2. Parole materne

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Lilly percorse correndo la larga rampa di scale che conduceva ai piani superiori. Tentava in tutti i modi di soffocare i singhiozzi premendosi una mano sulla bocca. Si sentiva il petto in fiamme e non riusciva quasi a respirare a causa delle lacrime che cercava disperatamente di reprimere. Si fermò a riprendere fiato, aggrappandosi allo spesso scorrimano in pietra levigata e appoggiò la testa sulla fredda superficie. Avrebbe dovuto smettere di piangere, lo sapeva, ma il dolore che la tormentava era troppo potente perché potesse affrontarlo. Era intollerabile che suo padre l'avesse praticamente venduta a uno sconosciuto, qualcuno a cui non avrebbe mai potuto donare il proprio cuore. Inspirò ed espirò a lungo, a fondo. La testa continuava a pulsare violentemente, la gola le bruciava.
Respira, Lilly, impose a se stessa. Sollevò la testa dallo scorrimano, deglutendo nervosamente. D'un tratto un pensiero le attraversò la mente.

Voltandosi, si sollevò le gonne e percorse a ritroso le scale che aveva poco prima salito. Evitando di fare troppo rumore, passò davanti alla porta dello studio di suo padre, indugiando appena un istante. Provò l'impulso di piombare di nuovo nella stanza per affrontare il conte, ma poi il buon senso ebbe la meglio, e la ragazza accantonò il cattivo proposito. Scuotendo decisa il capo, si diresse svelta in cucina dove, scoprì non appena raggiunse l'entrata, regnava il caos.

Sul focolare sobbolliva un paiolo che doveva contenere dello stufato. Ceste di fagioli e ceci ingombravano il pavimento di pietra; accanto alla porta posteriore era accatastata della legna. Una donna sulla sessantina, con le mani arrossate, stava affettando dei porri. Su un piccolo tavolo traballante, posto accanto all'aquaio, una ragazza sui diciotto anni stava lavorando un impasto appiccicoso.

— Dannazione, Lucy, chiudi quella porta o finiremo per congelarci! — gridò la donna più anziana senza alzare lo sguardo dai porri. — E di'a Will di andare al villaggio a vedere se riesce a trovare del pane. Quello che stai impastando non avrà il tempo di lievitare e...

All'improvviso alzò lo sguardo, notando Lilly sulla soglia.

— Signorina— esclamò, mettendo giù il coltello e asciugandosi le mani nel grembiule.

— Cosa ci fate qui? Posso fare qualcosa?

— Sono venuta perché mi sento sola e... usata spiegò lei in un soffio. — Ho davvero bisogno di qualcuno con cui parlarne. Ti prego.

La donna le rivolse uno sguardo compassionevole, sospirando. Lucy smise di impastare il pane e si pulì le mani, avvicinandosi alle due donne.

— Dunque ve ne ha parlato — mormorò la ragazza. Suzanne, la donna più anziana, le rifilò un'occhiata ammonitrice, scuotendo la testa.

— Lucy non intendeva essere...

— Lo sapevate? — la interruppe Lilly col fiato mozzo. Le altre due si scambiarono uno sguardo amareggiato, annuendo.

— Abbiamo sentito delle voci — spiegò Suzanne lentamente. — In cortile, nelle stalle. Will e Charlie ne stavano parlando fra loro, hanno detto di aver sentito il conte urlare ad alta voce nel suo studio, che avrebbe fatto sposare sua figlia prima che finisca il mese. Ma onestamente, non abbiamo dato troppo peso alla cosa, anche perché Will non è un tipo troppo affidabile e poteva aver travisato le parole di vostro padre...

— A quanto pare aveva ragione, però— intervenne Lucy. Si accorse di aver osato troppo e si morse la lingua. — Perdonatemi, signorina.

— Non preoccuparti, Lucy — la tranquillizzò lei con dolcezza. C'era una sfumatura amara nella sua voce, resa roca dal pianto che aveva placato solo pochi minuti prima.
— Non posso credere che sarò venduta a quell'uomo —sussurrò, scuotendo lentamente il capo. — Non posso crederci.

- IN REVISIONE- Il bacio del Conte. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora