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Un incubo. Ecco come tutto iniziò.

La ragazza era da un tempo quasi indeterminato in un dormiveglia continuo.

Non riusciva a distinguere la luce dal buio, il male dal bene.
Ma soprattutto, i vivi dai morti.

Dicono che quando si muore, un alone nero dovrebbe avvolgerti a sé, facendo svanire il tutto, quando l'attività celebrale cessa.
Nessuno, però, ha mai detto che la tua mente, invece, va avanti. Che i tuoi pensieri, e forse anche i tuoi ricordi, sono tutto ciò che ti rimane.

Nero come il momento in cui chiudi gli occhi, solitario come un sogno che non finisce mai, solo meno vivido.
Solo una veduta senza fine di nero e silenzio. Ecco cosa vedeva.

In compenso, però, forse vi era anche un lato positivo.
Ricordava di aver toccato qualcosa di affilato, ma non sapeva specificare bene cosa, e che le aveva fatto davvero molto male. Ma quel male non durò a lungo.
Ricordava anche qualcuno che urlava e una mano calda poggiata sulla sua.

Dio, quanto le mancava quella sensazione di calore, di sicurezza.

L'unica cosa di cui era sicura, però, era che per tutto quel tempo non era mai riuscita a muoversi. Si sentiva come chiusa all'interno del suo stesso corpo, in trappola.
Inoltre perdeva costantemente la condizione del tempo: quando magari pensava di essere sicura, finiva con il ritrovarsi in un vortice di dubbi che le risucchiava tutto quel senso di certezza che pensava di avere.

Ricordava di aver provato più volte a muoversi, ma senza successo. E più ci provava, più sentiva di perdere le forze.

Poi un giorno (o una notte), quasi all'improvviso, qualcosa cambiò.
La ragazza sentì dei forti passi provenire da sopra di lei, poi nulla. Pensò di esserselo immaginato, ma qualche attimo dopo (o almeno a lei sembrò così) qualcuno le sfiorò la schiena, e qualcun altro le gambe. O forse era solo una persona? Non riuscì bene a capire.

Ricordò con certezza di essere stata appoggiata in un posto freddo. Non più caldo come il dolce letto in cui era stata per un tempo, secondo lei, infinito.
Man mano che i passi si allontanavano, man mano sentiva il suo corpo diventare più rigido. La ragazza non era più abituata a questo tipo di temperature.

Poi ricordò solo un lungo lasso di tempo vuoto, e un dolore forte al collo. O forse era la testa?
Le sembrò stupido, ma non ricordava più da cosa fosse composto un essere umano, anzi, non ricordava come fosse un essere umano. Ma come puoi dimenticare una cosa del genere?
Forse era la morte che proponeva i suoi inganni, facendola impazzire.

Già, la morte. Ora ricordava: lei era morta.

Le bastò pensare a quella parola e d'un tratto, come se qualcuno l'avesse colpita fortemente alla testa, svenne, sebbene dormisse già.

Argent || (What if) ScallisonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora