The Puppeteer II - Amore Materno

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Tutto è cominciato quando ho iniziato a notare dei cambiamenti repentini in mia madre.

No, è iniziato ancora prima di questo, ora che ci penso meglio. Anni fa. Magari ancora prima che io potessi ricordare quando ho imparato a distinguere il giusto dallo sbagliato, e quindi è stato parecchio tempo fa. Sono sempre stato uno dei due fratelli nella mia famiglia. Nostra madre era single, lo era sempre stata da quel che posso ricordare. Nostro padre se n’era andato quando gli arrivò la notizia che mia madre mi stava aspettando. Noi amavano nostra madre, davvero. Ci comprava bei vestiti anche se non poteva permetterselo, procurava il cibo necessario e ci aveva fatto crescere in una casa accogliente. Tutto era fantastico, anche se mia mamma aveva solo un problema con l’alcool. 

Non era solo un problema, era un grande problema. Lei era rimasta single, anche se aveva cercato di incontrare qualcun’altro. Tutto andava sempre bene all’inizio, finché non cambiava idea e sbatteva fuori dalla porta di casa l’ennesimo uomo. Era sempre la stessa storia con lei. 

Io mi sentivo molto… solo. Mio fratello non aveva interesse di giocare con me, visto che lui era di cinque anni più grande e mi vedeva solo come il piccolo fratellino fastidioso. Ma tutto quello che volevo era stare in compagnia. 

Non avevo avuto molto successo a farmi nuovi amici a scuola o durante il tempo libero. Passavo ogni momento da solo. A mia madre non importava, ovviamente. Era troppo impegnata a portare a termine il suo lavoro, così da poter trascorrere le ultime ore della sera a bere. 

Ma credo che in ogni singolo secondo di solitudine trascorso, qualcosa era stato portato via da me. Avevo iniziato a… sognare a occhi aperti. Un sacco di volte. Creare amici immaginari era diventato il mio passatempo preferito. Sì, un passatempo. Ne creavo uno nuovo di volta in volta, tanto che diventava difficile stare al passo – anche per me. 

Vedete, c’era questo particolare amico immaginario.

Lui non era come gli altri. Questo era l’unico che mi faceva sentire più in pace. Lui giocava con me, ovviamente, ma si faceva vedere solo di notte. Poi, noi chiacchieravamo e scherzavamo insieme, assicurandoci che mia madre non sentisse il mio allegro ridacchiare. Lui era un esperto in tante cose, ma era il migliore a lavorare e creare per me dei burattini. Ogni giorno lui portava una nuova bambola, in ogni tipo di design che avrei desiderato che fosse. Questa era una sua peculiarità. 

L’uomo burattino. 

Sono sempre riuscito a nascondere il fatto che avessi degli amici immaginari, ma con lui… era stato difficile negare che fosse effettivamente lì. Perché sapevo che c’era. Ogni notte che lui diceva che dovevo dormire, rimaneva lì per un'altra ora solo per assicurarsi che io mi ero veramente addormentato. I suoi ardenti occhi dorati mi osservavano da lontano, nel buio. Sul suo volto grigio era dipinta un’espressione di calma e sembrava che continuasse a sorridere verso di me. Mi addormentavo così ogni notte. 

Ma non potevo parlare a nessuno della creatura che mi faceva visita la notte. 

Era stato… strano. 

Il tempo passò come avrebbe dovuto. Io crebbi, come era stato per mio fratello. L’unica cosa che sembrava non cambiare mai era l’abitudine malsana di mia madre a bere. Mio fratello se ne andò via di casa all’età di 18 anni, non riusciva più a sopportarla. Io avevo solo 12 anni a quei tempi e non avrei potuto lasciare casa per molto, molto tempo. Stavo aspettando pazientemente, e suppongo che fosse l’unica cosa che potevo fare quando mi sentivo così… solo. 

Tuttavia, il mio amico immaginario non se ne era mai andato, e aveva iniziato a essere un problema. Continuava a farmi visita ogni singola sera, tenendomi compagnia. Avevo iniziato a ignorarlo, ero pazzo… così doveva essere. A 12 anni l’intera faccenda dell’amico immaginario sembrava ridicola. Avrei avuto altre cose da fare in ogni caso: i compiti e giocare alla playstation 2. Ero… soddisfatto. Non felice. Solo neutrale. Non mi sentivo solo, avevo messo da parte quel pensiero molto tempo fa. Eppure lui era lì… a fissarmi con il suo volto nascosto nel buio della mia stanza, gli ardenti occhi dorati posati su di me che mi studiavano. Passò un altro anno. 

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