Finestra della verità

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Oh, Dio... come ci sono finito qui? Perché io?

Ho paura del buio, dannazione! Una paura fottuta, e qui è tutto buio!

Sono nell'oscurità totale, ma so di essere rannicchiato sotto un tavolo. La constatazione non mi aiuta.

Questa dovrebbe essere casa mia, ma è… come definirlo? Un mondo di oscurità?

Non si capisce cosa sia, non ha dimensioni definite: percepisco nel buio le sagome dei mobili, sento al tatto la consistenza dei muri della mia casa, eppure poco al di là questa oscurità diventa infinita, illimitata in ogni direzione, quasi fossi in una dannata scatola.

Questa mia “casa” non ha mura, eppure ne sono prigioniero.

Ma se fosse solo il buio, il problema, probabilmente potrei conviverci, anche se malamente...

Eccolo!

Quell'urlo tremendo e disumano. Quel verso stridulo che mi ferisce le orecchie e mi martella il cervello più del persistente graffiare di una punta su di una lavagna.

Questa volta arriva da molto lontano. Echeggia dal di fuori delle ipotetiche mura di questa “casa”.

Gli rispondono.

Gli stessi versi, ora da altre direzioni.

Non vedo niente.

Più striduli, più lunghi.

Continuano a perforarmi il cervello.

Più vicini.

Uno proviene da dove non vorrei: la stanza adiacente alla mia. Sento il sangue ghiacciarmisi nelle vene, i battiti del cuore accelerare, e cerco inutilmente di distinguere delle forme in questa densa massa di buio.

Oddio, ti prego, salvami!

Se solo fossi già davanti a lui, non potrebbero toccarmi. Non potrebbero... cazzo!

È qui, lo sento respirare nel buio. Sta annusando.

Oddio mio, mi sta cercando. Sa che sono qui?

Vai via.

Ti prego vai via.

Vaiviavaiviavaiviavaiviavaiviavaiviavaiviavaivi...

Si è allontanato, e…

Ecco, ci siamo. Lui mi sta chiamando, mi sento irrimediabilmente attratto verso di lui, verso quella stanza in cui lo vedo sempre.

Un momento... non posso andare adesso!

Quella bestia è qui vicino, non posso andare! Dannazione, le mie gambe non mi obbediscono più, si muovo come lui vuole.

Non ancora, ti prego! Se faccio un solo rumo... cazzo!

L'aria si riempie di urli striduli, il terreno quasi trema. Mi circondano, non so quanti sono.

Devo scappare!

Fuggo nell'oscurità, verso di lui, mentre tutto intorno odo solo acuti strilli e ogni tanto mani artigliate sibilano vicino alle mie orecchie, mancando per un soffio la mia faccia. Riescono a graffiarmi un braccio. Brucia molto.

Sbrigati.

Sbrigati, sbrigati!

Una luce! Una stanza!

La finestra, eccola! Dio, sono salvo!

Ecco, ci sono, ed ecco lui.

Si sistema un po' i capelli e la maglietta, e così faccio anch'io.

Mi guarda impassibile come sempre, e così faccio anch'io, ma i miei occhi tradiscono il mio terrore.

Se n'è accorto. Sembra stupirsene: si avvicina alla finestra per guardarmi meglio, e così faccio anch'io.

Poi nota il taglio sanguinante sul braccio. Forse per un momento una qualche emozione diversa dallo stupore gli ha attraversato il volto.

Avvicina la mano alla ferita, e così faccio anch'io.


“Diamine!”, esclamiamo “E questa quando me la sono fatta?”

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