(capitolo 15) Addestramento: si continua

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Heda si girò verso Clarke e ordinò "oggi inizierai con la ricerca delle piante, poi passerai agli esercizi."

Heda notò che Clarke aveva attaccato alla vita il coltello che gli aveva regalato. "poi proseguiremo con la caccia. E nel pomeriggio inizieremo con i combattimenti. Ti insegnerò ad usare il bastone, e il tuo corpo".

"aspetta...il mio corpo? Lo so già usare soprattutto su di te, mi sembra di avertelo già dimostrato"

Sulle guance di Heda comparve un leggero rossore che non riuscì a nascondere "Clarke" l'ammonì.

"scu... no dimenticavo un combattente non chiede mai scusa" la provocò con un sorriso sulle labbra.

"hai letto il manuale delle piante?" chiese cercando di cambiare argomento

"sì, un po' sta mattina presto, prima di uscire a correre" rispose.

"bene, allora vai nel bosco e vedi di tornare con qualcosa in mano questa volta" disse brusca

Clarke fece il gesto militare e disse "a gli ordini" e partì in direzione del bosco.

Lexa in assenza di Clarke si prese un momento, chiuse gli occhi e immaginò il corpo caldo di Clarke che si muoveva sul suo. Riaprì gli occhi, e si ritrovò a muovere la testa a destra e sinistra, quella ragazza la faceva impazzire. E gli scappò un sorriso. Certo Clarke sapeva usare benissimo il suo corpo, e come se lo sapeva usare, ma nel combattimento era tutta un'altra cosa. Non vedeva l'ora di insegnargli a combattere. Sorrise di nuovo.

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Mentre Clarke era nel bosco Lexa ne approfittò per stare con il piccolo Leo. Si mise a giocare con lui, stava crescendo così in fretta.

Lexa prese delle foto che aveva portato con sé. Le aveva rubate a Clarke di nascosto. Raffiguravano Selene. Si mise a scorrerle tra le mani. Selene al laboratorio, Selene che si prendeva cura dei suoi pazienti. E poi ce nera anche una con loro due che parlavano. Una improvvisa tristezza entrò dentro di lei.

Da quando lei era diventata comandante e Selene guaritrice si erano un po' allontanate. Troppo impegnate, ma c'erano sempre l'una per l'altra. Nella vita si pensa sempre di avere tempo, ma poi si scopre che la vita il tempo te lo ruba, privandotene all'improvviso. Per fortuna ci si può sempre aggrappare ai ricordi, quelli almeno non te li porta via nessuno. E finché campi le persone che hai perso saranno sempre con te, vivranno in te.

Quante cose si sarebbero potute ancore dire e quante ne avrebbero potute fare. Quante risate si sarebbero ancora fatte insieme. Ricordava la sua risata, fin da piccole si raccontavano delle storie buffe per ridere. Gli piaceva farlo. Ridere. Ma non una risata di quelle che fai per circostanza, una vera risata di quelle che ti vengono dal cuore.

Quel meraviglioso sorriso lo rivede ogni volta in Leo. Gli assomiglia molto. Anche i capelli biondi e gli occhi chiari li prende da lei. Avrebbe cresciuto lei Leo. E lei e Clarke sarebbero state le loro zie. Ma purtroppo la vita non gli ha dato questa possibilità.

Continuò a scorrere le foto una catturò la sua attenzione, Selene sorridente in mezzo alle piante. Sorrise. Clarke ci sapeva fare sia con i disegni che con le foto. Prese quest'ultima foto e la mostrò al bambino dicendo "guarda piccolo. Lei è Selene, la tua mamma" si perse di nuovo nei suoi pensieri.

Ricordò quando i primi tempi Clarke se ne andava in giro con uno strano oggetto in mano. Tutti la guardavano male. E Titus non era affatto contento. La riprendeva in continuazione, ma lei come se niente fosse continuava imperterrita. Finché un giorno una paziente durante le visite si mise a urlare "cos'è quel oggetto infernale?" attirò l'attenzione di tutti, così mi avvicinai per vedere. Clarke si girò verso di me e mi sorrise poi si girò verso la donna che aveva parlato e rispose "è un oggetto che ferma il tempo". Titus dopo l'accaduto mi riprese dicendo che avrei dovuto parlarle. Così quella stessa sera quando eravamo da sole in camera, affrontai l'argomento più per curiosità che per altro. Così chiesi "cos'è in realtà?" indicando l'oggetto in questione. Le mi sorrise e disse "è una macchina fotografica. Serve per scattare delle foto. Non c'è niente di male. Ti faccio vedere" disse mentre la prendeva. Poi aggiunse "sorridi". Ad un tratto mi sentì un po' stupida ma sorrisi lo stesso. E una luce proveniente dall'oggetto quasi mi accecò. Poi mi fece vedere il risultato, era una semplice foto. Come un ritratto. Clarke aveva ragione non c'era niente di male. Così decisi di lasciarla continuare, assistendo così ai numerosi borbotti di Titus.

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