CAPITOLO VENTICINQUE

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Chiudo la porta a chiave per evitare che certa gente possa entrare nel mio piccolo mondo sicuro.

Io: Anna, tu sai chi c'è nel mio salotto con mamma e Jona, il quale ha capito che ho qualcosa e dopo vorrà parlarmi?

Invio il messaggio alla mia unica salvezza, come farei senza di lei? Aspetto un suo messaggio mentre preparo la cartella per domani.

Due ore di fisica e una di ginnastica, più altre due di arte, potrei morire all'istante, ma mi risparmio per domani.

Oltre a quella giornata orribile, mi toccherà anche fare finta di niente davanti a tutti quanti e soprattutto a dei bellissimi e tentatori occhi verdi.

Anna: calmati, prima o poi dovevi pur vederlo, poteva aspettare domani, ma non fa niente. Per tuo fratello, beh, non so che dirti, raccontagli quello che è successo o no, fai come credi.

Non rispondo, odio quando ha ragione. L'avrei dovuto comunque rivedere il giorno dopo, ha solo accelerato i tempi, comunque devo fargli capire che per me lui non conta niente.

Apro la porta di camera mia, mentre rifletto sul fatto di raccontare a mio fratello la verità o no. Anna, sei inutile.

Scendo di sotto e scivolo sull'ultimo gradino, picchiando forte il sedere e facendo tanto rumore, le persone sedute al tavolo si girano verso di me.

Marco e la mamma mi guardano preoccupati, manco fossi volata giù dal quinto piano, mentre quel deficiente di mio fratello scoppia in una fragorosa risata.

È talmente bella e vera la risata di mio fratello che non posso fare a meno di lasciarmi trasportare e ridere con lui, lasciando uscire un po' di tristezza.

Mi siedo sul divano mentre aspetto che gli altri tre finiscano di mangiare e poi mi metto a discutere con mio fratello sul monopolio del telecomando che, secondo i nostri turni, spetterebbe a me.

-ma cosa vuoi? ieri te l'ho lasciato perché eri una povera disperata che aveva bisogno di vedere Gossip Girl, oggi tu lo lasci a me-

Ma perché deve aprire sempre quella sua fastidiosa boccaccia? Gli tiro il telecomando in testa e con tono acido lo attacco prima di lasciare la stanza.

-mai che stai zitto e capisci qualcosa tu eh, prova a farlo correre quel cricetino qualche volta, non ti farebbe male-

Salgo in camera e capisco dal rumore affrettato dei passi che il demente mi ha seguito, rimanendo però come un pesce lesso chiuso fuori dalla mia camera.

-abbiamo dato spettacolo, ora puoi aprirmi e parliamo- dice con tono dolce e quasi mi sciolgo, ma so dove vuole arrivare e non cederò così facilmente.

-no, puoi stare anche qua davanti tutta la notte, non ti aprirò per nessuna ragione-

-dai Marta, se n'è andato Marco, ora possiamo parlare? ho capito che c'è qualcosa che non va tra voi-

-oddio, ma allora funziona davvero, non è solo una leggenda il fatto che una volta ragionavi e pensavi prima di fare cagate-

-so cosa stai cercando di fare Evans, ma con me non attacca, quando avrai voglia di parlarmene io sarò un camera mia che ti aspetto-

Picchietta sulla porta un'ultima volta e poi si rinchiude nella sua stanza.

So benissimo che parlarne con lui renderà la cosa ancora più reale, che non potrò tornare indietro dopo averlo fatto e che, se mai io e Marco avremo una storia, Jona non lo accetterà mai dopo aver saputo cosa mi ha fatto.

Smettila di sognare ciccia, voi non avrete mai una storia, quindi smettila di tormentarti. Non ci sarà alcun problema perché già è tanto se tornerete a parlarvi.

Apro la porta di camera mia e attraverso il corridoio, busso alla porta della camera di Jona e aspetto che mi apra. Esce e, già in pigiama, mi abbraccia togliendomi il respiro.

Chiude la porta dietro di noi e ci stendiamo sul letto, apre un braccio facendomi accoccolare sul suo petto, mentre lui mi tranquillizza passandomi una mano tra i capelli.

Gli racconto tutto, dai fatti a come mi sono sentita. Lui resta impassibile, ma so bene che lo fa solo quando sta cercando di trattenersi, mi abbraccia ancora più forte stringendomi a lui.

-ora dormi sorellina, ti prometto che quando ti sveglierai starai meglio- mi sussurra e mi dà un bacio tra i capelli, mentre io sto già entrando nel mondo dei sogni.

*  *  *

Jona aveva ragione, quella mattina mi ero svegliata più tranquilla e sollevata, mi ero stretta ancora di più a mio fratello e mi ero riappisolata, aspettando che anche lui si svegliasse.

-dormigliona, alzati che devi andare a scuola- disse il mio amorevole fratellino strillandomi nell'orecchio dopo aver spento l'aggeggio infernale.

E se quella mattina ero sollevata, beh, ora non lo ero più. Mi ero svegliata nervosa con una voce starnazzante che mi gridava di alzarmi quando lo avevo fatto anche prima id lui e poi quella maledetta sveglia mi aveva appena ricordato che oggi avevamo scuola e che quindi sarei stata costretta a vederlo.

Mi alzai e mi preparai, quando scesi di sotto trovai la colazione pronta e mio fratello, vestito a puntino con sopra il grembiule da cucina della mamma, che cercava di travasare il caffè dalla moca alle tazzine.

Scoppiai a ridere e lui mi fulminò con lo sguardo e, dopo essere riuscito nel suo intento, mi raggiunse. Facemmo colazione insieme e mi disse che mi avrebbe accompagnato a scuola a piedi così mi sarei potuta distrarre e avrebbe impedito che incontrassi certe persone.

Arrivai a scuola sana e salva, salutai Jona e mi diressi verso il cancello, venendo assalita da quelle due pazze delle mie amiche. Controllarono che stessi bene e mi accompagnarono in classe tipo scorta.

Appena entrata vidi Thomas venirmi incontro, mi costrinse a sedermi di fianco a lui, abbandonando il mio posticino vicino ad Anna. Mandò via il suo compagno e poggiò la mia cartella sulla sedia appena liberata.

Le mie amiche mi raggiunsero anche lì e tutti e tre mi fissarono preoccupati.

-ragazzi sto bene, davvero, potete fidarvi- sospirarono e ognuno di loro prese posto quando la professoressa di educazione fisica varcò la porta della nostra aula.

Non mi piaceva particolarmente quella materia, perché la professoressa ci costringeva sempre a lavorare, mentre noi non vedevamo l'ora di poter stenderci su quei bei materassoni.

Ma quel giorno realizzai che  si, la odiavo con tutta me stessa.

-ragazzi, oggi è assente uno dei professori d ginnastica e quindi faremo lezione con un'altra classe, voi cominciate a scendere, io arrivo subito-

Pensai che sarei stata davvero sfortunata se, tra tutte e 25 le classi della nostra scuola, fossimo capitati con quella di Marco. Andai a cambiarmi rassicurata che non potevo davvero pensare di avere una tale sfiga addosso.

Quando uscii dalla spogliatoio, però, il mondo mi cadde addosso, perché vidi Thomas venirmi incontro con una faccia preoccupata.

La sfortuna si era proprio innamorata di me e non voleva lasciarmi andare.

Scusate se non ho postato per così tanto tempo, ma queste sono settimane pesanti per me a scuola. Spero di riuscire ad aggiornare un nuovo capitolo il prima possibile, ma non posso assicurarvi nulla.

Fatemi sapere che cosa ne pensate.

kiss kiss Gossip Girl

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