11 - Sam

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Ora lo voglio prendere per il collo e strozzarlo fino a quando non gli saltano fuori gli occhi dalle orbite. Sì, avete capito benissimo di chi parlo, è inutile che faccia nomi. Davvero. Sono terribilmente seria. Gli avevo chiesto espressamente di non comprarmi una chitarra, e cosa mi trovo davanti non appena apro la porta del suo appartamento? Esatto. Una fottutissima chitarra con un fiocco nero, e uno stupido bigliettino con su scritto: "Non mi piace vederti triste. Una sera suona per me.". Ma io te le suono e basta.

Quindi, se vi state chiedendo cosa ci faccia su questo tram, in un pomeriggio che non promette sole ma solo temporali e acquazzoni, la risposta è molto semplice: sto tornando al campus per strozzare Axel. Ma si può sapere quando diamine è riuscito ad andare a comprare la chitarra, se questa mattina abbiamo dato i primi esami del trimestre? Quel ragazzo è incredibile.

Sbuffo sonoramente e mi stringo tra le mani; volto lo sguardo fuori dal finestrino del tram e i colori spenti e grigiastri di San Francisco mi scivolano di fianco lentamente. Sono due giorni che piove a tratti: prima esce il sole, e mezz'ora dopo scroscia come se da un momento all'altro Noè dovesse salpare con la sua arca. Mi tocca ammetterlo di malavoglia, ma forse avrei dovuto seguire il consiglio di Axel questa mattina.

In realtà, chitarra a parte, la nostra convivenza procede meglio di quanto mi sarei aspettata. Certo, i litigi e i bisticci non mancano mai, ma non mi divertivo così tanto con qualcuno da anni. Da dopo lo spettacolo pirotecnico ho evitato di tirare fuori nuovamente l'argomento "Tu sei il bambino della mia infanzia", e mi sono concentrata su di lui: i suoi tratti sono sì cambiati, ma solo in meglio e questo glielo devo... Ma si è anche dato una calmata. Il bambino che conoscevo io era un vulcano, una trottola, un diavolo della Tasmania. Non stava mai fermo, dovevamo sempre fare gare di corsa, inventare avventure spaziali e affrontare mostri addentrandoci sempre più nel bosco.

Una volta trovammo anche un cinghiale e lo inseguimmo per mezza giornata, convinti che ci avrebbe portato alla famosa pentola d'oro che nascondono di solito i folletti. Io gliel'avevo detto che si stava sbagliando, che di solito la pentola d'oro la si trova alla fine di un arcobaleno, ma lui aveva sostenuto prontamente che in realtà il folletto si era trasformato in quell'animale, e che se lo avessimo catturato ci avrebbe condotti al tanto bramato tesoro. Non restava altro da fare se non seguirlo, no? Quel giorno tornai al campo sporca dalla testa ai piedi, e senza nessuna monetina d'oro...

Invece questo Axel è...calmo. Ogni volta che siamo soli, un senso di pace e tranquillità mi avvolge; sensazioni ben lontane da quelle che provavo durante la nostra infanzia. Io canticchio, lui disegna; io ballo a piedi nudi per casa, lui cucina. Io sono stravaccata sul letto intenta a studiare qualcosa, lui mi raggiunge, mi toglie di mano il libro della materia di turno, e mi abbraccia. E parliamo; parliamo fino ad addormentarci.

Insomma, questa cosa mi spaventa un po', perché in appena cinque giorni di convivenza, la situazione si sta velando di altro, e quell'altro mi terrorizza a morte. Certo, se avessi la conferma che lui è l'Axel della mia infanzia, sarei molto più tranquilla. Credo... ma resta di fatto questo mistero da risolvere, e prima di domenica prossima devo riuscire a venirne a capo.

Il tram si ferma e salgono due ragazzi della SFSU con i borsoni della squadra di Football, si siedono iniziando a parlottare animatamente delle selezioni di quest'oggi. Anche Axel è in palestra, ed è proprio lì dove ho intenzione di andare a ripescarlo, a costo di aspettare che le selezioni finiscano. Questa mattina, prima di uscire insieme di casa, ha recuperato il suo zaino e il borsone da basket, poi mi ha fissato contrario e, con un cenno del capo, ha indicato il mio abbigliamento: «Pensi sul serio di uscire in pantaloncini e canottiera Sam? Mettiti almeno una felpa, o vestiti a strati. Hanno dato forti precipitazioni nel pomeriggio, se non ti copri ti ammalerai.»

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