13. Richiesta inaspattata

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Lilly non riusciva a credere di aver sentito bene.
-Partire?- ripeté incredula, per la seconda volta. Si era finalmente cambiata d'abito, indossandone uno color beige, tra quelli che Lena le aveva messo a disposizione, che le calzava un po' troppo striminzito e le lasciava scoperta la pelle dei seni più del solito.
Jack Sanders annuì determinato, mentre si sistemava il colletto della camicia. Lei non lo aveva mai visto in camicia, se non il giorno dell'episodio al ruscello, abituata ai suoi abiti da addestramento. Scoprì a malincuore che quella camicia, i calzoni aderenti e gli stivali che gli arrivavano al ginocchio, lo rendevano ancora più affascinante.

-Non credo di capire.-

-Non avrete creduto che questa fosse una dimora fissa, Lily- disse Jack con un mezzo sorriso.
In piedi, nella sua stanza, con la porta aperta, le si avvicinò gradualmente.

Lei sapeva che non era una situazione conveniente. Trovarsi da sola con un uomo nella sua camera e con l'impiccio di quel dannato abito che la metteva alquanto in imbarazzo, le sarebbe valsa una nomina indecente, se qualcuno li avesse visti. Eppure sapeva che il signor Sanders non aveva cattive intenzioni, e che aveva voluto parlarle solo per informarla di qualcosa.

La partenza.

Ovviamente Lily non era sprovveduta, aveva capito fin dall'inizio che quello in cui si trovava era solo un accampamento transitorio, ma aveva immaginato che sarebbe dovuto passare del tempo prima di abbandonarlo.

-Certo che no, signore- si affrettò a dire prendendo un respiro profondo.
Jack sorrise accondiscendente.

-Molto bene. Allora capirete anche che è giunto il momento di salutarci.-

Lily tacque per alcuni istanti. Poi si portò una mano alla bocca e cercò di pensare a qualcosa da dire.

È giunto il momento di salutarci, aveva appena detto. Per quanto lei avesse sempre saputo che quel giorno sarebbe dovuto giungere presto, non aveva immaginato così presto. L'idea di separarsi da Jack Sanders la angosciava, per qualche strana ragione che non riusciva a spiegarsi.
Tuttavia si costrinse a mantenere un certo contegno e finse che la notizia non la toccasse neanche un po'.

-Certo, signore, l'avevo immaginato- disse tentando un sorriso, anche se probabilmente il tentativo non riuscì troppo bene.

-Quando dovrete partire?-

-Domani mattina- rispose prontamente Jack, sollevandole il mento e sorridendo incoraggiante.
Quel contatto suscitò in lei una ridda di emozioni intense, che faticò a nascondere, che la fecero avvampare.

-Immagino che la notizia vi abbia un po' scombussolato, Lily, ma purtroppo non possiamo mai rimanere in un posto troppo a lungo.-

-Lo comprendo- disse lei, scostandogli la mano dal proprio mento gentilmente. Se dovevano separarsi sarebbe stato meglio mantenere le distanze. Anche se...

-Però c'è una cosa che vorrei chiedervi, prima che me ne penta e non sia più in grado di dirla.-
Jack parve farsi improvvisamente più vigile.

-Vi ascolto.-

La signorina Ferguson deglutì un po' nervosa. D'improvviso si pentì di aver pronunciato quelle parole. Come avrebbe reagito, Jack?
Quello che stava per chiedergli l'avrebbe inevitabilmente marchiata per tutta la vita ma, senza sapersene spiegare il motivo, non le importava più di tanto. Aveva perduto qualunque buona creanza nel momento in cui aveva deciso di fuggire da un matrimonio forzato, si era sporcata, graffiata, aveva corso a più non posso ed era stata accolta da un covo di soldati, e niente avrebbe potuto cancellare quegli ultimi giorni di libertà che aveva trascorso.

- IN REVISIONE- Il bacio del Conte. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora