I Don't Wanna Go to Bed

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Attenzione attenzione, non ho anticipato nulla perchè non sapevo se ce l'avrei fatta....maaaa....ta-da doppio aggiornamento! (spero non ci siano errori, l'ho riletto di corsa, domani provvedo)

E niente, ci tengo ancora una volta a ringraziavi per i  meravigliosi commenti che mi lasciate, sono contenta che la storia vi sia piacendo.

Ora mi eclisso. Ciao.

-C.


Federico pensava di sapere bene cosa fosse la noia, insomma, ricorda bene cosa voleva dire passare le ore di matematica alle superiori con il mento appoggiato al banco e gli occhi semi chiusi intento a cercare di non addormentarsi a causa della voce di quella vecchia strega della sua insegnante, ha anche ben stampati in testa i ricordi delle cene di famiglia, quando suo zio tirava fuori racconti della sua giovinezza obbligando tutti i nipoti a starlo ad ascoltare, all'inizio potevano anche essere simpatici e divertenti, ma alla lunga sentire tutte quelle storie diventava una vera e propria tortura. Era stato parecchio divertente quella volta in cui Federico, all'età di sedici anni, aveva interrotto uno di questi racconti annunciando di avere una cosa molto importante da dire, si era alzato in piedi davanti all'intera famiglia, nonni, zii, cugini e vari parenti acquisiti e aveva comunicato con molta tranquillità che era gay, mettendo così a tacere una volta per tutte le continue e fastidiose domande della serie "allora, la fidanzatina?". Si erano zittiti tutti per circa due minuti, ma lui non si era minimamente scomposto, aveva aspettato che metabolizzassero la notizia e poi aveva aggiunto che al momento stava uscendo con un ragazzo. Sua nonna era saltata in piedi tutta eccitata dicendo che era ora che uscisse con qualcuno, donna o uomo che fosse, e l'aveva abbracciato rifilandogli un bel pizzicotto sulla guancia, suo zio invece aveva colto l'occasione per agganciarsi ad un altro dei suoi racconti e nel giro di cinque minuti lo sbalordimento era svanito e tutti erano ripiombati nella loro noia.

Il punto è che tra pranzi di famiglia, lezioni a scuola e all'università – dove andava leggermente meglio visto che quasi tutti i corsi erano molto interessanti – lunghi viaggi in aereo e uscite con ragazzi decisamente poco interessanti – una volta era uscito con uno che passava la sua vita a giocare ai videogiochi e aveva parlato solo di quello per tutta la sera facendogli sperare che una voragine si aprisse sotto di lui e lo risucchiasse – Federico pensava davvero di sapere cosa volesse dire annoiarsi. A quanto pare però si sbagliava, perché mai nella sua vita si era annoiato come in questo momento. 

Le donne stanno ancora spettegolando su una tizia che è rimasta incinta del migliore amico del marito – Federico preferirebbe i racconti di suo zio, sul serio – suo padre e Dustin hanno attaccato a parlare di pesca, che probabilmente è l'argomento di conversazione meno stimolante sulla faccia della terra, ancora meno dei videogiochi, e Liam non ha più aperto bocca da quando Benjamin e il resto della combriccola si sono allontanati, limitandosi a digitare svogliatamente al suo cellulare. In poche parole, Federico si sta annoiando a morte ed è risaputo che la noia e la presenza di alcol non vadano propriamente d'accordo, o meglio, dipende dai punti di vista, perché il ragazzo è già al quarto Martini e inizia a sentire la testa molto più leggera.

"Ti stai annoiando?" gli chiede Liam all'improvviso alzando solo leggermente gli occhi dal telefono. Bè, perspicace il ragazzo.

"Cosa te lo fa pensare?" ridacchia Federico rigirandosi il bicchiere tra le mani.

"Vuoi andare a fare un giro?" si, si e ancora si, non vede l'ora di uscire da quel posto, sbatte il bicchiere sul tavolo e "ti prego, portami via di qui" implora.

"D'accordo, lascia fare a me" il ragazzo si schiarisce la voce e richiama l'attenzione della madre "mamma, pensavamo di andare a mangiare qualcosa in città, Federico non è ancora stato a Los Angeles"

Driving down the 101 - [Fenji]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora