19. Tornare alla realtà

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Jack giaceva immobile, assimilando i suoni e gli odori che lo circondavano.
Voci sommesse, un dolce profumo di erica, l'appetitosa fragranza di carne e verdure arrostite sul fuoco.

Disteso, con gli occhi chiusi, era in attesa delle fitte di dolore che sapeva prima o poi sarebbero arrivate.
Cautamente, si spostò sul giaciglio, morbido come piuma d'oca. I suoi sensi si risvegliarono lentamente. Non avvertendo alcun fastidio, mosse le dita in direzione della gamba e sfiorò distrattamente la porzione di pelle che il proiettile aveva perforato.

Le sue dita tracciarono uno strano percorso, passando sopra uno leggero avvallamento: capì che doveva trattarsi dei punti che gli avevano chiuso la ferita. La cicatrice, pensò. Era ovvio che sarebbe rimasta una cicatrice. Il pensiero non lo turbò più di tanto. Le cicatrici, ormai, erano una routine quasi quotidiana per lui. Ne aveva il corpo ricoperto anche in parti che non avevano mai visto la luce del sole.

Aprì gli occhi di scatto e si guardò intorno.

-Pensavo non ti saresti più svegliato, oddio! -
Accompagnato da un fruscio di gonne, seguito dalla visione dei capelli rossi che conosceva più che bene, Jack trasalì appena, lasciando andare un gemito sommesso.

-Lena- ansimò, appoggiando il peso del corpo sui gomiti. Si accorse solo in quel momento di avere il torace nudo.

-Per quanto ho dormito?-
-Dormito, non saprei dirlo- rispose Lena, inginocchiandosi accanto a lui e allungando un braccio verso la sua fronte. Gli spostò un ciuffo dagli occhi.

-Delirato, direi all'incirca due settimane.-
Jack sgranò gli occhi, sottraendosi involontariamente al suo tocco.
-Due settimane?-
-Proprio così- confermò lei, senza dare il minimo segno di esser seccata per il brusco allontanamento.

-Del resto non mi aspettavo un tempo minore, Jack.-

Jack faticava a seguirla.

-Ho delirato- ripeté a bassa voce. I pensieri gli si erano annebbiati quasi totalmente. Possibile che fosse trascorso così tanto tempo e non ricordasse assolutamente nulla di quello che era successo in quelle due settimane?

-Ti svegliavi più volte nel corso della notte, lamentandoti e gemendo- disse Lena, con un leggero fremito nella voce. -Una mattina ti sei premuto le dita sulla ferita e... Jack, se non ci fossi stata io accanto a te ti saresti strappato via tutti i punti.-

Jack fece una smorfia.
-Non ricordo nulla- ammise, passandosi una mano sul volto. Si sentiva stanco, estraneo a tutto quello, e non ne comprendeva il motivo.

-Cos'è quest'odore?- chiese aguzzando lo sguardo.

-Il pranzo- rispose prontamente Lena, porgendogli una ciotola. Lui vide che conteneva una porzione abbondante di carne abbrustolita.

-Jules- spiegò Lena prima che lui potesse chiederglielo. -Non ha fatto che procurarci il cibo per queste due settimane. Esce all'alba e torna quasi al tramonto.-

-È un brav'uomo- asserì Jack, adocchiando la carne. Si sentì all'istante assalire da una fame violenta.

Prima che Lena avesse modo di dire qualcosa, lui afferrò la ciotola e addentò il pezzo di carne quasi fredda.

Alla donna sfuggì una risatina.
-Non perdi mai l'appetito, a quanto vedo!-

Jack, suo malgrado, sorrise.

-Dove sono gli altri?-
-Fuori. Abbiamo fatto i turni per sorvegliarti. Meggie e Evelyn hanno dormito a debita distanza per alcuni giorni, poi lo hanno fatto anche Jules e Edwin. E naturalmente, io. Nessuno ha voluto mangiare dentro, però, a parte me.-

- IN REVISIONE- Il bacio del Conte. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora