CAPITOLO VENT'OTTO

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Ero già al terzo bicchiere e lo sapevo che non mi faceva bene bere, anche perché non reggevo granché, ma quella sera ne avevo proprio bisogno. L'avevo visto in tutta la sua bellezza e quando aveva cercato di avvicinarsi me l'ero data a gambe, spaventata da nemmeno io so cosa.

Avevo paura, sì, perché sapevo che probabilmente mi avrebbe scaricata definitivamente quando avrebbe avuto l'occasione di parlarmi o, ancora peggio, mi avrebbe confessato chissà cosa e non andava bene, in nessuno dei due casi, perché io ero persa per lui, ma lui era impegnato, con una mia amica per di più.

E questo lo rendeva decisamente 'off limits', ma non per me che, da brava cretina, me ne ero innamorata e non riuscivo più a pensare a nient'altro che non fossero le suo iridi verdi e misteriose, che mi avevano stregata dalla prima volta che le avevo intraviste attraverso le lenti dei miei occhiali da sole quello sfortunato pomeriggio d'estate.

Mandai giù tutto il contenuto del bicchiere in una sola volta e quando lo posai sul bancone, alzai lo sguardo verso la folla e lo intravidi al fianco di una bionda ossigenata che mi guardava. Chissà da quanto tempo era lì che mi osservava?

Un brivido mi attraversò la schiena, presi la borsetta e mi avviai verso il bagno, avvertendo Thomas che sarei andata al tavolo dove ci aspettavano i nostri amici appena avrei finito.

Gli lanciai un ultimo sguardo, mentre ancora mi osservava dalla pista con al fianco quella che si era rivelata la sorella di Lee, sperai che mi seguisse, ma anche che non lo facesse. Non sapevo nemmeno io quello che volevo, quel ragazzo mi aveva scombussolato del tutto.

Non feci in tempo ad arrivare alla porta del bagno che una mano si strinse al mio braccio e riconobbi il proprietario dalle familiari farfalle che mi si levavano in volo nello stomaco appena lui mi sfiorava.

Mi portò nel corridoio al fianco delle porte di servizio dove entrava il personale, lì le decorazioni non c'erano e riconobbi le familiari pareti nere con alcune sfumature blu e viola che avevo sempre visto in quel locale.

Passai in rassegna ogni persona o dettaglio che vi era in quel corridoio, pur di non guardarlo negli occhi e perdermi in quei pozzi. Era ciò che volevo, ma, allo stesso tempo, era quello che mi spaventava di più, perché sapevo che avevano un enorme potere su di me.

-Marta, per favore guardami-

Spostai velocemente lo sguardo dalle pareti ai suoi occhi, ma subito dopo lo distolsi come scottata, non avevo il coraggio di guardarlo ancora, perché sapevo che quando i suoi occhi avrebbero incontrato i miei chiedendogli perdono, non avrei aspettato nemmeno un secondo prima di buttarmi di nuovo tra le sue braccia, perdonandogli anche il peggiore dei peccati.

Mi si avvicinò e trattenni il respiro, sentendo il suo, che sapeva sempre di menta, sulla pelle. Mi portò due dita sotto il mento, spostando il mio volto verso il suo e incatenando i nostri sguardi. Così che mi fosse impossibile resistergli.

-Perché mi hai ignorato per settimane?- 

Tre settimane e due giorni, se vogliamo essere pignoli.

Davvero mi stava ponendo la più stupida delle domande? Era ovvio il motivo, o almeno per me, possibile che non ci fosse arrivato? Non lo reputavo così stupido, pensavo che almeno la causa di tutto l'avesse intuita, siccome era lampante.

Questo ragazzo ha lo spirito investigativo di Harry e Ron, miseriaccia.

Sospirai e cercai di calmarmi per evitare di rispondergli male, ma perché cavolo mi stavo trattenendo?

-Davvero non lo sai? Non ci hai nemmeno pensato che magari è perché sei stato un menefreghista e, dopo avermi baciato, hai risposta alla tua attuale ragazza chiamandola amore, dopo quello che avevi fatto, perché eri stato tu a fare tutto quanto- finii con l'urlarle queste parole, tanta era la rabbia e la frustrazione che avevo represso in questi giorni.

-Ex ragazza- tenne a precisare il cretino, dimostrandomi che non aveva capito  nulla di quello che gli avevo detto e che, per lui, la cosa importante era sottolineare il fatto che ora fosse single e quindi che fosse tornato di dominio pubblico. Probabilmente la sorella di Thomas ne aveva anche già approfittato, maledetta.

-Non mi interessa, non è questo il punto- anche se, effettivamente, fosse fondamentale e mi desse un po' di speranza. -mi hai usata e poi non te n'è importato nulla, sei stato indifferente fino a stasera, che cosa è cambiato ora, dimmi?-

Lui sospirò e sbuffò, come se stesse avendo una conversazione ovvia con una persona stupida e ostinata a non voler capire anche la più semplice delle cose, e io non lo ero affatto.

-Ti ho guardata per tutto questo tempo-

-Non bastano degli sguardi, sono i fatti quelli su cui si basa tutto-

-Ti ho provato a parlare qualche volta-

-Qualche volta, appunto-

Si zittì, probabilmente aveva finito le scuse.

-Non ho altro tempo da perdere, quindi, se permetti, io me ne vado- mi incamminai per il corridoio fin quando le sue braccia non mi afferrarono per i fianchi, girandomi e mettendomi spalle al muro. Si avvicinò lentamente e sentii ogni più piccola parte di me fremere.

Non desideravo altro che riaverlo per me, era tutto ciò che volevo e che, in quel momento, avevo l'occasione di avere. Il suo viso era sempre più vicino al mio e le sue mani erano sulle mie guance. Me le accarezzava, facendo attraversare così tutto il mio corpo da mille brividi.

-Mi sei mancata Marta, sei indispensabile e questi 23 giorni senza di te sono stati terribili, non passavano mai e ogni giorno aspettavo un tuo messaggio che non arrivava mai- mi passò una mano tra i capelli, spostandomi una ciocca dietro l'orecchio e guardandomi intensamente, facendomi arrossire.

-Mia madre ha voluto che le raccontassi tutto, perché diceva che non riusciva a capire il perché fossi sparita e non ti facessi vedere nemmeno dalla finestra di casa nostra se non con la scorta intorno e, quando le ho raccontato a grandi linee quello che era successo, si è rifiutata di parlarmi per un giorno intero- sorrido all'idea di Jane arrabbiata con il figlio.

-Sei davvero troppo importante e lo so che non ho fatto nulla per dimostrartelo, ma vali troppo perché ti lasci andare per una sciocchezza simile-

Aveva rovinato tutto, se prima ero tra le nuvole ora ero sottoterra, per lui tutto quello che era successo quel pomeriggio era una sciocchezza e non aveva alcun valore, mentre per me ne aveva fin troppo.

Lo spinsi via e me ne andai, chiamando Jona e chiedendogli di venirmi a prendere. Quando fui in macchina con mio fratello mandai un messaggio ad Anna avvisandola che ero andata via e che l'avrei chiamata l'indomani raccontandole tutto.

Jona aveva già capito, senza che dovessi dirgli nulla e mi aveva accompagnato in camera sua, dove c'era anche il mio pigiama perché ormai passavo più notti lì che nella mia stanza.

BEEEH, doppio aggiornamento, AMATEMI.

Dovevo fare qualche riferimento a Harry Potter, scusate ma è stato più forte di me.

Comunque, fatemi sapere che cosa ne pensate e se vi è piaciuto. Il nostro viaggio insieme sta per finire e mi dispiace così tanto, ma sono anche così felice di essere riuscita a quasi concludere questo percorso.

kiss kiss Gossip Girl

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