CAPITOLO DICIASSETTE

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Erano passate due settimane da quel pomeriggio fuori e ancora ne ricordavo ogni singolo istante. Eravamo riusciti nell'impresa, eravamo rimasti solo amici e avevamo imparato a conoscerci e sopportarci, anche se spesso litigavamo come una vecchia coppia sposata da anni.

Mi era difficile vederci una coppia, ora che ci conoscevamo così bene e lui non sembrava più così tanto impossibile. Era davvero affascinante e le farfalle nello stomaco continuavano ad esserci quando lui mi era accanto, ma non ci potevo fare nulla.

Eravamo sempre più vicini e i brividi, quando c'era lui, non mi abbandonavano mai.

Anche in quel momento era al mio fianco, che mi stringeva una mano, cercando di darmi un po' di forza. Stavamo partendo dal nostro posto al mare, salutando i nostri amici e dandoci appuntamento alla prossima estate.

Era tutto perfetto, con la mano nella sua, pronta ad affrontare un nuovo anno scolastico. Sarebbe stato un sogno.

In pochi istanti il nostro legame si sciolse, la sua mano lasciò la mia per cingere i fianchi di qualcun'altra. Non avrei mai creduto, dopo averlo conosciuto bene, che sarebbe stato capace di impegnarsi seriamente con una ragazza e invece eccolo lì, tra le braccia di Gaia.

Si erano messi insieme dopo qualche giorno da quel pomeriggio, all'inizio era difficile sopportarli, ma poi ci avevo fatto l'abitudine e mi ero rassegnata.

Dopo aver staccato le sue labbra da quelle di Marco, avergli fatto mille raccomandazioni di lasciar perdere qualsiasi milanese ci avesse provato, era passata a me. Mi aveva abbracciato e una lacrima aveva bagnato il suo viso, nonostante quello che era successo avevamo legato tanto ed era diventata una persona importante per me.

Poi avevo abbracciato Lorenzo, Federico e Riccardo, la piccola Alice e Maria, nessuna delle due voleva lasciarmi andare, ma alla fine si erano rassegnate entrambe. Ci eravamo scambiate i numeri e avevamo già creato un gruppo solo noi tre.

*  *  *

Il mio posto in macchina tra mio fratello e il mio nuovo amico non me lo avrebbe rubato nessuno. Mi ero subito seduta nel sedile in centro e avevo poggiato la testa sulla spalla di Jona, concedendo una cuffietta e quell'altro scemo.

Il viaggio era passato in un attimo, avevo dormito tutto il tempo e non c'era stato verso di svegliarmi, se non per pranzo. 

Appena arrivati a Milano avevo scoperto che Marco avrebbe occupato la casa alla fine della nostra via, il che rendeva tutto più semplice, sia rubargli qualche passaggio in moto, sia rifugiarmi a casa sua per fare i compiti. Avevo scoperto anche che era un genio, in quasi tutte le materie. Si poteva essere più perfetti?

*  *  *

Marco era un anno avanti a me, ma sarebbe venuto a trovarmi all'intervallo. 

All'entrata gli si erano già presentate abbastanza ragazze, per fare ingelosire me che ero solo sua amica, figurarsi se ci fosse stata Gaia. Le avevo fulminate tutte con lo sguardo, allontanandole da noi.

-calmati piccola, non sono nemmeno carine se le paragoniamo a te-

Mi aveva stretto la mano e tutto era tornato al suo posto. Non esisteva più nessun altro, c'eravamo solo io e lui, in mezzo al corridoio. Vedevo le sue labbra muoversi mentre diceva qualcosa, ma non riuscivo a ragionare, volevo baciarlo e basta, ma non potevo.

Era così perfetto, girare con lui, mano nella mano, senza alcuna complicazione, solo noi e nessun altro. Se non fosse che quella cretina di Anna dovesse fare la sua comparsa atterrandomi sul pavimento del corridoio e stringendomi in un soffocante abbraccio.

-Buongiorno anche a te tesoro, ma non mi sembrava necessario buttarmi per terra- dissi sorridendole, lei era fantastica, la mia unica vera amica insieme a Federica, erano sempre state la mia ancora di salvezza in questi due anni di liceo e speravo che non mi avrebbero abbandonata mai.

-Ehi- disse lei ammiccando -devo farmi riconoscere in qualche modo, non credi anche tu?- sorrise dolcemente e poi girò lo sguardo verso il mio nuovo amico.

Ti prego Anna, non fare cagate! Cercai di trasmetterle la mia paura attraverso lo sguardo, ma lei a quanto pare non comprese, perché si divertì così tanto a farmi imbarazzare.

-E tu chi saresti? La nuova attraentissima fiamma di Marta?- gli fece l'occhiolino e vidi che lui si stava trattenendo dal ridere -aspetta che ti veda Fee e poi ci sarà da ridere, quella ragazza se lo mangerà con gli occhi questo qua-

E lo aveva appena fatto, con che coraggio lo aveva definito la mia nuova attraentissima fiamma! Aveva perso anche quel poco tatto che avevo cercato di trasmetterle l'anno scorso. Anche se, devo ammettere, si era trattenuta abbastanza, conoscendola sarebbe stata capace anche di peggio.

-Piacere Marco- disse, allargandosi in un sorriso mozzafiato.

-Cavolo ragazzo, ci sai proprio fare. Io sono Anna- gli strinse la mano e gli scoccò un bacio volante prima di andarsene a cercare Federica per farle conoscere il nuovo ragazzo.

Decisi che era anche abbastanza, lo trascinai su per le scale e verso la sua classe.

-Mi spiace per le mie amiche, ora vado e cercherò di trattenerle la prossima volta-

-Stai tranquilla piccola- Lo aveva detto di nuovo, mi aveva chiamato piccola e, nonostante sembrasse uno di quei nomignoli che dava alle sue amichette, mi piaceva così tanto.

-Okay, questa è la tua classe- dissi indicandogliela -la mia è la prima a destra nell'altro corridoio, mi dai un passaggio in moto alla fine delle lezioni?- sorrisi e feci gli occhietti da cerbiatto, non avevo nessuna voglia di farmi la strada a piedi o, peggio, in autobus e poi il fatto di stare abbracciata a lui, con la scusa della moto, mi intrigava un sacco.

-Certo, ma prima mi porti da qualche parte a mangiare qualcosa- lo abbracciai e gli lasciai un bacio sulla guancia, avviandomi verso la mia classe. La giornata cominciava bene e speravo solo di non avere la prof di latino alla prima ora, giusto per non rovinarmi l'umore.

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