Capitolo 3

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L'incontro con quel ragazzino per Derek era come fosse stato un sogno, qualcosa che a ripensarci il giorno dopo ti sembra così assurdo.

Era andato lì al ponte con l'intento di mettere fine alla sua vita, e si è ritrovato in poche ore ubriaco, senza maglia e con un ragazzino che non faceva altro che parlare, nelle sue stesse condizioni.

Quando era tornato a casa, verso le sei di mattina, aveva trovato Peter, suo zio, nel suo loft. Derek era tornato da poco a Beacon Hills, poichè dopo la morte di parte della sua famiglia suo zio aveva portato lui e sua sorella ad abitare in un'altra città.
Per non rivivere quei ricordi, ma ormai Beacon era come la sua vera casa.

Peter non viveva con lui, e nemmeno sua sorella, ma spesso veniva a trovarlo a sorpresa, giusto quando non trovava nulla da fare di meglio che infastidire il nipote.
Ovviamente era entrato in possesso di un paio di chiavi dell'appartamento- Derek non voleva neanche sapere come- così una volta se l'era ritrovato in case alle tre di notte, e lo zio si era giistificato dicendo che veniva da una festa in discoteca poco vicino, perciò già che c'era...

Purtroppo Derek deve sopportare la presenza spesso sfiancante dello zio nella sua vita, ma sa che si interessa a lui solo perché ci tiene.
Derek non sa se Peter avesse mai intuito che lui non riesce più a vivere così, ma forse ora che ci pensa meglio è proprio per questo magari che si fa vedere così di frequente.

Ovviamente Peter quella mattina aveva subito presupposto che Derek avesse avuto una nottata di follie, e per questo avesse la maglia al contrario e delle occhiaie abbastanza evidenti.

Peccato che Peter intendesse ben altre follie, e Derek non era riuscito a convincerlo che non era così, soprattutto perchè altrimenti avrebbe dovuto raccontargli del vero motivo per cui si trovava su quel ponte.

Ora é passato più di un mese, e Derek spesso ripensa a quegli occhi nocciola, e a quanto fossero morbidi i suoi capelli. Se lo ricorda perfettamente, nei minimi dettagli, come se la sua immagine non potesse mai sbiadire nella sua mente.

Come potrebbe dimenticarselo?
Se non l'avesse incontrato non sarebbe qui a raccontarlo.
E spesso si domanda se sia stato meglio oppure no, ma la promessa ormai l'ha fatta.
Certo, potrebbe anche non mantenerla, alla fine non conosce neanche quel ragazzino, e probabilmente non lo rivedrà più, ma si sente come se fosse una sorta di suo obbligo, restare fedele ad essa.

Non che abbia mai amato, e ammettiamo che non ha neanche provato più di tanto a cercare qualcuno, ma sta cercando di tirare avanti, nonostante ogni mattina spesso non trovi facilmente la voglia di alzarsi e di trascorrere la giornata come ogni dannato giorno.
Semplicemente non ha trovato qualcosa per cui vale la pena vivere, e dubita accadrà mai, ma almeno ci prova a resistere, dannazione.

E gli incubi sono sempre quelli, puntuali come la morte, e a volte sembrano così reali.
In questo modo i sensi di colpa non fanno che perseguitarlo durante tutta la giornata. A pensare alla vita che potrebbe avere Laura se ora non fosse morta, e a come sarebbero invecchiati i suoi genitori. Pensieri autodistruttivi.

In questo momento si trova in un bar, e sorseggia con calma un caffè. Ultimamente cerca di dormire più del solito, giusto per passare del tempo e svegliarsi riposato.

Anche perchè adesso ha trovato un lavoro: fará il professore di matematica.
Ha sempre amato la materia, ed é quindi risultato essere subito il candidato perfetto, soprattutto grazie ai risultati ottenuti nel college.
Ci sono meno di una decina di college a Beacon Hills, e alla fine ha deciso di presentarsi in quello più comodo per lui.

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