11.

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Durante i primi minuti di viaggio in macchina, nessuno dei due parlò.

Stiles, dopo essersi ricordato di chiamare Lydia per avvisarla di andare immediatamente a casa di Scott, continuò a guardare dritto davanti a sé.
Cercava di rimanere tranquillo, come se non ci fosse nessuno in macchina con lui. Come se fosse un venerdì sera normale.

Ma non lo era. No che non lo era.

Dopotutto, come poteva esserlo?
Era incredibile come fino a qualche minuto prima dell'incidente stesse andando da Lydia, mentre ora si ritrovava a fare i conti con il suo, e non solo, passato.
Letteralmente.

Sentiva il suo respiro farsi sempre più affannoso e pesante, mentre le rotelle del suo incredibile cervello giravano ad una velocità assurda, cercando di metabolizzare ciò che era appena accaduto.

L'unica cosa positiva era di essere riuscito a calmare Scott, e di non avergli detto nulla. Almeno per ora. Non se la sentiva di spiegargli ciò che stava accadendo semplicemente al telefono: voleva vederlo.

Ma per ora la sua più grande preoccupazione non era Scott, ma Allison stessa.
Erano tante le domande che saltellavano di qua e di là nella mente di Stiles, sebbene non trovasse il coraggio di dirle ad alta voce.

La ragazza, invece, continuava ad ammirare il paesaggio notturno al chiaro di luna.

Davanti a sé vide molti alberi passarle velocemente a fianco, per poi alzare lo sguardo e vedere ancora la luna piena. Quando poi decise di guardare la strada, avvertì una certa preoccupazione da parte di Stiles, che stringeva il volante con troppa potenza.

Allison si domandò se ancora sapesse guidare, anche se era abbastanza sicura che nella sua vita passata era in grado, e che le piaceva molto. Forse la rilassava.

«Non sono un fantasma.»

A sentire la voce quasi rauca della ragazza, Stiles girò velocemente lo sguardo verso di lei.

«Come?»

«Ho detto che non sono un fantasma.» ripeté Allison «Puoi anche smettere di essere così teso.» 

Il moro ammise a sé stesso di aver avuto, solo per un attimo, il timore che Allison fosse una specie di fantasma che solamente lui potesse vedere. In effetti, tutto era possibile a Beacon Hills.

«Scusami.» mormorò Stiles.

Allison lo fissò.
Ora il ragazzo stava guardando attentamente la strada, ma sapeva pure lei che moriva dalla voglia di farle tante domande.
Ora che ci pensava, lo ricordava un ragazzo abbastanza curioso.

«E' vero, sono morta. E, a giudicare dal tuo sguardo, deve essere successo tempo fa.»

Stiles, che ora la stava guardando attentamente negli occhi, annuì.

«E' stato un incidente.» disse Stiles, quasi come per paura di doversi giustificare.

Allison, che avvertiva un certo pentimento nel ragazzo, cercò di sorridergli.

«Lo so.»

Stiles si girò a guardarla, quasi allibito da quelle semplici parole.
Ma non riuscì a dire niente: forse era dovuto al fatto che tutto il suo corpo stava tremando, ancora impietrito da aver accanto a sé Allison Argent in carne ed ossa.

«Quanto tempo è passato?» domandò la ragazza.

A Stiles non ci volle niente per capire a cosa si stava riferendo.

«Due anni.» mormorò, quasi come se avesse confessato.

Allison rimase un attimo senza parole, quasi come se il cuore le si fosse fermato di nuovo.

Solo due anni? 

Due anni da quando aveva respirato per l'ultima volta, da quando era morta, da quando poteva ancora provare dei sentimenti.
O da quando poteva divertirsi, parlare e vivere come un essere umano.
Erano passati solamente due flebili anni. Ma a lei non sembrava per niente così.
No, non poteva essere. Era rimasta così tanto da sola, al freddo e al buio, che non poteva essere così poco tempo.

Altro che due anni. A lei sembrava un'eternità.

Argent || (What if) ScallisonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora