(capitolo 5) Tensioni.

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Il giorno dopo Lexa era distrutta e stava riposando un po', sulla coperta rossa. Clarke decise che avrebbe provato a parlare con lei più tardi. Così fece per alzarsi. In quel momento Lexa aprì gli occhi e disse "resta".

Clarke si girò verso di lei, non sapeva cosa rispondere "Lexa io..." ma lasciò la frase a metà perché Lexa la interruppe "shshsh...non qui, non litighiamo proprio qui" disse mentre si alzava e si dirigeva verso la sua camera. Clarke raccolse la coperta e la seguì.

Clarke posò la coperta nell'armadio, lo richiuse "Lexa..." provò a dire, ma ancora una volta Lexa la interruppe "sai cosa hai fatto ieri?" chiese. "non capisco, di cosa parli?" chiese a sua volta Clarke. "del tuo gesto di ieri, alla cerimonia" rispose Lexa. "continuo a non capire" disse Clarke. "te ne sei andata senza porgere un saluto al comandante" disse per poi aggiungere "sai come la vedono al consiglio?" chiese per poi rispondersi da sola "come una mancanza di rispetto, hai voltato le spalle al comandante. Dicono che dovrei punirti per questo..." disse Lexa guardandola in faccia per vedere la sua reazione.

Ma la reazione di Clarke la spiazzò. Clarke fece una mezza risata. Lexa la guardò accigliata e chiese "la cosa ti diverte?". "no" rispose subito Clarke e poi aggiunse "ma sai una cosa? non me ne frega niente del consiglio...è davvero di questo che vuoi parlare?" chiese alla fine.

"e di cos'altro vorresti parlare?" chiese anche se sapeva già la risposta e si allontanò da Clarke per non guardarla negli occhi.

"ma non saprei per esempio del bambino di Selene o di come ti senti" disse guardando la sua schiena.

"sto benissimo Clarke" mentì poi aggiunse "per quanto riguarda il bambino, non c'è lo voglio qui".

"non dici sul serio...Lexa so che sei arrabbiata, so che stai soffrendo...ma è solo un bambino. Lui non c'entra nulla con la morte di Selene. Era malata molto probabilmente sarebbe morta comunque. E ha fatto una scelta, una scelta che tu in quanto sua amica dovresti rispettare. In punto di morte ti ha chiesto di occuparti di suo figlio, ha scelto te. So anche che è impossibile che per te questo non conti nulla, ti conosco. Mostrami la Lexa di cui mi sono innamorata, la Lexa coraggiosa. Non ti sto dicendo di mettere da parte il tuo dolore, ma di condividerlo con me, di superare tutto questo insieme, e di amare questo bambino. Io ho fatto una promessa e intendo mantenerla. Adesso vado via, ma quando tornerò non sarò da sola, che ti piaccia o no lui starà con me" disse Clarke prima di lasciare la stanza.

Lexa rimase spiazzata dal discorso di Clarke. Quelle parole avevano colpito Lexa come un pugno in pieno stomaco. Una pugnalata al petto avrebbe fatto meno male. Ma non voleva pensarci, non ora. Si vestì e andò al villaggio Marte per l'allenamento, aveva bisogno di distrarsi.

Uscita da palazzo come una furia, montò a cavallo e si diresse a galoppo verso il villaggio Marte. Radunò alcuni uomini e i futuri comandanti. E diede inizio ad un allenamento severo. Con loro fu dura, spietata. Si allenarono tutta la giornata, senza riposo, il comandante era instancabile. Riuscì a batterli tutti, più volte e chi si faceva avanti veniva a sua volta battuto. In serata si arrese, decise di lasciarli andare e tornò a palazzo. L'allenamento era servito, per un po' aveva tenuto la mente occupata, ma adesso i pensieri si erano di nuovo insinuati nella sua testa.

Quando arrivò a palazzo andò dritto nella sua camera, prese la sua coperta rossa e se la portò suo viso, la odorò portava ancora il profumo di Clarke, quante cose erano successe su quella coperta. Quante notti avevano passato insieme, quanti ricordi. Poi andò al rifugio, e mise la coperta per terra e si sdraiò. Gli occhi ricaddero subito sulla stella di sua madre ASTREA.

La morte di Selene aveva riaperto una vecchia ferita. In quel periodo stava rivivendo tutto il dolore e la sofferenza patiti per la morte di tutta la sua famiglia. La malattia della madre, i fratelli che venivano uccisi, e suo padre durante il combattimento, uscitone vincitore, ma non era bastato. L'immagine di suo padre che perdeva tutto quel sangue, non c'è l'aveva fatta, era morto anche lui. Poi la morte di Costia e adesso anche Selene.

Chiuse gli occhi era troppo, strinse la coperta nella mano, con rabbia. In quel momento, sentì la mancanza di Clarke delle sue carezze, i suoi baci, avrebbe voluto tanto abbandonarsi tra le sue braccia. Chi sa cosa starà facendo? Ma certo si starà prendendo cura del bambino, pensò. Si scoprì essere un po' gelosa chi sa se stava pensando anche a lei, si chiese. Pensare a Clarke l'aveva calmata. La notte precedente non aveva chiuso occhio, anche se non era stanca decise di riposare un po'.

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5 mesi dopo...

È incredibile come il tempo voli così in fretta, erano già passati ben 5 mesi. Clarke e Lexa da quel giorno non si erano più parlate. Ogni tanto capitava che si incontrassero per strada, ma si limitavano a guardarsi niente di più. Ognuno poi tornava a suoi doveri.

Intanto Lexa metteva a tacere tutte le voci che sentiva sul conto di Clarke, che avesse fatto torto al comandante...che l'avesse abbandonata...ecc. Queste voci così stupide la facevano andare sui nervi.

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Una sera tornata stanca dai suoi molti impegni Lexa prese la coperta rossa e decise di andare nel rifugio. Ultimamente aveva trascurato quel posto, andare lì era una cosa sua, personale. Che aveva deciso di condividere solo con Clarke. Non l'aveva mai fatto prima e si domandò il perché era successo. Si rimproverò e si ripromise che questo non sarebbe più accaduto.

Come al solito sistemò la coperta e si sdraiò. Clarke le mancava terribilmente. Si mise a guardare le stelle. Quella di sua madre ASTREA che come al solito brillava nel cielo, era stupenda.

Poi la notò, un'altra stella. Era sbucata così dal nulla proprio vicino a quella di sua madre.

Non brillava come quella di sua madre, Selene, ma certo è la stella di Selene, pensò.

E non brilla a causa mia, pensò di nuovo Lexa. Gli vennero in mente mille dubbi. Ripensò alle parole di Clarke.

Sì Clarke aveva ragione, Selene gli aveva chiesto di occuparsi di suo figlio. E lei non lo stava facendo. Stava deludendo la sua migliore amica, stava tradendo la loro amicizia. Stava sbagliando, stava sbagliando tutto.

Aveva permesso di nuovo al dolore di accecarla. Lexa si era resa conto che aveva fatto un grosso errore.

Il giorno dopo sarebbe andata da Clarke, doveva rimediare, doveva parlare con lei, e sperare nel suo perdono.        

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