti e istintivamente sento un sorriso comparirmi sulle labbra: il mio Axel; chissà come stanno procedendo gli allenamenti di basket. So che la settimana prossima i Gators hanno un'altra partita importante e si stanno dando da fare per la vittoria del campionato.

Vado sulla rubrica e quando giungo al numero che stavo cercando seleziono l'icona della chiamata; inspiro profondamente e attendo. Dopo il quarto squillo la voce di David mi risponde dall'altra parte della linea.

«Sam? Che succede? Stai bene?» chiede immediatamente.

«Ciao David, non ti agitare. Potresti passare per una ragazzina che fa finta di essere una troietta ma è una vergine che sta per essere fottuta per la prima volta» borbotto e dall'altra parte della linea il mio patrigno inizia a sclerarmi contro. Ma che ho detto? Ho solo provato a sdrammatizzare un po' la situazione. Non mi faccio una sana risata da quando sono tornata da Newport Cristo santo.

«Okay, okay. Faccio poco la spiritosa in situazioni del genere. Pensavo avessi del senso dell'humor oltre all'LSD»

«Samantha, che vuoi? Vieni al sodo ragazzina; tu non mi chiami mai» mi interrompe brusco. Mi passo una mano tra i capelli e mi alzo dal letto. Le facce schiacciate di Buz e Woody mi guardano sorridenti e prendo a camminare avanti e indietro: «Chi è mio padre? Chi è questo Samuel Jones?» domando ferma e sento la mia mascella irrigidirsi.

«Vuoi davvero sapere chi è quel figlio di puttana? Sam, a lui non gliene frega un niente di te. Lascia stare quel tizio e concentrati a restare viva»

«David sono quasi diciannove anni che cero di restare viva. Maledizione, voglio sapere chi diavolo mi ha messo al mondo.» prorompo alzando la voce. È dalla sera in cui mi ha chiamato al pub in Oregon che mi chiedo chi sia mio padre e voglio delle dannatissime risposte. «Per anni mi sono sentita una bastarda del cazzo e ora tu te ne esci fuori dicendo che lo conosci e di lasciar perdere. Perché lo conosci? Perché vi conoscete?» proseguo mentre dall'altra parte del telefono sento il sospiro stanco di David e la voce di Charlie che gli chiede cosa sta succedendo.

«Ci siamo incontrati un paio di volte a Asheville per la faccenda del tuo cognome, ma lui ha rifiutato sia la rinuncia paterna che quella del cognome. Non ho mai capito perché ci tenesse tanto al fatto che tu avessi il suo cognome, ma non ha mai dato a tua madre un solo centesimo per il mantenimento e stronzate simili. Credo tu te ne intenda più di me in queste cose»

Asheville? Mio padre si trova ad Asheville? Quante ore sono dalla Lusiana? Due, tre? Sento i battiti del mio cuore aumentare spudoratamente mentre cerco di assimilare ed elaborare tutto quello che David mi sta dicendo. «E che cosa fa questo Jones?» riesco a domandare dopo qualche attimo di silenzio.

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