Un campeggio insolito

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(Madness_Drowned)

Diamine perché non decidemmo di farci gli affari nostri?

Ok, devo ammettere che è praticamente raro trovare una rete Wireless aperta, senza nessuna fastidiosa password che ti proibisce di usufruirne. Ciò diventa praticamente impossibile nel momento in cui sei in un bosco isolato dalla più vicina città, a circa tre ore di macchina, con i tuoi amici in campeggio. Certo, non fummo mai stati maestri nel capire la postazione migliore in cui allestire i nostri rifugi, se così li si vuol chiamare, ma non riscontrammo mai grossi problemi.

E quella volta fummo anche fortunati! Eravamo in mezzo alla natura con una rete Wi-Fi libera! L’unica cosa strana che avevo percepito fin da subito fu l’assenza di un nome. Non ricordo, in tutta la mia breve vita, di aver mai visto una linea Wireless senza alcun nome; d’altronde non ne avevo nemmeno viste così tante lasciate alla mercé di tutti.

Dopo diverse mie proteste, finalmente anche i miei compagni di avventura si armarono dei loro dispositivi elettronici e, come ovvio che sia, riuscirono ad individuare quell’insolita rete ed a connettersi. Uno di loro aprì il suo zaino, estrasse il suo computer portatile e verificò se anche quel dispositivo era in grado di connettersi alla rete. La prova si concluse in modo affermativo.

Invece di perlustrare la zone annesse alla nostra postazione, che a breve sarebbe stata allestita in modo tale da assicurarci un riparo per quella fredda notte e per i giorni successivi, decidemmo di concederci una breve pausa immergendoci totalmente nella tecnologia; dalla quale tentammo di scappare venendo in questo boschetto. Non era poi così grande, a stento superava i 21000 metri quadrati da quello che diceva Internet.

Non so di preciso quanto tempo rimanemmo imbambolati a fissare i vari schermi di quegli aggeggi “spreca-tempo”, sta il fatto che tutti noi iniziammo a porci la stessa domanda: da dove proveniva quella rete gratuita? Ciò significava che sicuramente doveva esserci un altro accampamento, oppure una sorta di ostello o un qualche tipo di baita ben attrezzata. Decidemmo di muoverci, comandati dalla lussuria. Già, ci faceva gola sapere di poter soggiornare, almeno di notte, in un edificio che consentiva un riparo più sicuro e confortevole di qualche tenda piazzata sull’umido terreno.

Ci muovemmo in gruppo, o meglio, tutti preferimmo andare ad indagare sulla possibile presenza di altre persone e ripari tranne uno di noi: Scott preferì restare alla “base”, assieme alla dolce ed invitante compagnia del suo computer, intento a controllare chissà che cosa. Povero stolto! Perché non si unì a noi?

Preferimmo non dividerci, almeno per il momento. Non eravamo mai stati grandi esperti di sopravvivenza, tuttavia avevamo guardato abbastanza film horror da apprendere che se un gruppo si separa, anche solo per perlustrare una stupida casa, sarebbe finito annientato nel giro di poco. Figuriamoci in un bosco. Proseguimmo in direzione Nord-Ovest, nella vana speranza di riuscire ad intercettare subito la fonte che emetteva quella rete Wireless, bramosi di curiosità. Continuammo a camminare per circa un paio d’ore, senza però riscontrare nessuna struttura, a parte gli innumerevoli tronchi degli alberi secolari, ricoperti di licheni. L’unica cosa che quella camminata ci fornì fu una terribile sensazione di stanchezza, tant’è che Nick propose più volte di fare una sosta per riprendere fiato. Non ci sentimmo sicuri a fermarci in mezzo al nulla, d’altronde potevamo trovare da un momento all’altro altre persone e nessuno, fino a prova contraria, avrebbe potuto garantirci che non fossero malintenzionati. È inutile negarlo, alla fine ci perdemmo. Non riuscimmo più a trovare il percorso giusto per tornare al nostro accampamento, l’unica nota positiva fu che la rete Wi-Fi persisteva ancora e riuscimmo a contattare Scott con i nostri dispositivi. La cosa che ci parve strana fu il fatto di non ricevere nessuna risposta da parte sua, tuttavia poco importava in quanto la cosa più importante era stata fatta, ovvero avvisarlo.

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