Chapter 19.

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Alzai infine leggermente le spalle, perché non avevo ancora risposto ai problemi che il riccio si era posto.
Sbuffò, ma capii che non era contro di me. O almeno lo speravo così profondamente da crederci pure.
Ma poi le sue parole confermarono i miei dubbi: " Lo so che sbarcare qui e trovarsi davanti ad un nuovo mondo e nuove persone possa sembrare orribile e forse anche un goccio irrazionale. La gente qui è diversa, abbiamo un passato. Tutti noi ne abbiamo uno alquanto marcato. Il fatto che tu ti trovi qui significa che ti è successo qualcosa di più difficile da sostenere che quello che una ragazza della tua età debba subire. Non so quello che sia successo lì fuori, ma sei qui per avanzare, crescere. Diventare donna. Con o senza bisogno di aiuto, questo sta a te sceglierlo. Ma una spinta non fa mai male, Claire. Tutto questo prima o poi sarà passato, un passato che probabilmente brucerà ancora nelle tue vene, ma non ti renderà impossibile andare avanti a testa alta e con un sorriso. Ci vuole solo tempo, e coraggio.. E sono pronto a scommettere che di entrambi, ne hai parecchio."

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Lo guardavo negli occhi per decifrare la sua espressione, o almeno provarci. Niente, quel suo scudo era lì, sempre presente e irremovibile. Inclinai senza neanche accorgermene da un lato il mio viso riflettendo, ed ero solita farlo.
Quello che aveva detto era bello, ma non ci credevo, infondo.
Non ero coraggiosa, per niente. Qualcuno di coraggioso avrebbe affrontato la situazione, a costo di restare con il proprio padre, anche se con molti problemi. Io ero scappata, da lui, dal male che mi aveva fatto. Ma lui aveva soltanto perso la testa infondo, e avrei dovuto capirlo, e forse scusarlo. Aveva perso mia madre, l'amore della sua vita, e infondo chi può saperlo cosa può fare, un dolore del genere?. Era colpa mia quello che era successo, lui me lo diceva sempre, lo ripeteva giorno e notte da quando era finita in ospedale.

Scattai sul divano, risvegliandomi dai miei pensieri, quando sentii un rumore improvviso- che si rivelò poi provenire dalla porta. Anche Harry riportò il suo sguardo verso quel punto, facendomi intuire che fino a quel momento stesse osservando me, anche se speravo di no. Non appena vide il suo amico comparirne dall'esterno, fece un leggero verso di sollievo. Si era spaventato anche lui? Eppure nessuna traccia di un minimo turbamento in lui, non trasmetteva, una medesima volta, nessuna emozione.

HARRY'S POW

Dopo aver pronunciato quelle parole la osservai. Sembrava dubitare di quel che avevo detto, e rimasi di stucco nel vedere con quanta semplicità si leggesse nei suoi occhi. Era il contrario di me. Era così semplice capire cosa pensasse che sembrava quasi lo avesse detto lei, con la sua propria voce.
Io invece probabilmente potevo morire persino senza farlo notare dal mio sguardo, tanto avevo imparato all' essere chiuso come una chiocciola. Non sapevo neanche più che carattere avessi, o se ancora ne possedevo davvero uno, ecco tutto.

Chinò il viso di lato, scrutandomi, però sembrava nei suoi pensieri. Forse rifletteva ancora alle mie parole. Quella cosa invece era comune ad entrambi, il fatto di ascoltare ed osservare ogni minimo dettaglio, e lo avevo notato fin dal suo arrivo.
Ma quello che avevo detto era vero, infondo non dicevo mai niente che non pensassi sul serio. E prima di dire qualcosa lo ripetevo nella mia testa almeno due volte per essere certo di non sbagliare neanche una minima sillaba. Era così per tutti, vero? Non solo io facevo così, no?

Smisi di guardarla sentendo un rumore dalla porta, e anche se mi girai un po' velocemente, avevo già analizzato il fatto che sicuramente si trattasse di Liam. Sorrisi nel vederlo, anche se lui stava già guardando Claire, che a sua volta guardava per terra.
Mi alzai ad aiutare il mio amico intento a sorreggere i tre kebab come fosse un giocoliere e mi diressi in cucina ridendo per la sua espressione da perso nel vedere il suo cibo scomparire.

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Claire dormiva di nuovo. Ero contento perché aveva mangiato un po' di più della metà del kebab, cioè, non felice per quel che possa davvero significare, ma un po' meno preoccupato per la sua salute fisica.

Liam ed io eravamo invece in cucina, a studiare fisica. Anche se infondo sapevo che fosse restato più per vedere come evolveva la situazione con la ragazza.
Era sempre stato così, Payne, da quando lo avevo conosciuto anni prima, quando ero arrivato qui a 15 anni. Da anni lo conoscevo e dal momento stesso in cui lo vidi per la prima volta capii come la sua maturità fosse la sua più forte dote. Aveva bisogno di fare il padre in ogni situazione, era da molti anni una sorta di disequilibrio mentale, ovviamente come molti problemi psicologici portati dall'infanzia.
Anche io ne avevo uno, ma quel qualcosa me lo tenevo stretto. Era una arma quella fobia che avevo nel nascondermi dietro qualcosa di più forte di me, un muro di cemento armato indistruttibile. E sapevo che se un giorno avessi dovuto romperlo, sarei stato io a farlo, perché nessuna persona dalla parte opposta a quello scudo sarebbe stato abbastanza potente dal buttarlo giù.
Mi chiedevo se anche quello che succedeva alla ragazzina fosse qualcosa dovuto alla sua più giovane età, eppure il suo stato mi faceva presumere che no, forse per una volta il problema era qualcosa di più recente. Forse Froid non aveva calcolato le eccezioni. O forse solo dovevo studiare ancora di più? Risi nella mia mente al solo pensiero, sapendo di aver letto qualsiasi libro presente nella biblioteca che anche solo citasse Sigmund.

"Sono le 20 amico, sarà meglio se vada.. hai bisogno di qualcosa? Lavo i piatti? Hai abbastanza per preparare da mangiare?" Alzai gli occhi al cielo mentre cominciò a riempirmi di domande che smisi anche di ascoltare, ridendo leggermente quando arrivò al punto da chiedermi se il riscaldamento fosse abbastanza alto da tenerci al caldo, a me e a lei.

"Vattene prima che non ti tiri un calcio, cominci a diventare vecchio, altro che padre.. nonno!" Ridacchiai piano dicendo quelle parole, mentre attraversavamo la sala in silenzio, cercando di non svegliarla.
Nel mentre Liam borbottava cose come 'come ti permetti scimmietta' o 'Harold Edward Styles non permetterti di darmi del vecchio'

Si girò dalla porta verso di me, facendomi l'occhiolino e mimando un 'quando si sveglia fammelo sapere'.
All'inizio non capii, o almeno il mio subconscio non avrebbe voluto farlo, poiché lo stress accumulato stava debordando da ogni bordo del vaso, la metafora che meglio si addiceva al mio cervello.

L'ansia si fece per l'ennesima volta viva nel mio stomaco, e il mio sangue quasi accelerò creando pulsazioni attraverso le vene.

Mi ero quasi scordato tutto quello che stava succedendo, forse era perché risentivo questo bisogno, di essere qualcuno senza niente a cui pensare, un ragazzo tranquillo e in armonia. Ma non lo ero mai stato, qualcuno di spensierato, e mai lo sarei stato, e non perché fosse arrivata la ragazza, creando nuovi pasticci e incoerenze, ma anche perché non avevo mai avuto una vita normale. Non sapevo neanche cosa fosse. Ma esisteva forse davvero?
Annuii infine alla richiesta di Liam e chiusi, una volta che lo vidi camminare via, verso la sua dimora.

Don't be afraid. || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora