10 - Axel

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«...la perturbazione colpirà anche parte della costa nord della California. Precipitazioni su San Francisco, Los Angeles e Las Vegas. Si consiglia...» volto la pagina del libro di Storia dell'Arte, e sorseggio altro caffè da una delle tazze nere che ho acquistato quando mi sono trasferito. Intanto le previsioni del tempo dell'edizione serale borbottano indistintamente, dal televisore acceso in soggiorno, le notizie sulle precipitazioni dei prossimi tre giorni. A quanto pare arriveranno i primi temporali di fine estate. Un movimento cattura la mia attenzione e stacco gli occhi dal testo per vedere Sam che si china sul tavolino per recuperare il telecomando e spegnere la TV.

Inclino di lato il capo per osservare meglio il suo fondo schiena, ma non appena si volta verso di me mi ricompongo immediatamente rivolgendole un candido e innocente sorriso. «Sai cosa ci vuole quando settembre è agli sgoccioli e le piogge iniziano a disturbare il clima tiepido della California?» mi domanda Sam sedendosi di fronte a me. Questa mattina siamo riusciti a svegliarci in maniera pseudo normale; ovviamente ha grugnito qualcosa su quanto fossi scomodo come cuscino umano, poi mi ha intimato di levarmi gentilmente dalle scatole e di andarmene dato che aveva lezione alle dieci.

Accontentandola, mi sono alzato dirigendomi in bagno per prepararmi e farmi una doccia, ma la signorina ha mantenuto la sua promessa: quella di farmela pagare. Prima ha lasciato che fossi insaponato a metà; ha acceso la televisione e la consolle dandole l'ordine di far partire Virgin Radio: ha alzato il volume della musica, e ha aperto il rubinetto della cucina lasciando l'acqua calda scorrere ininterrottamente. Il risultato? Semplice. Sono letteralmente balzato fuori dalla doccia quando un getto di acqua ghiacciata mi si è riversato addosso violentemente.

«SAM.» l'ho richiamata, ma il volume della musica era decisamente alto e non mi ha sentito. Sono dovuto uscire ricoperto di bagnoschiuma nel soggiorno, dove l'ho trovata beatamente sdraiata a testa in giù sul divano, con le gambe poggiate sullo schienale, e non appena mi ha visto ha semplicemente sorriso alzando il dito medio nella mia direzione.

Beh, mi aspettavo di peggio dai. Tanto sto già architettando la mia prossima vendetta; non può passarla liscia in casa mia.

Successivamente siamo andati a lezione, ognuno per conto proprio dato che gli orari non coincidevano oggi, e l'ho incrociata nuovamente verso le due davanti alla biblioteca insieme a Kayla. Stavano parlottando fittamente di qualcosa e Sam pareva inviperita, mentre la sua amica rideva sotto ai baffi. Non appena mi ha visto, mi ha totalmente snobbato oltrepassandomi, ma non appena l'ho raggiunta nella struttura dove speravamo di studiare, siamo rimasti praticamente sconvolti. Non avresti trovato posto nemmeno morto.

Così ho deciso che sarebbe stato meglio tornare a casa a studiare. Certo il Wi-Fi, il frigorifero, la TV, la musica e Sam sono una distrazione costante, ma o si studia così o non si passano gli esami, e il tempo stringe. Anche Mike e Kayla si sono uniti a me nell'idea dello studio a casa, dopodiché si è aggiunto anche Nick, e a Sam non è rimasto altro che aggregarsi. Solo pochi attimi fa, infatti, i ragazzi hanno lasciato l'appartamento per cenare e riposarsi un po' prima di ritrovarci tutti quanti al Golden Gate Park; dove si terrà uno spettacolo pirotecnico verso le dieci. Mancano ancora tre ore all'appuntamento e la pasta al forno sta cuocendo lentamente in forno, intanto che Sam gironzolava annoiata da una parte all'altra dell'appartamento a piedi nudi. Oggi ha voluto concedersi uno strappo alla regola: indossa paio di pantaloncini di jeans scuri e una maglietta bianca che lascia le spalle scoperte con una scritta nera molto vistosa, e credo che sia rivolta a me: Fu*k u. Che poetessa...

«Cosa ci vuole?» le domando chiudendo il libro, intanto che lei mi ruba una penna e inizia a picchiettare il ritmo di qualche canzoncina che ha in testa. «Bisognerebbe ascoltare le canzoni depressive e piene di desolazione dei Green Day.»

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