Chapter 22.

140 8 0
                                    

Non ebbi tempo di smettere di pensare che già ero davanti alla porta di camera sua. Non mi restava che bussare. Bastava ormai solo quel piccolo atto di coraggio.

---

Lo feci, velocemente, così da non aver il tempo di ripensarci. Non ottenni nessuna risposta, forse stava dormento. O non avevo sentito?
Feci per girarmi nell'intento di correre sul divano e dimenticare quel momento di mia strana forza di volontà, ma la porta si aprì giusto in tempo per farmi ritornare con i piedi per terra e la paura nel sangue.

Mi voltai quindi dalla sua parte. Il suo volto era in parte nascosto dall'ombra della notte, ma i suoi iridi verdi riuscivano comunque a brillare in mezzo al buio. Si vedeva che stava giusto dormendo, prima che lo svegliassi. Aveva i capelli ricci, leggermente più lunghi di quando ero arrivata, che erano più scompigliati del solito, con alcuni ciuffi che partivano ribelli verso punti contrari alla loro posizione originaria. Pure il suo volto sembrava più assonnato e le sue labbra ancor più marcate del solito, con un'espressione che mi ricordava tanto quelle dei bambini che vanno nella camera dei genitori perché non riescono a dormire.

Mi feci più piccola realizzando il fatto che lo avessi svegliato, ancora una volta, mente cercava di riposarsi. Ma questa volta per fortuna non stava urlando. Forse non ancora, mi dissi. Magari doveva soltanto realizzare che di nuovo stavo pesando sulla sua vita più di quanto avessi dovuto. Ma infondo era lui che aveva fatto quelle domande, anche se non ero così certa del fatto che gli importasse sul serio, o se dopo averglielo detto lo sarebbe comunque ancora stato. Infondo nessuno era ancora di fianco a me, dopo quello che era successo. Era stato più comodo andarsene e lasciarmi affrontare tutto da sola.

"Qualcosa non va?" Sussurrò, cosa che mi riportò nella realtà, e che mi fece prendere coscienza del fatto che lui fosse lì, ad aspettare una mia risposta; e per di più aveva l'aria calma.

"È che..." le mie mani gesticolarono dal basso verso l'alto, mentre non avevo le parole giuste da dire per cominciare il discorso nel modo adeguato. "Io.." sentii le lacrime bruciarmi gli occhi, e il bisogno di piangere era sempre più forte. Sapevo che avrei perso il controllo delle mie emozioni di li a poco, e non avevo intenzione di farlo, non davanti a lui.

HARRY'S POW

La ragazza era davanti a me, e il suo essere così fragile la faceva sembrare ancora più piccola di quanto fosse. I suoi capelli castani, ormai non più legati nello chignon scomposto, ricadevano liberi sulle sue spalle. Non erano ne corti ne lunghi, ma le stavano bene così. Non riuscivo a far altro che guardare la sua espressione mentre cercava forse di aprirsi a me, e una vocina apparsa dal nulla nella mia mente continuava a ripetermi di fare un modo di non lasciare quell'occasione perdersi come del vapore nell'aria.

Le guardai le mani poco che tremavano e quel che erano giusto due secondi mi parvero minuti mentre la guardavo nella sua semplicità, nei suoi gesti così dolci dall'aver quasi paura di vederla cadere da un momento all'altro. Aveva una bellezza unica, quella protetta da uno scudo di dolore che non permettevano al primo sguardo di notarla. Si vedeva prima il suo male che i suoi particolari affascinanti, come la luce che avevano i suoi occhi verdi erba, che riuscivano a splendere malgrado fosse così spenta dentro.

"Io.." cerco di continuare a parlare, ma era in difficoltà. Non è sempre facile trovare cosa dire, come esprimersi, e io ne sapevo qualcosa. Era una sorta di mia mania non poter parlare finché quel che usciva dalle mie labbra non fosse qualcosa di cui ero certo al cento per cento. Forse non il modo di dirlo o il mio tono di voce, quelli non li comandavo mai. Avevo la nausea a ripensare alle tante volte in cui la mia voce era uscita come se fossi stato un corpo senza anima, e sopratutto al fatto che avresti potuto credere fino a quel momento che forse era un bene. Non lo era; perché lo stavo capendo solo ora? E perché proprio in quel momento?

"Claire, -presi un momento per trovare anche a mia volta le parole giuste- non devi aver paura. Dimmi quello che vuoi, puoi parlarmi del tuo gusto preferito di gelato, come del perché tu stia così, ma anche parlarmi del come oggi abbia piovuto fuori, e perché no, anche del come tu possa trovarmi sgradevole quando parlo in questo modo." Dissi tutto d'un fiato, calcando l'ultima parte della frase dopo essermi reso conto ancora una volta di come mi fosse impossibile ritenermi dall'essere così orribilmente freddo.

I nostri occhi si incontrarono un'altra volta, e non potei credere ai miei occhi, quando la ragazza diventò leggermente rossa e fece quel che sembrava un dolce e leggero sorriso. Il suo viso si inclinò verso destra, come se mi stesse scrutando più intensamente, per poi parlare, sempre con una lieve voce, questa volta più soave, a suo agio forse?
"Secondo me tu non sei così. Tu non devi proteggerti da qualcosa Harry, e le tue stesse parole, sul fatto di non dover aver paura, vorrei dirle anche a te.. Se io devo fidarmi di te, tu potresti.. ecco, farlo con me?"

SPAZIO AUTRICE

Lo so, è un po' corto. Spero di fare di meglio per il prossimo aggiornamento.
Hope you enjoyed,

Juls.

Don't be afraid. || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora