capitolo 45

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P.O.V's Sabrina
Sono passati dieci giorni, da quando mio padre è in coma, oggi se non reagisce gli toglierannò tutti i tubi che l'ho aiutano a respirare,  sono distrutta, come farò senza mio padre?,  mi mancherà molto, è stato l'unico genitore, che quando gli ho detto che sono incinta, era contento,  mi ha appoggiato nella mia scelta di tenere i bambini, è adesso? Cosa farò senza di lui?,  mi mancherà da morire, perderò mio padre, non ci voglio pensare.
Tra circa 15 minuti, cambierà tutto.

Sto andando all'ospedale, in questi dieci giorni, mi sono stati tutti vicini, anche Francesca e Davide, nonostante i loro gravi problemi, sono disperati, Francesca non può è non potrà mai avere figli,  ha un grave problema, che non si può curare.

Sono arrivata, mia mamma è qua dalla mattina alla sera, non va più a casa per non lasciare mio padre solo, o senza di lei, dice che se si sveglia è non la vede, rimane male.

"Ora cacceremo tutti i tibi, se non reagisce, non c'è più niente da fare, non possiamo tenerlo per sempre in coma" disse il dottore.
Io, mia madre e mio fratello scoppiammò in pianto, si vedeva che mio fratello cercava di non piangere ma non ci riusciva.
Cacciarono tutti i tubi ma mio padre non diede segno di vita.
"Non c'è l'ha fatta" disse il dottore, come se non c'è ne fossimo accorti anche noi.
Sono rimasta molto male, mi sono soltanto illusa, pensando che poteva tornare a ridere e scherzare con noi.

Vidi in lontananza arrivate Claudio,  mi abbracciò forte, capì subito quello che era successo, si vedeva dai miei occhi, cercava di non piangere ma qualche lacrima gli scendeva dagli occhi l'ho stesso.

Appena mi sentì di parlare chiesi a Claudio: "i bambini dove sono?".
"Ho chiamato i miei genitori per guardarli, non ti volevo lasciare sola in questo monento". Disse, aveva gli occhi lucidi.
"Vuoi andare a casa?" Aggiunse.
Io annuì,  accompagnammò mio mamma e mio fratello a casa  è andammò e casa nostra,eravamo tutti distrutti.

Appena entrai in casa, subito la mamma di Claudio venne ad abbracciarmi.
Poi i bambini iniziarono a chiamarmi per giocare con loro.
Non mi potevo far vedere debole davanti ai bambini, cercai di sorridere, di distrarmi, di far di tutto per non farmi vedere debole ,sono bambini ma capiscono più di quello che pensiamo.
Lo guardai giocare fino a ora di pranzo, dopo pranzo andai a sdraiarmi, cercai di pensare ad ad altro, ma qualsiasi cosa pensavo mi ricordava lui.

Ti amerò per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora