Allison si mise in piedi.

In un attimo, ebbe un sussulto, per poi sentire la testa scoppiare: un vortice di flash improvvisi e senza senso crebbero nella sua mente piena di caos.
Era come se arrivassero centinaia e centinaia di informazioni in troppo poco tempo, senza controllo.

La ragazza riuscì a vedere, in tutta quella confusione di idee, qualcosa di familiare.
Un ragazzo, non troppo alto e neanche troppo muscoloso, proprio davanti a lei.

I primi flashback erano solamente sguardi, dove il ragazzo aveva la testa praticamente rasata sembrando quasi un bambino.
Ricordò di vederlo sempre assieme ad un altro ragazzo, il cui nome non le sovveniva.
Sapeva, però, che era il migliore amico di una persona a lei cara, forse dello stesso ragazzo che  non riusciva a ricordare.
Tralasciando il ragazzo, dalla sua mente riaffiorarono flashback dove ricordò di averci anche parlato, e più di una volta.
Ricordava, inoltre, che il suo aspetto era diventato più da uomo, e non da semplice adolescente quale era.

Riuscì persino a vedere una scena, sebbene durasse pochi minuti.

Allison si trovava dentro ad un edificio.
Sentiva l'acqua scorrere e l'odore di sudore maschile che dominava in tutta la stanza.
Ricordò di chiamare qualcuno, qualcuno per cui era molto preoccupata. Poi la scena si interruppe e venne sostituita da un'altra: questa volta non era più così preoccupata, ma felice.

Sembrava quel genere di felicità e passione che si prova quando baci qualcuno.
E forse lei lo aveva fatto. Aveva appena baciato una persona.

Ricordò di aver sorriso e di essersi avviata fuori dalla stanza, ma prima era riuscita a vederlo.
Era proprio lui, il ragazzo che ora la stava fissando con aria scioccata.
Era nascosto dietro una specie di armadio dove, per sua sfortuna, Allison riusciva benissimo a vederlo comunque.
Ricordò di averlo salutato, non riuscendo a trattenere una risata, e ricordò di essere stata ricambiata con imbarazzo.
Poi il tutto svanì.

Ad un tratto, ricordò che, oltre a starle simpatico, aveva anche un nome strano.

«Stiles?» mormorò la ragazza, poco convinta.

Il moro davanti a lei era letteralmente con la bocca spalancata. Si riusciva benissimo a intravedere lo sguardo scioccato e quasi spaventato.

«Sì. Sono io.» disse, dopo essersi ripreso.

Allison accennò un piccolo sorriso, per poi lasciarsi scivolare addosso quell'enorme sospiro che teneva da quando l'aveva visto.

Non ne era ancora certa, ma sentiva il bisogno di fidarsi di Stiles.  

«Dio mio, stai congelando.» disse Stiles, per poi avvicinarsi velocemente alla ragazza. Ma quando fece un passo verso di lei, Allison ne fece due indietro. 

Il moro si rese conto immediatamente che Allison aveva paura di lui.

Stiles allora mise le mani avanti. Come si fa quando c'è un cane troppo aggressivo o quando ti puntano una pistola addosso.

«Di me ti puoi fidare.» disse il ragazzo, ma Allison non riusciva: probabilmente era tornata nel mondo dei vivi da sì e no qualche ora e si sentiva costantemente in allerta.

Non voleva morire di nuovo. E dato che ricordava che Stiles era uno dei principali motivi per cui era morta, preferiva non rischiare.

«Ok, facciamo così.»

La voce calma e pacifica di Stiles risvegliò Allison da quel ricordo freddo e buio della sua morte.

«Tieni.» disse, dopo essersi tolto la felpa e la giacca.

«Sebbene sia estate, queste sere sono alcune delle più fredde a Beacon Hills. Quindi, se non vuoi ammalarti, ti conviene indossarla.»

Allison fissò intensamente negli occhi Stiles, che rimaneva impietrito con le braccia verso di lei, per darle i suoi indumenti.

Il ragazzo comprendeva, da un lato, perché non si fidasse: sebbene avesse così tante domande nella testa, doveva assolutamente capire cosa le fosse successo.

Dall'altro, però, si sentiva quasi deluso.
Erano amici da così tanto tempo, e ora lei sembrava provare solamente terrore per il giovane Stilinski.

Ma la cosa che più lo torturava era il fatto che Allison fosse lì, davanti a lui, viva e vegeta.

Insomma, era sicuro che fosse morta.
Ricordava benissimo che Allison era tra le braccia di Scott quando chiuse gli occhi per un ultima volta, mentre lui stava morendo lentamente sotto l'edificio.

In un attimo ricordò perfettamente anche l'urlo di Lydia.
Pensò che molto probabilmente non se lo sarebbe mai scordato, come il peso al cuore con cui aveva imparato a convivere.

L'urlo di Lydia era stato terrificante.
Fu un urlo così disperato, disumano che era riuscito a lacerargli il cuore, oltre all'anima.

Argent || (What if) ScallisonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora