La tua anima per la loro vita

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Malfoy Manor, dopo l'arresto di Lucius Malfoy non era più il grande Maniero elegante, silenzioso e profumato, che sua moglie, Narcissa Malfoy, aveva tenuto in piedi per lungo tempo. La notte in cui la profezia era stata distrutta, dopo l'operazione a capo della quale era Malfoy Senior, Lord Voldemort era piombato in casa di Narcissa. Il grande mago oscuro aveva scagliato incantesimi distruttivi in ogni angolo dell'ampio Salone d'Ingresso, distruggendo e facendo esplodere ogni gingillo di inestimabile valore, mobile e arazzo, per la rabbia e la delusione arrecategli dal suo braccio destro. Aveva infine reso un cumulo di macerie il tutto, tra le urla disperate e terrorizzate della signora Malfoy. Quando aveva sfogato tutta la sua frustrazione, l'aveva afferrata per i capelli così che il viso pallido e tremendamente bello della donna, in quel momento deformato dalla paura, si era accostato a quello mostruoso del Signore Oscuro. A denti stretti le aveva sussurrato che suo marito aveva fallito. Amare lacrime di dolore ed angoscia avevano rigato il suo viso. Stava pagando per le colpe del marito... stava pagando per una causa che lei non aveva sposato quando aveva deciso di amare Lucius. Dopo fu scaraventata a terra, ed il suo pomposo vestito di velluto blu si era sparso sul pavimento disseminato di schegge e detriti. L'aveva cruciata, per minuti, ore o giorni. Narcissa non riuscì a ricordare per quanto tempo aveva sentito gli organi interni del corpo dilaniarsi ed esplodere. Non avrebbe saputo spiegare la sensazione dentro di lei. Ricordò che tutt'intorno a lei si fece buio e che sentì fiamme ardere il suo corpo. Non poteva spiegare la sensazione di morire dal dolore, mentre davanti ai suoi occhi apparivano i volti cadaverici, torturati ed ormai morti, di Lucius e Draco. Ricordava solo le sue urla raccapriccianti e poi i gemiti di sofferenza. Se si concentrava rammentava anche le risate fanatiche del Signore Oscuro. Poi fu tutto tetro e silenzioso. Quando dopo giorni, a quanto la sua elfa domestica Ignes le aveva riferito, si era destata il suo corpo era ancora percosso da fitte e spasmi quando si muoveva. Al suo fianco antidoti e pozioni curative su un prezioso mobilio in legno di noce, dell'ottocento. Ai piedi del letto c'era suo figlio mentre al piano di sotto sentiva un vociare concitato.

-DRACO!- urlò terrorizzata, ed ignorando il dolore lancinante alla schiena, gli si gettò al collo. –Sei vivo, sei vivo...- continuò a ripetere flebilmente ma felice. Draco l'aveva stretta a sé, le aveva carezzato i lunghi boccoli dorati, rassicurandola. Ma i suoi occhi erano spenti.
-Madre... sono qui per me...- sussurrò freddo, afferrandola delicatamente per le braccia e spostandola di fronte a sé, per guardarla negli occhi argentati, proprio come i suoi, e ricolmi di lacrime.
-Chi? Chi sono Draco? Cosa vogliono da te?- farfugliò spaesata ed agitata, mentre lo scuoteva per le spalle. Draco chiuse gli occhi con forza, per non piangere ed urlare. Narcissa urlò agghiacciata.
-I Mangiamorte madre... il Signore Oscuro è qui per... marchiarmi!- rispose con la voce spezzata dalla paura. Ed un altro urlo dilaniante fuoriuscì dalla bocca di Narcissa. Lei lo abbracciò forte al suo petto. Draco poggiò la guancia sul seno materno, avvertendone il battito ed il calore, come quando era bambino, quando tutto il dolore di un bambino, nel suo abbraccio, poteva scomparire. E pianse, sfogando la rabbia, il dolore e la paura per quanto gli fosse possibile. Stava per essere "condannato a morte" e nessuno poteva salvarlo dal patibolo.
Quanto gli mancava quel calore, quell'amore... sua madre era l'unica donna a cui era riuscito ad aprire il cuore e l'unica della quale si fidava... Draco sapeva che lei lo amava e sarebbe morta per lui. Si era sempre circondato di ragazze dai facili costumi, che si concedevano a lui un po' per il suo aspetto elegante, affascinante e dannato, un po' per il suo gran cognome da nobile e ricco purosangue. Notti di lascivia senza affetto o amore... solo sesso. Draco sapeva cosa era l'amore, quello di una madre, nulla più. Aveva conosciuto l'amicizia dopo che prima Nott e poi Zabini avevano abbattuto quel muro di cemento armato che si era eretto attorno a se. La sua educazione severa e rigida lo aveva allevato come una lastra di marmo: freddo, rigido e pungente. Sapeva di essere antipatico a molti per questo ma Merlino quanto ci aveva provato a cambiare, ma era tutto inutile. Suo padre aveva seminato dentro di lui dei principi così radicati oramai che non sarebbe stato se stesso se per tutti quegli anni non avesse sputato veleno o sentenze su chiunque.

La ragazza dagli occhi ambra ~ DrinnyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora