Chapter 7.

138 9 0
                                    

Dal capitolo precedente..

Mi sentii male. Non era lei che doveva scusarsi, ero io.
Eppure qualcosa in me non mi permise di farlo. Dovevo restare l'Harry di sempre, freddo e distaccato.
Quel muro doveva restare li dov'era.

CLAIRE'S POW

Mi svegliai sussultando, quando sentii la sveglia del mio telefono rompere il silenzio della stanza.
Cercai di muovermi ma le ossa del mio corpo erano come indolenzite. Ero stata in quella posizione da quando mi ero svegliata piangendo, e poi non mi ero più mossa per paura di svegliare Harry, anche se sapevo fosse impossibile svegliare qualcuno muovendosi su un divano. Però avevo timore di quel che sarebbe potuto succedere se lo avessi svegliato ancora.

Mi girai dalla parte opposta facendo attenzione a non cadere, e finalmente spensi quella fastidiosa sveglia del mio schifoso Samsung. Presi tutte le mie forze e mi alzai, grugnendo più volte dal dolore alla testa. Solo a quel punto vidi un bicchier d'acqua appoggiato al tavolino. Cercai di capirne la provenienza, ma non ci riuscii con la stesta che sembrava esplodere.

Andai verso la cucina, cercando di aggiustarmi un po' i capelli, che erano legati in uno chignon con cui avevo passato la notte-quindi non era più tanto uno chignon.
La luce era accesa e quando varcai la porta vidi il ragazzo seduto al tavolo con una tazza di caffè il mano e una brioche appoggiata al piattino della tazza.

Non dissi niente, ma lui si giró sentendo forse il mio respiro.
Mi guardó per alcuni secondi, per poi riportare nuovamente la sua attenzione sul suo caffè, che finì in pochi secondi. Poi si alzó, prendendo la brioche, e si avvicinó ad uno scaffale sopra al frigo.
Seguii i suoi movimenti, quasi come fossi incantata da lui e la sua camicia dalle fantasie marronicine accompagnate da dei skinny jeans neri e clarks marroni.

"Che cosa vuoi mangiare?" Chiese in modo freddo, tanto da farmi venire i brividi.
Forse era ancora arrabbiato per la notte prima, però non potevo saperlo. Cercai di osservare meglio i suoi lineamenti, ma non si leggeva niente. Era uno scudo vivente quel ragazzo, e quando dico che dal suo sguardo non si vedeva neanche un minimo sentimento, non si vedeva e basta.

"N-niente, non importa" mormorai stringendomi nella mia felpa.
Non faceva così freddo, probabilmente ero solo il cambio di temperatura da sotto quel plaid alla cucina, che aveva la finestra aperta.
Per carità, eravamo pur sempre a fine Marzo, quindi tanto caldo non faceva.

Fece per dire qualcosa, ma forse era solo stufo di parlarmi, infatti richiuse lo scaffale e diede un morso alla sua brioche.
Mi stavo chiedendo da quanto tempo non mangiavo una brioche, o anche solo non facevo colazione, ma era comunque troppo per dirlo precisamente.

"Posso farmi la doccia?" Dissi giocando con le mie stesse dita.
era una domanda assurda, lo sapevo, infondo quella casa ora era anche mia. Ma non sapevo come comportarmi con lui.

"Ovvio" disse finendo la brioche e passandosi tutte le dita in bocca per sentire il sapore della brioche su di esse.
Quel gesto mi fece uno strano effetto, ma non capii esattamente cosa fosse. Uno strano dolore nello stomaco, no.. Un sollievo forse. Non ne avevo la più pallida idea. Come delle farfalle nello stomaco, ma non ero sicura fosse per lo stesso motivo per la quale le ragazze dicono di sentirle.

"Okay" sussurrai girandomi e andando verso il bagno, dove entrai chiudendo la porta a chiave.

---

Mi aggiustai i lacci delle creepers che avevo ai piedi. Guardai bene quelle scarpe, che non mettevo da tanto tempo, come non riuscivo a camminarci bene avendo qualche centimetro di zeppa nera.
Non era tanto per l'altezza, ma per il fatto che era già difficile restare in piedi dopo i colpi, e se fossi andata a scuola con quelle scarpe non sarei riuscita a tenermi in piedi neanche appoggiandomi ad ogni oggetto che incontravo-cosa che facevo nelle ultime settimane.
Feci un profondo respiro per cacciare quei ricordi dalla mia testa.

Quel giorno indossavo dei leggins neri e una felpa dei Beatles grigia e nera, che mi stava un po' grande.. Un po' troppo.
Presi il mio vecchio zaino a fiori dell'estapack e me lo misi sulle spalle.
Finalmente dopo tanto tempo il dolore sulle spalle era quasi completamente svanito.

Uscii dalla porta di casa, che Harry aveva lasciato qualche minuto prima, e mi diressi verso l'haul dell'orfanotrofio, per poi proseguire verso la parte dedicata alla scuola, salendo più piani per trovare la sala giusta.
Guardai nuovamente il numero dell'aula sul foglio, e quando vidi che corrispondeva esattamente a quello che c'era scritto sulla porta, la aprii bussandoci leggermente prima sopra.

Ero in ritardo di qualche minuto, ma la giovane signora seduta alla cattedra mi fece un sorriso incoraggiante, quasi come non le importasse di quel particolare.
Mi girai verso la classe e la guardai per qualche secondo chiudendomi la porta alle spalle.
"Ragazzi, lei è Claire.. Claire Gray."
Nessuno disse una parola, a parte un gruppetto di ragazze che parlava tra di loro, e che probabilmente non si erano nemmeno accorte del mio arrivo.

La professoressa si alzó dal suo posto e con fare molto socievole si avvicinó a me. "Puoi andare a sederti li!" Sorrise indicandomi un posto libero di fianco ad un ragazzo.

---

Erano passate due ore di scienze, ed ero sfinita. Il ragazzo di fianco a me non mi aveva nemmeno parlato- non che io volessi, però mi aspettavo un altro comportamento forse.
La campanella suonó, facendo alzare tutti dai loro posti per uscire.
Dove stavano andando ora? Ero confusa nel vedere la gente andare via, erano passate solo due ore, e dopo se il mio foglio degli orari non si sbagliava avevamo inglese. Allora perché uscivano?

"È in un altra sala" sentii una voce dietro di me, che mi fece girare di scatto, quasi dalla paura.
Era una ragazza dai capelli castani, occhi marroni scuri e un lieve sorriso che le marcava il volto.
" Come? " Chiesi un po' titubante. Mi misi una mano sugli occhi cercando di alleviare quella profonda sensazione di sonno.
"Inglese, è in un'altra classe. Ci andiamo insieme, se vuoi" annuii immediatamente alla sua proposta, un piccolo aiuto non poteva che aiutare. Così seguii la ragazza lungo il corridoio, fino ad un'altra porta, che conduceva all'aula di inglese.

Quell'ora passó in fretta, molto di più che le due di scienze, e poi finalmente suonó la campanella segnalandoci che c'era la ricreazione.
Mi alzai dal mio posto, appoggiandomi al mio banco per non cadere-avevo fatto male a non far colazione.
Alex, la ragazza che avevo conosciuto prima e con la quale avevo passato l'ora accanto, mi guardó un po' preoccupata.
" Tutto bene? " annuii immediatamente, abbassando lo sguardo.
Solo in quel momento vidi quel particolare. Quel particolare che mi ero lasciata scappare prima.
Appena vide il mio sguardo sulla sua pancia si aggiustó la maglia allargandosela un po' e non lasciandomi più visibile la leggera pancia che aveva.

" Sei incinta? " chiesi in un sussurro.
Fece per rispondere ma poi soltanto restó in silenzio. E quello parló per se.

Don't be afraid. || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora