Chapter 25.

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"Tutto okay?" Mi domandò Liam, ma non ebbi il tempo di rispondere. "È in piedi, sta bene" sbottò Harry, senza che capissimo il perché, a parte Louis, che sembrava una ragazzina che aveva appena scoperto un nuovo pettegolezzo: gli occhi spalancati e un sorriso enorme in faccia. Che cosa stava succedendo? Non ci capivo più niente e non volevo capire, forse.


HARRY'S POV

Chiusi la porta alle nostre spalle, cercando di capire cosa mi stesse succedendo. Liam era uno dei miei migliori amici, eppure gli avevo risposto un po' male, senza capirne il motivo.
E poi perché mi preoccupavo tanto di quella festa? In fondo, ci sarebbero stati Louis Niall e Zayn, li con lei.

Mi stavo forse affezionando? La guardai per capire meglio. I capelli castano chiaro le ricadevano sulle spalle, mentre si sedeva sul divano. Gli occhi verdi cercavano via di fuga dai miei, indecisi e forse un po' a disagio, mentre le sue labbra, quella inferiore più sottile, mentre l'altra più spessa, formavano un piccolo sorriso, impacciato, e un po' triste.
Sentii uno strano calore nel cuore, che mi fece togliere lo sguardo da lei, mentre la sorpassai per sedermi a mia volta, per poi accendere la televisione. No, non mi stavo affezionando.

Si accovacciò dopo pochi minuti, in posizione fetale, con un cuscino tra le braccia, mentre alla tv presentavano nuovi film in uscita al cinema. Prese un po' più della metà dello spazio sul divano, ma non mi diede fastidio, stranamente. Mi allungai il poco che potevo anche io, cercando di non toccare le sue gambe con le mie, e poi cambiai più volte canale, fino a trovare qualcosa di decente.

Mi svegliai di scatto, sul divano, e vidi subito che Claire non era più li. Mi grattai la fronte mentre cercai il telefono nella tasca dei jeans neri: le 8:30. Non avevo voglia di cucinare, e quando mi alzai, stiracchiandomi le braccia sopra la testa, sentii un odore buono, molto buono, di cibo. Mi piaceva il fatto che la porta non fosse mai stata messa tra la cucina e la sala, lasciando che i profumi vagassero da una stanza all'altra.

Bussai alla non-porta, quindi, al cornicione della porta, facendola sorridere. Rimandai il sorriso, per poi passare lo sguardo da lei, ai piatti, e poi di nuovo a lei.
"Non mi sarei mai dato così da fare a nutrirti, se avessi saputo che anche tu sai cucinare" dissi, sempre con la stessa voce, dura. Presi un respiro e tornai a sorriderle, per mostrarle che non era così, che intendevo dirlo. Scrollò le spalle, abbassando lo sguardo "è l'unica cosa che so cucinare, mi sa". Sembrava contrariata, forse delusa. Da me? O da se stessa? Non ci capivo più niente.
Mi avvicinai e nei piatti vidi riso allo zafferano. Adoravo quel piatto, ma non avevo mai la pazienza necessaria per farlo. Mi misi a sedere immediatamente, più che per fame, per ingordigia, visto che erano anni che non ne mangiavo. Si sedette di fronte a me, e vidi che nel suo piatto c'è n'era un quarto che nel mio.
"Non ne vuoi di più?" Chiesi, ma scrollo subito il viso "non ho molta fame" sussurrò "ma ce n'è ancora, se vuoi" disse infine.

A tavola non avevamo parlato tanto. Insomma, non avevamo quasi più parlato dalla sera prima, dove tutto il suo passato, come il mio, erano stati rivelati nella mia stanza, dalla sera in cui, lei dormì nel mio comodo e grande letto. Me ne sarei pentito, se non avessi fatto quel gesto, a dir la verità.

Misi i piatti a lavare, e la vidi uscire dalla cucina. Presi una banana dal cesto della frutta e mi avvicinai a lei, piano piano. "Ho un'offerta da farti" sussurrai, per non farle paura, ma non funzionò molto, visto la sua reazione. Si girò di scatto, per poi prendere un piccolo respiro tremante. "Dimmi" sembrava un po' impaurita, forse dalla vicinanza, così feci un passo indietro. "Se mangi questa banana puoi dormire nel mio letto" dissi passandogliela.
Non la prese, ma si mise la mano sugli occhi, per fregarli. "N-no dormo sul divano, tranquillo."
Aggrottai la fronte quando si allontanò, spegnendo la tv e prendendo un plaid dallo scaffale in legno. "Preferisco lasciarlo a te il letto, non voglio che tu abbia mal di schiena" pronunciò la frase a voce rotta, sembrava sul punto di piangere.
"Chiederò à Miss Morgan un altro letto, che cosa ne-" non mi lasciò finire di parlare "per metterlo dove, Harry? Nella tua stanza? Questo è il tuo appartamento, non il mio. Non farti problemi, tra qualche giorno ho intenzione di andarmene" quelle parole uscirono dalle sue labbra con troppa energia, che forse neanche aveva in lei. Sembrava stanca, a differenza di oggi pomeriggio. I suoi occhi erano scuri, non di rabbia, ma di qualcos'altro, che non capivo cosa fosse. "Dove andrai?" La voce mi si spezzò, facendole aggrottare la fronte, era forse contrariata? Perché lo ero anche io. Non le avevo mai parlato così, era normale che non capisse. Neanche io capivo mi stavo capendo.
"Non lo so, altrove" gesticolò con le mani "ma non posso rimanere qui, essere d'intralcio."
Cercai di respirare, ma non c'era aria nella stanza, o forse i miei polmoni non funzionavano più, chissà. "Non sei d'intralcio" sputai. Come veleno. Ero arrabbiato, ma forse con me stesso, non con lei. Perché mi comportavo così? Perché affezionarmi a lei, ora, e non prima? O perché essermi avvicinato troppo? Mi resi conto che le domande nella mia testa non erano quelle giuste. Perché non mi sono avvicinato per niente? Quella era quella esatta. Mi sentivo uno stupido. Lei aveva bisogno di qualcuno, e io per proteggermi, come un idiota, mi comportavo come tale. Ma lei, per proteggersi, come faceva? Aveva uno scudo? O forse le ferite nuove mettono più tempo a crearne uno? Non riuscivo a ricordare. Non mi ricordavo i primi tempi in quel posto, ma forse, se fossi stato come in quegli ultimi anni sin dall'inizio, i miei migliori amici sarebbero solo sconosciuti.
"Lascia che te lo provi" sussurrai, avvicinandomi a lei. Sentii il cuore pulsare più forte, e il suo respiro vicino al mio.
"Come vuoi"

CLAIRE'S POV

Una cinghia, aveva una cinghia in mano. I brividi mi scossero il corpo, e quando cercai di passarmi una mano sul braccio per farli passare, sentii come se la pelle fosse bagnata, di sangue. Le lacrime mi percorrevano sulle guance, e quando tentai di asciugarmele, capii che era sangue pure quello. Caddi sulle ginocchia, pregandolo di non farmi più del male, ma i suoi occhi erano neri, completamente neri. Rise, mi prese in giro, dicendomi che ero soltanto una stupida bambina.

Mi prese per il collo trascinandomi su per le scale, verso il bagno. Afferrai con tutta la forza che avevo ogni scalino, fino a perdere le unghie, lasciando strisce di sangue caldo. Cercavo di rientrare le lacrime ed uscire gli artigli, ma era difficile.
"Smettila di combattere" rise, cosa che mi diede la nausea. Sentii la rabbia e la paura salire allo stesso tempo.

"TI ODIO" gridai. Ma lo gridai davvero, non solo nell'incubo, come se una parte di me fosse stata sveglia, ma non del tutto. Lo gridai mettendomi seduta, le mani in faccia, e con tutta la rabbia e la paura che potessi avere in quel momento, fui grata che non fosse sangue ad uscirmi dagli occhi, ma lacrime.

Cercai di asciugarle, ma non servì molto, visto che continuavano ad uscirne delle nuove. La porta di Harry si aprì di scatto. Cercai di non darci molto peso, volevo solo starmene tranquilla e cercar di far tornare normali i battiti del mio cuore, ma la sua presenza nella stanza non avrebbe aiutato. Non avevo bisogno di qualcuno che mi perseguitasse nella vita reale, perché tanto qualcuno ci pensava già nel regno dei sogni.

Lo vidi avvicinarsi, in fretta, e troppo. Feci uno scatto indietro, dando un colpo allo schienale della poltrona, ma non mi fece male, avevo già troppo male.
Si inginocchiò davanti al divano, e mi guardò. Aspettai di sentirlo gridare, ma non lo fece. Avevo ancora le mani sul viso, e non osavo toglierle. Non volevo mi vedesse piangere, ancora.

"Claire..?" Sussurrò. Feci finta di non sentirlo. Stavo ancora sognando? Si alzò e si mise a sedere sul bordo del divano. Mi feci tutta piccola, non volevo fosse li, non volevo mi parlasse, non volevo niente.
"Hey..?" Fece per mettere la mano sulla mia gamba, coperta dal plaid, ma la ritrassi subito il più possibile verso il mio corpo, urlandogli di non toccarmi. "Okay.."

Ci furono minuti di silenzio, a parte qualche gemito da parte mia, per colpa del dolore, dolore al cuore. Cercai di calmarmi e non pesare al fatto che lui fosse li, seduto accanto a me. E piano piano funzionò, anche se ero ancora tesa.

"Vuoi un po' d'acqua?" Mi domandò in un sussurro. La sua voce era così calma, quasi dolce. Tolsi le mani dal viso per guardarlo qualche secondo. Non sembrava arrabbiato, e non sembrava aver pena di me. Era solo preoccupato, ed era strano. Nessuno era stato così con me dalla morte di mia madre. Annuii, abbassando lo sguardo, e sentendo un calore crearsi dal petto e raggiungere persino le guance, che erano già calde dal pianto.

Si alzò e si diresse verso la cucina. Sentii scorrere l'acqua del rubinetto, per qualche istante. Chiusi gli occhi e mi immaginai di essere su uno scoglio, con i piedi nell'acqua e un sorriso sulle labbra. Sorrisi per qualche istante, mentre il rubinetto si richiuse. Sentii i suoi passi dietro di me, ma non mi girai, e neanche una volta davanti a me lo guardai. Non ne avevo le forze, e neanche la voglia. Mi passò il bicchiere, che presi impacciatamente. Sfiorai le sue dita, e sentii come le sue mani fossero calde. O forse le mie fredde.
"Sei congelata. Arrivo."

Restò qualche secondo in camera sua, e quasi pensai che si fosse dimenticato di me, ma poi la porta si riaprì. Aveva un cuscino in mano e due coperte. Aggrottai la fronte non capendo.
Mise il cuscino e una coperta a terra, di fianco al divano, anzi, proprio sotto al divano.
E mi coprì con l'altra coperta, mettendola sopra il plaid.

Mi coricai, e lui fece lo stesso, per terra. Lo guardai, sbirciando dal divano, e lui rise leggermente.
"Cosa c'è?" Chiese sorridendo.
Scossi la testa, rimettendomi ben coricata.
"Non capisco che ci fai qui" sussurrai gesticolando, dimenticandomi per un istante che non potesse vederlo da la sotto.
"Se fai un altro incubo, potrò combatterlo per te. A mani nude, ovviamente."
Sorrisi, un vero sorriso. Forse non ero di troppo.

Don't be afraid. || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora