Dal capitolo precedente..
Mi mossi per cercare un'altra posizione, ma tutto era scomodo. Sembrava che mi trovassi su un letto di spine, ma forse sarebbe più comodo di un duro divano, dove neanche un cane potrebbe dormirci bene.
Quando guardai verso la camera Harry era già sparito, un'altra volta.
Così mi rassegnai a dovermi addormentare a costo di fare un incubo.Passai quasi un'altra ora ad obbligarmi a dormire, quando finalmente sentii il corpo rilassarsi.
Feci un leggero sospiro, capendo che ormai non avrei potuto resistere ulteriormente.
Presi coraggio e chiusi gli occhi, lasciando che mente e corpo si lasciassero andare, facendomi addormentare almeno per qualche ora.--
Avevo passato tutta la mattinata a sperare che passasse in fretta la giornata.
Avevo dormito solo qualche ora, e poi mi ero svegliata sentendo il rumoroso suono della sveglia del mio telefono.Harry era già andato via, però aveva lasciato sul tavolo un sacchetto di carta, che aprendo avevo visto contenesse delle brioches al cioccolato tipiche francesi. Non ero riuscita a resisterne, mangiandone metà di una.
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Mi trovavo vicino a Alex in quel momento, presa ad ascoltare il professore di fisica, mentre spiegava delle cose incomprensibili per la mia povera mente che cercava di riposarsi, invano. Era impossibile concentrarsi, anche se avrei davvero voluto capirne qualcosa di più sulle leggi della fisica.
Sentii la campanella suonare, e vidi Alex alzarsi con già la sua borsa sulla spalla.
Infilai quaderno e astuccio nel mio vecchio zaino, per poi uscire affiancata da Alex, che non parlava. E non aveva parlato per tutto il giorno."Tutto bene?" Riuscii a chiedere senza balbettare, per fortuna.
Lei annuì, prendendo un respiro e cercando di rimettere a posto la maglietta, che lasciava intravedere una lievissima pancia, alla quale sembravo l'unica a farci caso."Oggi-" la sua voce si bloccó, sentendo delle persone dietro di noi passare.
La vidi guardare con la coda dell'occhio tutta quella gente, e una volta passate sussurró "oggi faccio la prima ecografia".Ci misi un po' a capire che parlava del bambino, come la mia testa non faceva altro che pensare ad altro.
Non è che non fossi interessata a quello che diceva, soltanto sentivo un costante peso nel petto, e non avevo ancora trovato il modo di espellerlo.
E poi la stanchezza non mi stava uccidendo, ma di più."Oh" sussurrai, non sapendo cosa dire.
"Mi accompagna la direttrice, è l'unica a saperlo- per ora" aveva aggiunto la seconda parte della frase quasi con disprezzo, cosa che mi fece pensare che avesse paura, di ciò che la gente pensasse."Non ti preoccupare" sorrisi. Un sorriso falso, ovviamente. Mi maledissi capendo che- ancora una volta- l'unico sorriso che ero riuscita a far vedere, era finto.
Mi salutó, ricambiando il sorriso, e sparendo tra la massa di gente.
Non mi sentivo più le gambe, a camminare lungo il corridoio di quel posto.
Era tutto così grande, troppo per me.Non finivo mai di guardare fuori dalle finestre, infatti quando raggiunsi quasi la porta dell'appartamento,mi avvicinai ad una di esse.
Fissai il cielo scuro per qualche secondo, mentre la pioggia cadeva molto velocemente, e picchiettava anche sulle mie braccia che abevo appena appoggiato al bordo della finestra.Era bello osservare la pioggia, era rilassante. Quel suono era uno strumento, secondo me, e soltanto il cielo sapeva suonarlo. Nessun altro, e questo lo rendeva unico.
Sentii una presenza dietro di me, che mi fece girare di colpo, mentre il cuore mi saltó in gola.
Vidi Harry, il ragazzo dagli occhi verdi e lo sguardo perso dietro di me. Anche lui stava guardando fuori.
Poi spostó lo sguardo su di me, facendomi contorcere il povero muscolo che ormai non era più un cuore.
Portava dei jeans strappati alle ginocchia, e una felpa nera, che lasciava intravedere le bellissime forme del suo corpo. Era quasi impossibile non notare come le pieghe della maglia ricadevano perfettamente sugli addominali e sui pettorali."Non volevo spaventarti" disse con amarezza, tanto da farmi fare un passo indietro, toccando il bordo della finestra con la schiena. Sentii la felpa grigia assorbire le gocce di pioggia, facendomi rabbrividire dal freddo.
"L'ho fatto di nuovo, scusami- davvero" la sua voce era calma, questa volta. Ma mentre parlava sembrava impacciato, seccato forse.
Annuii, cercando di sorridere, ma uscì una specie di smorfia, così decisi di tornar seria.
Maledicevo in continuazione la mia stupida mente, ma non cambiava il fatto che avessi paura anche solo di un'ombra.Tolse lo sguardo da me, mentre io l'avevo già fatto da un pezzo, fissandomi le converse bianche.
Avevo preferito mettere quelle, come pioveva."Ti piace vero?" Alzai la testa, tornando a lui e cercando di decifrare le sue parole.
Non avevo ancora fiatato, da quando era arrivato, ma lui sembrava trovar le risposte da se, quasi come mi leggesse nella mente.
Non riuscivo a respirare bene, e tutto ciò per colpa del mio cervello che non mi lasciava in pace."La pioggia, è bella vero?" Era tornato freddo. Però mi piaceva il modo in cui aveva pronunciato la parola 'pioggia'.
Con serenità. Forse lo rendeva tranquillo. E la sua voce fece lo stesso effetto su di me. Mi sentii leggermente meno tesa, e così finalmente riuscii a distaccare il corpo dal marmo bagnato della finestra, finendo nel capire che sia le mani che la maglia erano impregnate dall'acqua.Annuii, capendo di non aver ancora risposto alla sua domanda, e poi mi girai nuovamente verso la finestra.
Passammo qualche secondo in silenzio, mentre un fulmine si fece spazio nel cielo grigio.
Lo fissai con ammirazione, quasi stupore, ed aspettai, continuando a guardarlo, mentre pian piano la luce diventava sfocata, fino allo scomparire completamente.Sospirai, con disprezzo. Era sbagliato sperare che un fulmine invadesse ancora il cielo? Forse si. Magari ero l'unica persona sulla terra a preferire la pioggia al sole, o le nuvole ad una giornata calda.
Una ventata gelata entró dalla finestra, facendomi indietreggiare e stringermi nella felpa fradicia.
Mi girai, trovandomi a qualche passo da Harry, che mi guardava.
Sentii le guance arrossire e lo stomaco scaldarsi. Che mi prendeva ora?Senza dir niente ci passai di fianco, abbassando lo sguardo e facendomi più piccola quando arrivó dietro di me per aprire la porta.
Mi scostai da davanti ad essa e lui inserì la chiave nella serratura. Continuai a guardare i suoi occhi impegnati per qualche secondo sulla chiave.Prima di aprire mi guardó, non capii se con gentilezza o con pena, e speravo vivamente non fosse il secondo.
Probabilmente neanche sapeva ciò che mi era successo, e lo speravo. Lo speravo vivamente.Entrai velocemente in casa quando aprì, e senza guardarlo troppo mi tolsi le scarpe ed andai verso la mia valigia per prendere un'altra felpa.
"Sai, puoi- puoi parlare" quelle parole si infilzarono nel mio stomaco, facendomi emettere un leggero verso.
Chiusi gli occhi e respirai più volte, cercando che i ricordi non mi invadessero la mente.
Eppure riuscivo a vederlo davanti a me. i suoi occhi puntati sui miei, a dire le esatte parole dopo avermi picchiata ed umiliata.Strinsi le mani nella felpa che avevo appena preso, e cercando di trattare il fiato e il magone, corsi verso il bagno, mentre la mia mente ripeteva 'parole sbagliate nel momento sbagliato Harry'.
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Don't be afraid. || h.s.
FanfictionNon capiva cosa ci fosse di misterioso in quel ragazzo, e un po' la spaventava questa cosa. Non aveva idea del perché quel ragazzo fosse così freddo, non poteva capirlo. Ma solo guardandolo bene negli occhi, di quello smeraldo così intenso, capì c...