9. Danzate con me

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Quella sera, all'altra estremità della sala, Lily identificò lo sguardo arruginito della donna chiamata Lena come una chiara dichiarazione di guerra. Il motivo, tuttavia, rimaneva ignoto. Era ormai chiaro che la donna non l'aveva vista di buon occhio fin dal suo arrivo, ma lei sospettava che dovesse esserci qualcosa di più.

"Qualcosa vi turba, signorina Ferguson?" le chiese Jack Sanders, raggiungendola con una sincera espressione preoccupata.

Lily continuò a fissare Lena, cercando di non dare segno di aver compreso.

"No, signor Sanders" gli rispose distogliendo lo sguardo dalla donna e sollevandolo verso di lui.

L'accenno leggero della barba gli induriva i lineamenti inferiori del viso. Non poté negare il suo fascino, in particolare quando i loro occhi si incontrarono e si rese conto che il loro colore era paragonabile a un nocciola scuro. Erano attraenti, magnetici; per un solo istante sembrò esserne succube.

Poi Jack si schiarì la gola, sorridendole.

"Siete sicura?"

Lily annuì, sorridendo a sua volta. Il turbamento dovuto alla confusione nei confronti di Lena poteva aspettare, in quel momento.

"La cena è stata di vostro gradimento?" le domandò ancora lui, affiancandola.

"Oh, sì. Era da tanto che non mangiavo qualcosa di così delizioso, signore!"
Avevano mangiato carne di montone arrostita direttamente sopra ai carboni ardenti, con contorno di patate bollite e pane abbrustolito coperto da un velo di burro.
Lily si era sentita immediatamente come rinvigorita. Da tempo immemore, ormai, non apprezzava del cibo, ma quella sera ci era finalmente riuscita.

Jack assunse un'espressione vagamente severa.

"Vi ho detto che potete chiamarmi solo Jack, signorina" sussurrò chinandosi verso il suo orecchio destro.

"Così come voi potete fare con me, eppure non vi ho ancora sentito pronunciare il mio nome."

A lui sfuggì una risata sommessa.

"Touché, Lily."

"Ecco, così va meglio."

Lily sorrise a sua volta.

La sala era molto semplice, elaborata al minimo. Le uniche decorazioni si riducevano a dei piatti appesi tramite ganci alle pareti in legno, e ai rifiniti candelabri d'argento che illuminavano la lunga tavola.
Non c'era altro, ma del resto si trattava pur sempre di un accampamento di soldati.
La fanciulla lo ritenne di gran lunga più accogliente di quanto sarebbe mai potuto esserlo casa sua.
Quando ripensò alla sala grande del suo palazzo, paragonando il pasto che aveva appena consumato a quello preparato da Suzanne, e la compagnia di soldati a quella scarna e fredda di suo padre, le labbra di Lily si incurvarono in una smorfia amara.
Non aveva provato alcuna traccia di nostalgia durante i due giorni precedenti, ma in quel momento, irrazionalmente, sentì le lacrime pizzicarle gli occhi.

Perché si sentiva terribilmente in colpa per essere fuggita?
Non avrebbe dovuto provare alcun rimorso.
Aveva fatto ciò che era giusto.
Aveva preferito la libertà alla prigionia di un matrimonio stipulato per denaro, e andava bene così. Non servivano lacrime, non servivano rimpianti.
Si costrinse ad assumere il contegno che la caratterizzava da tutta la vita. Ricacciò indietro le lacrime, sollevò il mento.

"Hunter, suoneresti qualcosa di lento con il tuo magico strumento?"

La voce di Jack Sanders si levò alta nella sala.
Il vecchio seduto in un angolo sollevò la testa, chinando il capo in una riverenza.

- IN REVISIONE- Il bacio del Conte. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora