1. Speranze negate

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Inghilterra, marzo 1593

— Non lascerai questa stanza finché non te lo dirò io, Lillian Elisabeth Ferguson.

Il sibilo glaciale di Richard Ferguson, conte della contea Ferguson, inchiodò la figlia al pavimento.
Nonostante la ventiduenne Lily Ferguson non fosse mai stata troppo incline a farsi piegare da nessun essere vivente, dal tono di suo padre capì che sarebbe stato meglio non sfidare troppo la sorte.
Strinse le dita intorpidite dal freddo sulla stoffa della poltrona, deglutendo nervosamente. L'anello di sua madre era diventato opaco nel corso degli anni, ma lei riusciva ancora a coglierne la pallida lucentezza; passò un dito sul piccolo cerchio, inspirando a fondo.
Lo studio del conte era un locale gelido, specialmente nei mesi invernali, ma anche ora che la primavera era arrivata le temperature non avevano accennato ad aumentare, e un brivido di freddo le percorse rapido la spina dorsale.

— Non ho intenzione di sposare quell'uomo, padre — ribadì per l'ennesima volta da che aveva aperto gli occhi quella mattina. Sollevò il mento. — Ve l'ho già detto.

La mano del conte si bloccò a mezz'aria, le dita strette intorno alla penna d'oca. L'inchiostro gocciolò copiosamente sulla carta stesa sulla superficie del tavolo, ma nessuno dei due sembrò notarlo.

— A quanto pare la questione non ti è abbastanza chiara — obiettò con voce rigida. — Tu farai ciò che io dico — continuò, senza degnarla del minimo sguardo. — Lo farai per il bene di questa famiglia, ma soprattutto per il tuo bene.

— Il mio bene? — sbottò Lily, infervorandosi. Ma soprattuto, pensava a quale famiglia si riferisse. Loro non ne erano più una da anni, da quando Emily Ferguson era morta e suo padre aveva frantumato ogni speranza di garantire un futuro roseo all'unica figlia che Dio gli aveva donato. Per il bene di questa famiglia, aveva detto; lei avrebbe voluto obiettare che la sola famiglia che aveva era costituita unicamente da se stessa, ma sapeva che il conte le avrebbe riso in faccia. Perché Lilly, da sola, non contava nulla.

— È assurdo! — continuò disperata. —
Volete costringermi a sposare un uomo che non ho mai visto in vita mia, per giunta talmente più vecchio di me che potrebbe essere mio nonno, un uomo che non amo e non amerò mai, e non vi importa minimamente di quale sarà il mio futuro. Tutto questo solo perché la vostra sete di potere vi sta accecando e bramate terre di cui non necessitate. Perciò non parlate del mio bene, padre. Si tratta unicamente del vostro. — Fece una smorfia. — L'unica cosa che vi sia mai interessata.

- Attenta, figlia. - Richard abbassò la mano in modo tanto improvviso che la penna cadde sul foglio con un tonfo netto.
Lilly era troppo arrabbiata per riflettere su quanto le sue parole avrebbero influito sulla reazione del padre.

Amore — ghignò con disprezzo. —Parli di amore. Ma che cosa ne sai, tu, dell'amore? Sei solo una ragazzina screanzata e immatura che pensa di conoscere ogni cosa quando è tutto il contrario. Non hai la minima idea di quello che c'è là fuori. L'amore non esiste, mi hai sentito? Ne hai avuto prova con il mio matrimonio con tua madre. E non ti permetterò di mandare a monte i miei piani per seguire il tuo stupido sogno.— Strinse gli occhi.
—Sposerai Edward Blackwood e sarò io stesso a trascinarti all'altare, se sarà necessario. È la mia ultima parola.

— E la mia, di parola, non conta nulla? —replicò lei in un soffio. Il sangue le pulsava nella testa, impedendole di pensare con sufficiente lucidità, e le mani le dolevano nello sforzo di stringere la stoffa della sedia.

— Fondamentalmente — rispose suo padre con noncuranza, —no. Le donne non hanno diritto di replica in questo mondo, non ti ricordi?

Lily desiderò urlare. Avvertì il peso delle lacrime, centinaia di lame invisibili che pungevano il retro dei suoi occhi, nel tentativo di far fuoriuscire il pianto. Sentì il proprio sguardo inumidirsi e il battito rapido del cuore contro lo sterno.

— Padre — mormorò avvicinandosi allo scrittoio, dove Richard era ancora chino su quelle dannate carte che avrebbero determinato la sua rovina. Sapeva che con suo padre i toni miti e docili non funzionavano, ma tentò lo stesso. Quella era l'ultima carta che le rimanesse da giocare.
— Vi imploro. Guardatemi negli occhi.

Forse, pensò, se lui avesse sollevato la testa e l'avesse guardata, se si fosse sforzato di capirla, se si fosse ricordato che per legame di sangue lui era suo padre, Lilly l'avrebbe convinto. Un padre non poteva volere il male per un figlio, dopotutto. Cercò un residuo di magnanimità nei suoi occhi chiari, così diversi dai suoi, frugando all'interno di essi per trovare quel poco di compassione che era sicura fosse rimasta nel padre.

Ma l'uomo continuò a far scorrere la penna sulla carta, intingendola di tanto in tanto nel calamaio. Lilly seguì con lo sguardo il percorso dell'inchiostro sul giallo opaco del foglio, e vide, con terribile realtà, come sarebbe stata la sua vita dal momento in cui avesse sposato Edward Blackwood.

L'angoscia l'assalì, mozzandole il fiato.
Tuttavia adesso era consapevole, sopra ogni cosa, che suo padre non avrebbe rivalutato la sua decisione.

— Esci di qui, figlia.
Usava sempre quel termine, figlia, quando prendeva decisioni categoriche o quando, anni addietro, la chiudeva in cantina perché aveva tirato fuori sua madre dal cassetto del passato o perché era salita in sella a un cavallo quando le era espressamente vietato.
Richard non sollevò lo sguardo dal tavolo.
Mai. Nemmeno una volta. Lily venne investita da quella freddezza, dalla sua insensibilità, e fu un colpo talmente brusco e potente da toglierle il respiro. Proprio come era accaduto il giorno del funerale di Emily Ferguson, tanti anni prima.

Senza dire una parola, accompagnata dalle lacrime e dal senso di abbandono, si voltò avviandosi a passi incerti verso la porta. Rivolse un ultimo sguardo di supplica al padre, ma la sua testa era ancora china, la sua mano scorreva ancora sulla carta. Avvertì un groppo chiuderle la gola, e una rete ingarbugliata di parole bloccate nella bocca. Ma il senso di sconfitta, il pianto, la delusione vinsero sul bisogno di urlare. Lily non ebbe la forza di dire nulla. E nel lasciare la stanza, le spalle incurvate e il petto in fiamme, non si accorse che suo padre aveva curvato le labbra in un ghigno appena visibile.

- IN REVISIONE- Il bacio del Conte. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora