11. Incubo

6.5K 427 16
                                    

Una settimana dopo.

Un urlo.
Un urlo raccapricciante.
Un grido che squarciò il silenzio del crepuscolo.

Jack voltò lo stallone, galoppando verso il punto in cui si era levato l'urlo. Aveva imparato a riconoscerla, nonostante fossero trascorsi solo alcuni giorni, da quando l'aveva incontrata. E seppe, con il panico che lo seguiva come un'ombra, che ad urlare era stata Lily.
A giudicare dalla provenienza del suono ricordò che quella strada si addentrava ancora di più nella foresta.

Dannazione, Lily, dove sei andata a cacciarti?

E perché, poi, avrebbe dovuto fuggire?

Spronò ancora il cavallo. E scorse l'abito di Lily  luccicare nella quasi totale oscurità. Suppose che non doveva essersi accorta di lui, perché gli dava le spalle. Riconobbe la donna che la tratteneva per un braccio, mentre lei tentava di divincolarsi, e venne attraversato da un istinto insolito.

Balzò giù dallo stallone e si avvicinò. Gli occhi della donna, nell'oscurità, erano paragonabili a due smeraldi infuocati quando si posarono su di lui. Aumentò la presa sulla ragazza. Jack controllò il moto di rabbia che lo pervase, rammentando a se stesso che non aveva alcun diritto di reagire con veemenza. Lily non gli apparteneva, né gli sarebbe appartenuta mai.

«Lena» sibilò abbastanza forte da far trasalire Lily che si voltò quel tanto concessole dalla stretta dell'altra. Aveva gli occhi umidi, si accorse Jack con una fitta allo stomaco, ma immaginò che non fosse a causa delle lacrime, quanto per la rabbia che doveva provare nei confronti di Lena.

«Lena, lasciala andare.»

La donna serrò le labbra.

«Ha provato a scappare» si giustificò lei in tono duro.
«Qualcuno doveva fermarla.»

«Non spettava a te» replicò lui in tono altrettanto duro. Lena lo fissò come se non credesse alle proprie orecchie. Jack immaginò che non si aspettasse una risposta del genere, in quanto credeva di godere di privilegi da parte sua. Ma qualcosa era cambiato, in quei  giorni. Lena non aveva più alcun diritto. Non totalmente.

«Non è affar tuo, Lena. Se la signorina Ferguson vuole andarsene non abbiamo alcun diritto di trattenerla» continuò, schiarendosi la gola.
«E adesso lasciala andare.»

Imprecando sottovoce, lei allentò la presa, fissando la ragazza con sguardo truce.
«Godetevi il momento, milady.»

Poi la lasciò andare con uno strattone.

Lily si rifugiò tra le braccia del signor Sanders. Lui  notò i segni rossi dei polpastrelli sulla pelle nuda e morbida della ragazza e la strinse, in parte per confortarla, in parte per fare sfogo ai propri bisogni. Aveva desiderato con tale intensità di stringerla tra le braccia che ora ne aveva l'opportunità e non se la sarebbe lasciata sfuggire.

Sollevò lo sguardo e vide Lena lanciargli un'occhiataccia, uno sguardo che prometteva vendetta, voltargli le spalle e allontanarsi di gran carriera, tra la sterpaglia della foresta. Jack sospirò, staccandosi da Lily quel tanto che bastava per guardarla negli occhi. Non erano più umidi. Avevano ripreso la solita brillantezza e lo fissavano con gratitudine, ancora una volta.

«In un modo o nell'altro arrivate sempre in tempo per salvarmi.»

Sorrise  incerta.

  «Immagino ci sia qualcosa che mi indichi sempre quando siete in pericolo, se di pericolo si possa parlare ora.»

Lei aggrottò la fronte.

«Mi stava molestando!»

«Molestando?» Jack represse una risata. «Forse Lena ha esagerato, ma siete stata voi a mettervi in questa situazione.»

Lily abbassò lo sguardo. «Avete ragione. Ma lei mi odia e la cosa peggiore è che non ne capisco il motivo.»

Involontariamente, Jack la strinse più forte, mentre sospirava amareggiato. Lui sì, lui conosceva il motivo all'origine dell'astio di Lena nei confronti di Lily. Era il suo comportamento, il modo in cui la guardava, in cui le parlava e si approcciava a lei. Con Lena non si era mai comportato così. E lei se ne era resa conto.

«Non credo vi odi» mentì.

«Come lo sapete?»

«La conosco. Ha un carattere un po' strano e brusco, a volte, ma ha un grande cuore.»

«È anche la padrona del vostro?»

La domanda arrivò così inaspettata che Jack ebbe l'impressione di essersela immaginata.

«Come avete detto?»

Vide Lily impallidire e scuotere la testa, per scacciare l'imbarazzo.

«Perdonatemi» sussurrò divincolandosi delicatamente.

«Non avrei dovuto chiederlo. Sono stata inopportuna.»

«Vi prego» la interruppe lui, lasciandola andare.
«Non avete fatto nulla di male, la vostra era una domanda ingenua.»

Avrebbe voluto risponderle negativamente. Dirle che no, non era innamorato di Lena, che per lui era solo la guaritrice e nient'altro, ma in cuor suo sapeva che non era del tutto vero. Aveva passato con lei quasi tutte le notti degli ultimi tre mesi, aveva provato emozioni forti, istinti passionali, lussuria. Qualcosa di lui era rimasto intrappolato nel cuore di Lena e sospettava, con grande rammarico, che non si sarebbe mai liberato.

«Sarà meglio rientrare.»

Jack si voltò, prese le briglie del cavallo e saltò in sella, avvicinandosi a lei e porgendole una mano.
Lily la prese e si lasciò issare in groppa davanti a lui, afferrandosi ai finimenti.

Deglutendo, spronò lo stallone. Cercò di ignorare i fianchi di Lily appoggiati contro il suo basso ventre,  il suo profumo di erica che gli incendiava il sangue nelle vene. Cercò di non pensare a quanto quel contatto fisico significasse, per non perdere il lume della ragione. Non aveva mai cavalcato con una donna premuta contro la sua pelle.

Un fremito gli percorse la schiena, ma scacciò anche quello, irrigidendosi. Non poteva cedere.
Non doveva.

Erano quasi giunti al cottage quando una domanda interruppe il corso dei suoi pensieri.

«Perché stavate fuggendo?»

Sentì Lily irrigidirsi e prendere un lungo respiro.

«Non cercavo di fuggire» spiegò in un filo di voce.

«Ho avuto un incubo, di nuovo, e ho immaginato di essere ancora a casa mia, alla mercé della volontà di mio padre. Così sono corsa fuori, nel bosco, senza sapere nemmeno perché. E Lena mi ha seguita.»

Sembrava tremendamente scossa, intimorita, come l'aveva vista quando i suoi uomini avevano tentato di usarle violenza. Era talmente innocente, talmente morbida, contro di lui, che desiderò sprofondare nei suoi capelli e addormentarsi lì, senza dire altro.

Un moto di compassione lo colpì.

«Cosa è successo con vostro padre, se mi è concesso saperlo?»

Il tono era calmo, gentile. Lily trattenne il respiro, stringendosi più forte contro il suo petto.

«Signor Sanders... potremmo parlarne in un altro momento? Ve ne prego.»

La voce di lui, quando rispose, le accarezzò dolcemente i capelli.

«Ma certo, perdonate la sfrontatezza. Ne parleremo quando sarete voi a volerlo.»

«Vi ringrazio.»

E poi non dissero altro.
Percorsero il resto del tragitto in silenzio e quando giunsero al cottage, da cui videro salire una sottile spirale di fumo, il crepuscolo si era già tinto di porpora.

- IN REVISIONE- Il bacio del Conte. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora