(Capitolo 43) Jus drein jus daun

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Clarke e Lexa cavalcarono fino al rifugio dei ribelli, al di là delle montagne. Non era molto lontano dal campo di battaglia.

Arrivati, smontarono da cavallo. C'erano diverse tende. E come era stato comunicato loro c'erano solo cinque uomini. Quattro pattugliavano il perimetro e l'ultimo era vicino all'entrata della tenda più grande, dove c'era lei.

"d'accordo, Clarke tu prendi i due di sinistra e io i due di destra. L'ultimo lo attiriamo verso di noi facendo rumore, ok?" chiese

"ok" rispose

"Clarke..." la chiamò

"usa l'arco, è più silenzioso...sì lo so" disse al suo posto

Lexa si limitò a sorridere

Poi si allontanarono ognuno in direzione opposta.

Clarke usò l'arco colpendo i due uomini, silenziosamente, prima uno e poi l'altro. Che stramazzarono al suolo senza accorgersi di nulla, impotenti.

Lexa invece ci mise di più...uno degli uomini sentendo un tonfo si voltò dando le spalle al suo nemico. Lexa uscì, dal cespuglio, il suo nascondiglio, e mise una mano davanti alla bocca dell'uomo per impedirgli di avvertire gli altri. E con l'altra estrasse il pugnale e gli tagliò la gola. Prese il corpo e lo spostò, in modo che il secondo uomo nel vederlo potesse dare l'allarme. Lo nascose ma così facendo mosse le foglie, del cespuglio, che attirarono l'attenzione dell'altro uomo, che si avvicinò..Lexa uscì fuori e lo pugnalò allo stomaco. L'uomo cadde a terra e Lexa lo colpì di nuovo.

Adesso rimaneva solo l'ultimo che stava vicino all'entrata. Lexa fece segno a Clarke di non intervenire. Clarke annuì.

Lexa fece rumore per attirarlo verso di sé. L'uomo si avvicinò per controllare. Lexa lo prese alle spalle, tappandogli la bocca. Lo scaraventò a terra

"Lei è dentro?" chiese

L'uomo impaurito, annuì.

Intanto Clarke l'aveva raggiunta

"e la ragazza?" chiese ancora Lexa

"non è qui" rispose

L'uomo tremò, sapeva che era arrivata la sua ora.

Clarke prese il suo arco e freccia e scoccò.

"Clarke tu cerca la tua amica qui intorno, può anche aver mentito. Io mi occupo del resto" disse e si girò verso la tenda.

Lì vicino c'era del fuoco, acceso per riscaldarsi dal freddo, prese una torcia e diede fuoco alla tenda.

La sua avversaria. Scappò impaurita verso fuori. Guardandosi intorno per capire chi avesse osato tanto. E la vide.

Lexa era lì, che la fissava.

Finalmente le due erano faccia a faccia.

"comandante" esordì ridendo

"Ontari" disse Lexa tra i denti

"non mi sorprende vederti qui, ancora viva. Come immaginavo quei tonti hanno fallito. D'altronde non bisogna mai mandare un uomo a fare un lavoro da donna" disse ridendo

"TU..." disse furiosa "...hai mandato quegli uomini a morire. Li hai usati. Hai terrorizzato tutti. Hai causato morte e distruzione. Hai spinto il tuo popolo a lottare contro se stesso. Li ha spinti gli uni contro gli altri. Non meriti di vivere. Non sei degna di essere il loro comandante" disse estraendo la spada

"pensi davvero di potermi fermare?" disse ridendo ed estraendo a sua volta la spada

"l'ho già fatto. Non ti è rimasto più niente. Sei rimasta da sola ormai"

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