dal capitolo precedente..
Era così strano quel ragazzo, o forse ero io ad esserlo.
Però, lui aveva un carattere così freddo con me, o forse con tutte le persone che conosceva poco. O con tutti.
Avevo visto come sorridesse con i suoi amici, eppure anche li non mi dava l'idea del vero lui.
Forse si avvicinava già di più dal ragazzo che si dimostrava davanti a me. Ma ancora mi sentivo confusa, quando si trattava di lui.---
Mi coricai sul divano. Avevo appena finito di mangiare e Harry era andato a dormire.
Cercavo una posizione comoda in cui stare, ma sembrava impossibile su quello scomodissimo divano.Stavo pensando alla mia vita, a tutto ciò che era successo.
Pensavo anche a quel ragazzo, ai suoi capelli color nocciola, ricci e leggermente lunghi. Pensavo a quegli occhi verde smeraldo, che a volte mi guardavano in modo così freddo da farmi rabbrividire.Non riuscivo a capire, come facesse ad intrigarmi in quel modo. Quel ragazzo era una calamita, cavolo.
Eppure sembrava così assente, ma allo stesso tempo guardava ogni singolo particolare di tutto. Era sorprendete quanto in un giorno ero riuscita a conoscere quel ragazzo, almeno caratterialmente. Ma sentivo qualcosa di strano, come se qualcosa mi dicesse che quello non era il vero lui.
Cercai di non pensarci più di tanto, in fondo non erano fatti miei. Vero?Feci un profondo respiro e mi coprii con il plaid bianco che si trovava al fondo del divano fino ad un istante prima.
Mi tirai bene giù le maniche della felpa, come erano leggermente salite e mi davano fastidio.Fissai il soffitto per infiniti secondi, non avevo idea di quando il mio stupido cervello avrebbe smesso di elaborare pensieri negativi, o su mio padre.
La paura di tornare in quella casa era sempre presente, come una tortura celebrale. Ma avevo anche malinconia, mi mancava terribilmente mia madre, la mia vita, e tutte le amicizie che avevo perso da quando era morta mia madre.
Mi faceva quasi ridere ricordare come nessuno mi avesse aiutato a rialzarmi quando mia madre morì. Sembrava quasi che la gente mi evitasse per paura di un contagio.
A volte pensavo che l'unica persona rimasta per me era la persona che mi faceva del male. Infatti era così probabilmente.Nessuno si accorgeva di me, o nessuno lo faceva davvero.
---
Ero in quella stanza. Quella stanza lilla troppo familiare. Ero sul letto, coricata, mi girava la testa. Erano due giorni che non mangiavo, e che non andavo a scuola.
Mi alzai, vedendo tutto girare intorno a me. Mi tenni la testa qualche secondo tra le mani, schiacciandola e pregando che mi passassero le forti fitte. Il cervello stava letteralmente esplodendo.
Mi tenni alla scrivania per non cadere, e una volta aperta la porta andai tituabante verso il bagno.
Mi appoggiai al lavandino e cercai di non guardarmi allo specchio.
Ma la tentazione era troppa. Come mi aveva ridotta sta volta?
Finii con il guardare, e sentii il cuore alleggerirsi quando sul viso non avevo segni viola, solo il labbro un po tagliato di lato, ma per colpa dei miei denti che dal nervoso mordevano quella parte quasi tutto il giorno.
Mi lavai la faccia, con acqua gelata, che mi fece passare i giramenti di testa.
Finalmente mi lasciai cadere seduta sul bordo della vasca. Mi guardai le gambe coperte dai pantaloncini da ginnastica.
E li mi mancó il respiro.
Era sempre peggio. Ogni volta era peggio.
Non era più qualche segno rosso o viola, era qualche parte rosa e tutto il resto lividi o tagli.
Avevo voglia di vomitare, e di certo non mi sarei tolta la felpa per guardarmi le braccia. Quello era anche peggio.
Sentii qualcuno bussare alla porta, con troppa rabbia per essere un'altra persona che non lui.
"Io ti ammazzo, la scuola mi ha chiamato di nuovo! Io ti ammazzo!"
Abbassai lo sguardo dalla porta chiusa a chiave.
Il liceo aveva ancora chiamato per chiedere perché ero restata a casa un'altra volta.
Cominciai a tremare quando sentii un colpo fortissimo alla porta.
"Apri, brutta stronza!"
Sentii un secondo colpo, quello buono per spaccare la porta.
Era proprio così.
Cominciai a piangere quando vidi la porta aprirsi di colpo, rotta.
Caddi dal bordo della vasca, singhiozzando e pregandolo di lasciarmi in pace, urlando di non picchiarmi.
Più si avvicinava e più il mio cuore accelerava.
Urlavo, ma lui continuava ad avvicinarsi...Mi svegliai di colpo. Avevo il cuore a mille. Stavo piangendo, e il singhiozzo si fece spazio nella stanza.
Non capivo, perché continuavo a sognare quei momenti?
Volevo potermi svegliare con un'amnesia, e dimenticarmi quelle stupide cose.
Ma solo non potevo, non ci riuscivo. Mi sentivo così impotente.Sentii la porta della camera di Harry sbattere, probabilmente era arrabbiato. Ma non era il momento giusto per venirmi ad urlare dietro, sarei rimasta lì a guardarlo urlarmi contro.
Infatti fu proprio così.
Arrivó verso di me, cominciando ad urlare.
" okay, io ci ho provato okay?! Ci ho provato a restare calmo, a ignorare la tua presenza, a far finta che tu non fossi qui. Ma devi lasciarmi dormire okay? Lasciami. Dormire. cazzo." non stava urlando, stava gridando.Lo stavo guardando, con gli occhi socchiusi e le braccia che cercavano di sostenere il mio busto da seduta.
Tremavo, e non riuscivo, per la prima volta, a togliere lo sguardo da lui.'Ignorare la tua presenza', 'far finta che tu non fossi qui'. Quelle due frasi rimbombavano nel mio cervello.
Non solo avevo appena fatto un incubo, ma lo stavo anche vivendo.Rimase fermo a fissarmi, aspettando una mia reazione, o una risposta forse.
Ma io mi misi solo le mani in faccia, coprendomi, e cominciando a piangere più forte. Non sopportavo più niente. Tutto ciò era troppo per me. Non ero così forte per sopportarlo. Era opprimente.Sentivo solo il mio singhiozzo e il suo respiro, in quella stanza.
Non diceva niente, e quello era peggio.
Non sapevo a cosa stesse pensando, e forse volevo saperlo.
Perché ora stava zitto? Non mi stava urlando contro qualche secondo prima?Tolsi lentamente le mani dal mio viso, mi stava guardando.Vidi che scosse leggermente la testa, non capii il perché. Si giró dall'altra parte e camminó fino alla cucina, per poi sparire dentro di essa.
Mi ricoricai nel letto, stavo provando troppe cose all'interno di me. Sentivo le formiche alle mani e non riuscivo a smettere di piangere. Non ci riuscivo e basta.
HARRY'S POV
Entrai in cucina, ero arrabbiato, ma mi sentivo anche male. Forse avevo esagerato.
E vederla così non era stato bello, per niente. Però mi aveva fatto innervosire, il fatto che mi avesse svegliato nel pieno della notte. Non ero più abituato a vivere con qualcuno, e avere qualcuno in casa era strano, e anche irritante a volte.Mi presi un bicchiere e versai un po d'acqua all'interno.
Sentire quella ragazza piangere era uno strazio. Non era fastidioso, ma mi faceva sentire.. Male.Presi un altro bicchiere e lo riempii di acqua, naturale. Non sapevo se le piacesse quella frizzante o no.
Camminai con esso fino al divano, e la vidi coricata verso lo schienale del divano, che cercava di soffocare il pianto. Sentii le cellule del mio corpo impazzire.Feci il giro del divano e la raggiunsi. Posai il bicchiere sul tavolino di vetro davanti a lei, e poi mi diressi verso la camera.
Proprio a metà strada la sentii sussurrare uno "scusa".Mi sentii male. Non era lei che doveva scusarsi, ero io.
Eppure qualcosa in me non mi permise di farlo. Dovevo restare l'Harry di sempre, freddo e distaccato.
Quel muro doveva restare li dov'era.
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Don't be afraid. || h.s.
FanfictionNon capiva cosa ci fosse di misterioso in quel ragazzo, e un po' la spaventava questa cosa. Non aveva idea del perché quel ragazzo fosse così freddo, non poteva capirlo. Ma solo guardandolo bene negli occhi, di quello smeraldo così intenso, capì c...