Chapter 32.

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E cosi furono. La miss le aveva imposto di vedere la psicologa del rifugio, due volte a settimana, e Claire non aveva avuto la meglio. Ero un po' triste per lei, perché sapevo che era l'ultima cosa che avrebbe voluto, ma anche la migliore, forse. Avrebbe dovuto anche prendere degli anti depressivi, cosa del cui ero io ad essere più contro. Ma non avevo avuto il potere di intromettermi. Così aspettai con impazienza l'arrivo a casa, stanco, ma con tanti pensieri per la testa.

Aprii la porta di casa, e lasciai entrare Claire per prima. Dovevo disinfettarle il braccio, come mi avevano consigliato delle infermiere prima di autorizzarla ad uscire. Però, non volevo entrare nel bagno, e lasciarla tornare tra pezzi di specchio rotto e sangue nel lavandino.
Entrai nel bagno prima di lei, pronto a pulire tutto, mentre andava a prendersi un bicchier d'acqua. Aggrottai la fronte, perché tutto era splendente, e fin troppo ordinato. Non era possibile.

Claire mi chiamò dalla cucina, e quando la raggiunsi, vidi che sul tavolo c'era la spesa della settimana. Mi grattai il collo sotto i suoi occhi curiosi, mentre si sedeva al tavolo, con il bicchiere.
Sentii il telefono vibrare, e quando lo presi, capii. Era Liam: 'Hey bro, io Niall e Zay ci siamo occupati del vostro appartamento, prenditi cura di lei. Xx'. Non potei far altro che sorridere. "Vieni, ti rifaccio il bendaggio".

Era seduta sul bordo della vasca, mentre si toglieva la maglia, restando in top. Era di nuovo dimagrita, e forse era perché facevo meno attenzione a quel che mangiasse. Sentii una fitta di colpevolezza.

Mi chinai alla sua altezza, e vidi che la benda era impregnata di sangue, ed ebbi il cuore che si spezzò in due, come se lo avessero tagliato con una lama calda. "Potevi dirlo a un infermiere di rifartelo, perché così rischi di infettarlo, o di perdere troppo sangue" la sgridai. Ma la vidi abbassare lo sguardo.
"Me ne hanno già ricuciti due, e non ero molto in vena di guardarli far lo stesso agli altri tagli, per essere sincera." La sua voce era fredda, quasi come la mia quando ci eravamo appena conosciuti. Mi vennero i brividi.

La guardai, aveva gli occhi lucidi. "Non sei obbligato a farlo, ci penso io." Aggiunse. Cominciai a toglierle la benda, finché mi respinse. Tornai a guardarla, e leggevo nei suoi occhi la paura. Non capivo. "Lo faccio io ho detto" ringhiò. Presi un respiro, non volevo farle paura o darle fastidio con i miei gesti, volevo solo aiutarla. Era l'unica cosa che volevo fare. Farla star meglio. "Claire, che succede? Non mi odiavi, fino a qualche minuto fa. Se ho fatto qualcosa di sbagliato, dimmelo, per favore." Il mio tono era calmo, più di quanto avrei potuto immaginare di essere, e me ne felicitai. "Non ti- non ti odio Harry. Non voglio che tu li veda" il cuore quasi mi lasciò. Era per me, che respingeva il mio aiuto? Perché non voleva che vedessi i tagli?

"Hey" richiamai il suo sguardo. Sorrisi, guardandola negli occhi, e quasi credetti vedere un leggero sorriso apparire sulle sue labbra, per qualche istante. "Non c'è niente al mondo che mi farebbe cambiare idea su di te. Niente mi fa paura se è per il tuo bene, e per nessun motivo al mondo ti lascerei da sola in questo bagno a curarti le ferite. Ci sono io con te, e fattene una ragione, diavoletto." La sentii ridere leggermente, mentre sfilai completamente la benda dal suo braccio. Dovetti ammettere che non era bello da vedere. Buttai nella spazzatura il tessuto impregnato di sangue e disinfettai le ferite, anche se sembrava essere una tortura, sia per me che per Claire. Sopratutto per lei.

Le rimisi infine una nuova benda, sperando questa volta di non dover trovarla di nuovo zeppa di sangue. Le sorrisi, aiutandola ad alzarsi, e per qualche secondo ci fu solo qualche centimetro di distanza tra noi, e non ero il solo ad averlo notato. Abbassò lo sguardo, verso i miei piedi, e non potei far a meno di carezzarle l'avambraccio, per poi sentire che aveva i brividi, forse di freddo, anche se sperai di no. "Non dimenticare che sei importante per me, Claire. Non lasciar che niente al mondo ti faccia credere il contrario." Sussurrai, mentre lei annuiva, e una lacrima le scendeva giù dalla guancia. La fermai con il pollice, carezzandole il viso, mentre formò un lieve sorriso sulle sue labbra, che fu contagioso per me. "Posso abbracciarti?" Mi chiese, sembrava terrorizzata. Annuii, per poi avvicinarmi a lei con cautela, per non farle male alle ferite. Una volta le braccia superate, la strinsi a me così forte da proteggerla, ma con tanta dolcezza da sperar che non sentisse più alcun dolore.

Don't be afraid. || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora