Dal capitolo precedente..
La sua domanda stranamente non aveva provocato un crollo emotivo in me, ma quasi mi spinse ad aprirmi. Dovevo farlo? Oppure sarebbe tornato poi il ragazzo freddo di prima? Ne sarebbe valsa la pena aprirsi con lui?
--
"I-io" balbettai, prima di scostare leggermente il viso dalle mani. Lui era lì, mentre mi guardava in attesa di risposta. Aveva i capelli più disordinati del solito, che quasi sembravano più corti di quanto ce li avesse. La poca luce che poteva entrare quella sera dalla finestra riusciva lo stesso a dar luminosità ai suoi occhi smeraldo, che sembravano divulgare segni di preoccupazione, cosa che mi fece sentire in colpa.
Era per me che era preoccupato?"Sai, c'è una frase che dice: 'l'arte del saper vivere consiste nell'avere gli occhi di chi ne ha passate tante, ed il sorriso di chi le ha superate tutte'.." disse, accentuando lo sguardo su di me, come per cercare qualcosa.
"Me lo ripeteva sempre mia madre, sempre" continuó lui. Sentirlo parlare di sua madre era come ascoltar me fare lo stesso della mia.
Lo guardai. Non potei farne a meno. Mi stava raccontando qualcosa su di lui allora?
Sorrisi istintivamente, un leggero sorriso, ma uno di quelli veri. Non credevo mi avrebbe mai parlato della sua vita un giorno."Ecco, stai dando prova che quella vecchia citazione, se prima d'ora per me non avesse alcun senso, ora ne ha"
Sentii le guance prendere fuoco, e potei giurare di averlo fatto sorridere per quel motivo, se non fosse per la poca luce presente nella stanza.
Sentii lui prendere un respiro un po' più forte, come se stesse aspettando che io parlassi, ma non sapevo cosa dire, e quel silenzio infondo non mi dispiaceva molto; mi sentivo, per la prima volta, come se quel momento mi appartenesse. Niente stava scivolando via dalle mie mani, o forse ormai era già tutto crollato, delle mie fondamenta? Avevo già perso tutto, forse?
Si, era così. Avevo perso tutto, e anche solo pensar che sei mesi prima la mia vita non potesse andare meglio, mi faceva capire quanto la situazione fosse peggiorata di giorno in giorno, fino al dovermi ritrovare al punto di dover scappare dalla mia stessa casa, dalla mia propria vita."Vorrei cercare di capire, tutto qui" le parole gli uscirono dalle labbra come se fosse più un pensiero che una constatazione, mentre appoggiava la schiena contro il retro del divano, e i suoi occhi erano concentrati verso il soffitto dove, dopo aver seguito il suo sguardo, vidi dei punti di luci muoversi a seconda delle macchine che passavano al di fuori della finestra.
Capii perché stava guardando quella luce, perché avevo già notato quegli effetti di luce la sera prima, ed era stato facile anche per me incantarmici. Forse anche a lui piaceva osservare i dettagli più invisibili agli occhi degli altri?"Non s-o, cos'é cche v- orres- ti capire?" cercai di non balbettare, cosa che rese la frase un po' indecifrabile, dato che dovetti fermarmi più volte nel bel mezzo delle mie parole per stoppare l'esasperante tremolio delle mie labbra. Che stupida, quanto mi sentivo debole. Impotente.
"Cosa ti rende così insicura, impaurita. Cosa riuscirebbe a farti sentire meglio- o cosa posso, ecco, insomma.. cosa devo fare, io? Perché la Miss si é fidata così tanto di me? Non-" piano piano le sue parole presero il sopravvento su di lui, facendomi provare la sensazione che per la prima volta stesse mostrando un interesse per la persona di fronte a lui, ovvero me. Era quindi forse la prima volta che ascoltavo la vera voce della sua anima? Era davvero in quel momento così agitato e confuso, o era così controllato da riuscire anche a dare a vedere quel sentimento?
Non so se si aspettasse una risposta a quelle domande, e il fatto che non avesse finito neanche l'ultima frase mi lasciava impietrita. Non avevo niente da dire, in quanto mi sentivo parte del problema, forse più di quanto lo fosse lui.
Mi guardava, molto di più di quando lo facevo io, cosa che mi rendeva ancor più difficile concentrarmi sulle sue parole. I suoi occhi seri -non severi- puntati sui miei, mi provocavano delle strane sensazioni che si propagavano dallo stomaco fino ai polmoni, quasi facendomi entrare in una sorta di apnea, dove il respiro cessava il suo scopo. La sensazione era indescrivibile, e forse un po' piacevole. Mi sentivo quasi come fossi tutto d'un tratto un po' masochista, riuscendo a trovare pace in quello che dovrebbe essere un dolore.
Alzai infine leggermente le spalle, perché non avevo ancora risposto ai problemi che il riccio si era posto.
Sbuffò, ma capii che non era contro di me. O almeno lo speravo così profondamente da crederci pure.
Ma poi le sue parole confermarono i miei dubbi: " Lo so che sbarcare qui e trovarsi davanti ad un nuovo mondo e nuove persone possa sembrare orribile e forse anche un goccio irrazionale. La gente qui è diversa, abbiamo un passato. Tutti noi ne abbiamo uno alquanto marcato. Il fatto che tu ti trovi qui significa che ti è successo qualcosa di più difficile da sostenere che quello che una ragazza della tua età debba subire. Non so quello che sia successo lì fuori, ma sei qui per avanzare, crescere. Diventare donna. Con o senza bisogno di aiuto, questo sta a te sceglierlo. Ma una spinta non fa mai male, Claire. Tutto questo prima o poi sarà passato, un passato che probabilmente brucerà ancora nelle tue vene, ma non ti renderà impossibile andare avanti a testa alta e con un sorriso. Ci vuole solo tempo, e coraggio.. E sono pronto a scommettere che di entrambi, ne hai parecchio."
STAI LEGGENDO
Don't be afraid. || h.s.
FanfictionNon capiva cosa ci fosse di misterioso in quel ragazzo, e un po' la spaventava questa cosa. Non aveva idea del perché quel ragazzo fosse così freddo, non poteva capirlo. Ma solo guardandolo bene negli occhi, di quello smeraldo così intenso, capì c...